1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO
Il volume e acquistabile presso tutte le librerie, oppure si può chiedere alla Casa Editrice (ordini@nuovacultura.it) o all'Istituto del nastro Azzurro (segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)

1866 Il Combattimento di Londrone

ORDINE MILITARE D'ITALIA

ORDINE MILITARE D'ITALIA
CAVALIERE DI GRAN CROCE

Collana Storia in Laboratorio

Il piano editoriale per il 1917 è pubblicato con post in data 12 novembre 2016

Per i volumi pubblicati accedere al catalogo della Società Editrice Nuova Cultura con il seguente percorso:
www.nuovacultura.it/catalogo/collanescientifiche/storiainlaboratorio

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014
Collana Storia in Laboratorio . Scorrendo il blog si trovano le indicazioni riportate sulla quarta di copertina di ogni volume. Ulteriori informazioni e notizie possono essere chieste a: ricerca23@libero.it

Testo Progetto Storia In Laboratorio

Il testo completo del Progetto Storia in Laboratorio è riportato su questo blog alla data del 10 gennaio 2009.

Si può utilizzare anche la funzione "cerca" digitando Progetto Storia in Laboratorio.

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Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

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La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011
Direttore della Collana: Massimo Coltrinari. (massimo.coltrinari@libero.it)
I testi di "Storia in Laboratorio"
sono riportati
sul sito www.nuovacultura.it
all'indirizzo entra/pubblica con noi/collane scientifiche/collanastoriainlaboratorio/pagine 1 e 2

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lunedì 26 gennaio 2009

Materiali per il giorno della memoria IX

ISTITUTO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEANELLE PROVINCE DI BIELLA E VERCELLI
13019 Varallo - via D'Adda, 6 - tel. 0163-52005, fax 0163-562289e-mail: istituto@storia900bivc.it / internet: http://www.storia900bivc.it

Deportazione, internamento e antisemitismo
Materiali nel sito


La deportazione dalla provincia di Vercelli
I Lager in cui furono deportati vercellesi, biellesi e valsesiani (con schede e immagini) e biografie ed elenchi dei deportati.
http://www.storia900bivc.it/pagine/deportazione/start.html

Percorso in una soluzione totale: Auschwitz
"I singoli destini delle vittime di Auschwitz sono persi o rimangono in rari casi appesi alle immagini, agli oggetti ed ai ricordi dei sopravissuti. Questo vuole essere il significato di questo rinnovare la memoria, trasmetterla a chi non può conoscerla".
Così il fotografo Sergio Ferraris (residente a Roma ma di origine vercellese) presenta un rapido ma coinvolgente percorso immaginario di visita nel campo di sterminio nazista attraverso immagini in bianco e nero accompagnate da citazioni tratte da "Se questo è un uomo" di Primo Levi.
http://www.storia900bivc.it/pagine/auschwitz/aus0.html

Immagini del Lager di Mauthausen
Fotografie realizzate negli anni ottanta da Fulvio Borro.
http://www.storia900bivc.it/pagine/mauthausen/start.html


"...il filo spinato ti lacera anche la mente..."
Disegni dal Lager di Renzo Roncarolo.
http://www.storia900bivc.it/pagine/roncarolo/index.htm


Ricordi di un militare vercellese internato nei Lager nazisti
Dalle memorie di Renzo Roncarolo.
http://www.storia900bivc.it/pagine/memoguerra/roncarolo186.html


Piero Ambrosio (a cura di), "Oggi ricomincia la vita". Il ritorno dalla Germania degli ex internati
Saggio che affronta il tema del ritorno a casa dalla Germania degli ex internati militari vercellesi, biellesi e valsesiani ed è tratto dalla mostra omonima.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/ambrosio106.html


Nedo Bocchio, Quegli scritti razzisti e antisemiti sulla stampa biellese del 1938
Analisi degli atteggiamenti della stampa locale sui temi razziali.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/bocchio289.html


Sesto Bozio Madè, 1940-1945: memorie di guerra e di internamento
Un militare valsesserino dai fronti di guerra ai campi di prigionia. A cura di Tiziano Bozio Madè e Alberto Lovatto.
http://www.storia900bivc.it/pagine/memoguerra/boziolovatto292.html


Pinuccia Dellarole, "Cose che vanno nel dimenticatoio". Cinque biellesi deportati nel Lager di Bolzano
Testimonianze su uno dei campi di concentramento esistenti nel territorio italiano durante l'ultima fase della seconda guerra mondiale, che contribuiscono ad aumentare le conoscenze di una realtà poco nota.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/dellarole100.html


Monica Favaro, La "razza" italiana: difesa, identità, aggressione
Una ricerca condotta sui giornali biellesi, vercellesi e valsesiani degli anni 1938-39, volta a valutare quale risonanza abbia avuto la questione della "razza", culminata con la promulgazione delle leggi razziste volute dal fascismo.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/favaro398.html


Alessandro Ferioli, "Ritorno": giornale degli ex internati militari italiani del campo di Osnabrück
I giornali realizzati dai deportati italiani nei Lager, con particolare attenzione a “Ritorno”, testata degli ex internati militari italiani nel campo di Osnabrück.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/ferioli204.html

Alberto Lovatto (a cura di), Oltre il confine. Diario di una famiglia ebrea
Le esperienze della famiglia Cingoli, di Vercelli, costretta alla fuga in Svizzera dopo l'occupazione tedesca, raccontate attraverso il diario tenuto dal capofamiglia allo scopo di lasciare ai figli la testimonianza di quel tragico periodo.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/lovatto395.html

Alberto Lovatto, "Volontari per forza": lavoratori civili in Germania. Il caso di Fobello
Le vicende di un gruppo di giovani valsesiani catturati dai nazifascisti durante un rastrellamento nell'aprile 1944 e inviati in Germania nei campi di lavoro; la questione dei "zivilarbeiter" nel disegno, economico-produttivo oltre che distruttivo, perseguito dal nazismo e realizzato attraverso il "razionale progetto di rapina delle capacità produttive dei paesi sottomessi".
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/lovatto386.html

Cristina Merlo, La Comunità ebraica di Vercelli nel 1943
Studio della Comunità ebraica vercellese nel 1943 che descrive soprattutto l'impatto esercitato dalle leggi razziali del 1938 e dalla violenta propaganda antisemita su una comunità fino a quel momento perfettamente integrata e rispettata.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/merlo203.html

Cristina Merlo, La Comunità ebraica di Vercelli dal 1943 al dopoguerra
Le vicende esemplari di cinque famiglie ebree vercellesi nel periodo che va dal 1943 al dopoguerra, aggiungono un altro significativo tassello alla ricostruzione della vita e degli eventi di cui fu protagonista la piccola Comunità ebraica di Vercelli negli anni di guerra.
http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/merlo104.html


Enrico Pagano (a cura di), "Siam partiti in tre..."
In questa antologia con proposte didattiche vi sono alcune pagine relative alla deportazione di valsesserini.
http://www.storia900bivc.it/pagine/vss/start.html


Libri, film, audiodocumentari e cd-rom disponibili per il prestito
Elenchi del materiale disponibile nella biblioteca e nella videoteca dell'Istituto.
http://www.storia900bivc.it/pagine/giornomemoria/libri-film.html

mercoledì 14 gennaio 2009

Materiali per il 27 Gennaio - VIII

Glossario
Aktionen: i rastrellamenti di ebrei per le strade del ghetto per poi deportarli nei campi di concentramento e nei campi di sterminio
Auschluss: l’annessione della Austra alla germania operata da Hitler nel marzo del 1938

Arbeit macht frei: letteralmente “Il lavoro rende liberi” . Iscrizione sul cancello d’ingresso di moltissimi campi di concentramento e di sterminio. La più nota è quella di Auschwitz. Parata a dimostrazione della perfidia nazista

Aussweis: Passaporto, lasciapassare. Senza, significava perdere la propria identità

Bibelforscher: Letteralmente “Studiosi della Bibbia”. Antico nome che veniva dato ai testimoni di Geova in Germania

Einsatzgruppen: Unità indipendenti mobili create alla vigilia dell’invasione della Unione Sovietica nel 1941 aventi il compito di sterminare i popoli inferiori (ebrei, gitani, rom,) ed al tre categorie ritenute inferiori o pericolose (omosessuali) e i Commissari Politici del Partito Comunista della URSS.

Hitlerjugend. Letteralmente “Gioventù Hitleriana” .Organizzazione del Partito Nazionalsocialista Tedesco. Vi era inquadrata tutta la gioventù tedesca sotto il regime nazista.

Judenrat. (plurale Judenrate). Consiglio ebraico nei Ghetti, nominato e tollerato dai Nazisti

Notte dei Cristalli: Nome nazista ( in tedesco Kristallnacht) pe ri pogrom del 9 e 10 novembre 1938. Disordini violenti antiebraici provocati dalle SA, che si attuarono, nella ricorennza della cerimonia del colpo di stato del 9 novembre 1923 a Monaco non riuscito, che si verificò come rappresaglia dopo che un giovane ebreo tedesco assassinò a Parigi un diplomatico tedesco. Il progromsi attuò in tutta la Germania nello spazio di una sola notte.

Kapò: Deportato alla guida di un Commandos (vds) operante nei campi. Il nome ha assunto un significato quanto mai negativo per la crudeltà e l’efferatezza con cui questi deportati inferivano sui loro compagni

Kommandos: Squadre di lavoro forzato nei campi di concentramento

NSDAP: National-Sozialistiche Deutsche Arbeiter Partei, Partito NazionaSocialista dei lavoratori tedeschi

Shtadlanut: atto delle comunità ebraiche quando, prive di rappresentanza politica, scelgono un portavoce, lo shtadlan, capace di farsi sentire o negoziare con le autorità Naziste

Mischling: termine usato per definire chiunque fosse per metà ebreo.

Shtetl: quartieri ebraici nei villaggi dell’Europa del nord est

Yishuv o Yishouv: comunità ebraica che vive in Palestina


Il Glossario è proposto in quanto, nel progetto Storia in Laboratorio è prevista la edizione di un "Dizionario della Guerra di Liberazione". I dati di cui sopra sono tratti dalle bozze di questo volume.

Materiali per la Giornata - VII

Siti Riguardanti Ulteriore documentazione per la giornata della memoria del 27 Gennaio

Titolo del sito “Mission identity”
http://www.jewishgen.org/missin-identity
Sito per coloro che cercano informazioni sui parenti scomparsi nella Shoah. In Inglese

Titolo del sito “Literature of the Holocaust”
http://www.englis.upenn.ed/-aflreis/Holocaust/holhome.html
In Inglese. Disponibili numerosi Links

Materiali per il 27 Gennaio - VI

Siti istituzionali

Titolo del sito “The Rhodes Jewis Museum”
http://www.rhodesjewishmuseum.org/olocaust.htm
La deportazione sull’isola di Rod, con effetti sonori e preghiere in Ladino in diverse sezioni del sito

Titolo del sito “Memorial Museums for the victims of national socialism in Germany”
http://www.topographie.de/gedenkstaettenforum/uebersich/e/
Tutti i luoghi tedeschi di memoria accessibili attraverso una mappa

Titolo del sito “The Simon Wiesenthal Center”
http://www.wiesenthal.com
Tutte le risorse del Centro Simon Wiesenthal

Titolo del sito “US Holocaust Memorial Museum”
http://www.ushmm.org/
Il Waschington Memorial Museum. Contiene 50.000 fotografie

Titolo del sito “Yad Vashem, the Holocaust Martyrs and Herpes Authority”
http://www.yad-vaschem.org.il/
Lo Yad Vashem Memorial in Israele. Le ricerche si effettuano “ciccando” sui nomi delle vittime dell’Olocausto, in inglese

Titolo del sito “CDJC”
http://perso.wanadoo.fr/memorial-cdjc
Sito del Centre de docuetation juive contemporaine di Parigi

Titolo del sito “La maison d’Izieu”
http://www./izieu.alma.fr/
Sito della Maison d’enfants di Izieu In francese e in inglese

Titolo del sito “Drancy ”
http://www.chez.com/campdrancy/
Sito del Museo storico dei campi di transito francesi

Titolo del sito “Holocaust memorial Center”
http://www.Holocasustcenter.com/index.htlm
Il Detrioit Memorial

Titolo del sito “The Ameerican Firends of the Ghetto Fighter’s House”
http://www.firendsofh.or
Gli amici americani della casa del Combattente del Ghetto di Varsavia. Schizzi dei combattimenti della rivolta di Varsavia

Titolo del sito “The Nechelem Museum of Deportation and Resistence ”
http://www.cicb.be/shoa/
Sito belga in lingua inglese

Titolo del sito “Museum of Tollerance, Los Angeles”
http://www.wiesenthal.com/mot
Con un sito educativo. In Inglese

Titolo del sito “Frances &Jacob Collection of Holocaust Materials ”
http://www.holycross.edu/department/library/Website/hiatt/kholbib.htm
Fotografie impressionanti della liberazione di Bucenwald. Vasta biblioteca internazionale. Sito che eleva a “santa” Edith Stein, la cui canonizzazione è stata molto controversa

Materiali per il 27 Gennaio - V

Siti in cui si possono trarre documentazione sullo sterminio nazista contro i cosiddetti popoli inferiori

Titolo del sito “Gli Einsatzgruppen”
http://www.netbistro.com/electriczen/
Le “unita di sterminio” furono istituite prima della invasione della URSS da parte della germania, allo scopo di sterminare gli ebrei, i rom e i gitani in genere ed i commissari politici del Partito Comunista Sovietico
In Inglese con fotografie

Titolo del sito “The Ernest and Elisabeth Cassato memorial pages: Survivors of the Holocaustus”
http://fre.net/nhhs/htm113/dadmom.htm
Sopravissuti. In Inglese con fotografie

Titolo del sito “Esposizioni delle immagini dell’Olocausto”
http://shansh.org/holocaust/photos/index/shtml
Sito Belga in lingua francese. Attenzione: fotografie terrificanti

Titolo del sito “L’altra faccia del genocidio”
http://www.monde-diplomatique.fr/1995/12/BURRIN/2051.htlm
Il destino di centinaia di migliaia di vittime del genocidio commesso dalle forze di occupazione naziste in Unione Sovietica. Articolo di Philippe Burrin autore di Hitler et les Juifs: genèse d’un genocide, pubblicato in Le Monde Diplomatique

Titolo del sito “Holocaust & Genocidi Studies”
http://cadavision.com/cja/holocaust.htlm
Sito sui tanti genocidi (armeni,ebrei, ruandesi ecc.) In Inglese. Numerosi links

Titolo del sito “Marzo-aprile 1943: la deprtazione degli ebrei di Salonicco”
http://www.sefarad.org/publication/lm/028/mars1943.htlm

Titolo del sito “L’innegabile Olocausto”
http://www.parascope.com/gallery/galleryitems/Holocaust/index.htm
Una vastissima raccolta di documenti, fotografie, lettere ecc. Le operazioni dei Einsatzgruppen in Russia, lo sterminio di massa, gli esperimenti medici. Un sito estremamente ricco di informazioni

Materiali per il 27 Gennaio - IV

Siti dedicate a singole personalità

Titolo del sito “Anne Frank House”
http://www.annefrank.nl/
In Inglese e in Olandese

Titolo del sito “Kanus Korczak”
http://www.janusz-korczak.de/
Sito principalmente in tedesco, con traduzioni in inglese sul pedagogista Janus Korczak, che accompagnò a Treblinka, fino alla morte, gli orfani dei quali si occupò nel ghetto di Varsavia

Titolo del sito “Primo Levi”
http://www.multimania.com/contreloubi/primolevi.htlm
In Inglese

Titolo del sito “Oscar Scindler”
http://www.us-israel.org/jsource/biography/schindler.htlm
In Inglese. Fotografie

Materiali per il 27 Gennaio - III

Siti per approfondimento
Titolo del sito “viaggio naturale ad Auschwitz”
http://remeber.org/educate/fotolist.htlm
Una visita virtuale, fotografie

Titolo del sito “A Luke’s virtual world exibition”
http://shrike.depaul.edu/-Ihandzli/auschwitz/
In inglese

Titolo del sito “Samuel Radzynski: la resistenza nei campi di Auschwitz”
http://www.anti-rev,org/temoignages/Radzynski98a/
Testimonianze sul più noto sito antirevisionista

Titolo del sito “I Campi di concentramento”
http://www.concentrationcampguide.com
Guida ai campi di concentramento, in inglese con fotografie

Titolo del sito “L’Chaim, a Holocaust web project”
http://www.mybookmarks.com/public/jerry/expo_folders/
Viaggio virtuale a Dachau, in inglese

Titolo del sito “Mauthausen”
http://linz.orf.at/orf/gusen/
In tedesco e in inglese

lunedì 12 gennaio 2009

Materiali per il 27 Gennaio - II

Siti per conoscere i campi di concentramento tedeschi

Titolo del sito “Immagini della Shoah”
http://remember.org/image/index.htlm
Fotografie
Testi in Inglese

Titolo del sito “Foto di Auschwitz”
http://remember.org/jacobs/index.htlm
Fotografie scattate tra il 1979 ed il 1981 da Alan Jacobs

Titolo del sito “Esposizione delle immagini dell’Olocausto”
http://remember.org/courage/picture.htlm
Fotografie del ghetto di Varsavia

Titolo del sito “Holocaust translations”
http://www.tiac.net/users/kkrone/holocaust.htlm
Sito contenente documenti in tedesco con traduzioni inglese e foto recenti di Auschwitz

Titolo del sito “L’alfabeto di Auschwitz”
http://spectacle.org/695/ausch.htlm
Triste alfabeto. Testi in inglese, fotografie. Moltissime citazioni, ben scelte. Possibili usi pedagogici (studio delle citazioni, costruzione dell’alfabeto in classe con altre parole.

Titolo del sito “K.Z.”
http://www.mygale.org/expokz
Sito del fotografo indipendente Serge Clauss. Contiene fotografie dei campi dell’Europa Occidentale

Titolo del sito “Birkenau”
http://remember.org/camps/birkenau/bir.list.htlm
Foto recenti di Auschwitz-Birkenau, con confronto con vecchie foto.

Titolo del sito “I Campi dimenticati”
http://www.jewishgen.org/ForgottenCamps/indexFr.htlm
Vincent Catel e Chuck Ferre presentano i “campi minori” in inglese e in francese. Un vasto album di foto. Argomentazioni antinegazioniste. Una bibliografia mediocre.

Materiali per il 27 Gennaio - Eutanasia

La Via che conduce al campo di Sterminio

Lo sterminio degli ebrei, e con essi degli omosessuali, dei rom e di altre categorie sociali, rimane une dei grandi buchi neri nella storia del secolo scorso e della nostra civiltà. La domanda che ci si pone, prendendo conoscenza della entità dello sterminio, dei modi e del corollario di efferatezze, violenze gestite tutte con fredda scientificità e lucidità, è: “ come è stato possibile?”.
Fenomeni di antisemitismo ve ne sono stati nei secoli passati; reazioni violente contro i “diversi” sono presenti della storia non recente, ma mai hanno assunto sistematicità e violenza come nel periodo 1933-1945 in Germania e paesi da essa occupati.
La risposta che viene data, in sistema con forme di negazionismo più o meno velato, più o meno giustificativo, è la classica risposta che vuole essere definitiva ma che in realtà è una “non-risposta”: è tutta colpa di un folle e della elite che lui ha costruito intorno alla sua ideologia.
Una “non risposta” che nel nostro caso si traduce nella asserzione che lo sterminio degli ebrei e delle altre categorie di persone sia dovuta ad Adolf Hitler, ai suoi gerarchi ed al nazismo. Quindi con la caduta del nazismo, simili efferatezze non si avranno più.
È indubbio che costoro, “i pazzi” hanno una parte e colpa di quanto è successo, ma accanto a loro devono essere messi tanti personaggi, spesso al di sopra di ogni sospetto, che coinvolgono strutture statali, scientifiche, sociali, sportive, accademiche e, senza voler mancare del dovuto rispetto, ecclesiali. Ovvero, ancorché i “pazzi” sono stati sconfitti e resi innocui, esiste la certezza, non il timore, che tutto quanto è accaduto possa riaccadere.
In questa nota, ancorché succintamente, vogliamo accennare a quel percorso che, in nome di una cultura e di un retaggio storico si è arrivati a sterminare esseri umani considerati “non esseri umani” ma alla pari di elementi nocivi infettanti e pericolosi per la nostra salute fisica e mentale e quindi uccisi su scala industriale.

Un bambino non voluto
Nel 1938 nella famiglia Knauer nacque un bambino gravemente deforme e handicappato. Gli mancava una gamba ed un braccio, sembrava cieco,soffriva di convulsioni e fu diagnosticato “idiota” dal medico di turno.[1] Dopo aver affidato il bambino alla clinica pediatrica dell’università di Lipsia, il padre chiese al dott. Werner Katel, direttore della clinica di ucciderlo. Questi si rifiutò ed il padre si appellò direttamente a Hitler.[2] Dopo un breve approfondimento del caso, descritto in nota, il bambino fu ucciso.
Senza che c’entrasse in alcun modo la ideologia nazista che qui è succedane adella cultura tedesca in genere, questo episodio mise in moto il programma di eutanasia[3], autorizzato per iscritto da Hitler nell’ottobre 1939, ma retrodatato i 1 settembre 1939, data dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Come si vede, attenzione massima per la forma, nulla per la vita di un bambino. Hitler autorizzò l’uccisione di persone (tedesche) non conformi alle norme razziali tedesche;
Da notare che il documento firmato da Hitler non aveva il carisma di legge, ma nessun medico tedesco coinvolto lo mise mai in discussione o lo contestò apertamente. Da qui l’assunto che i medici tedeschi, tutti i medici tedeschi, potevano scegliere chi far vivere o morire, a loro arbitrio; quindi accanto al “pazzo” Hitler dobbiamo mettere questa categoria, i medici tedeschi che svolsero un ruolo di grande rilievo nello sterminio degli ebrei. Il sogno di costoro era di purificare da ogni imperfezione ( definita da loro) il patrimonio genetico tedesco.
Non vi è lo spazio per descrivere come si ramificò l’organica della attuazione del programma di eutanasia. Si può dire qui che la prima fase del programma di eutanasia prevedeva la eliminazione dei bambini, molti dei quali, con gli standard odierni, avrebbero condotto una vita normale: epilettici, ciechi, sordi,alcoolisti cronici ereditari, handicappati gravi, chiunque non rispondesse ai canoni biomedici tedeschi. Dall’eutanasia dei bambini si passò a quella degli adulti; alle categorie sopra descritte, si aggiunsero, coloro affetti da sindrome depressivo-maniacale e simili.
Ma il passaggio dai bambini agli adulti comportò un problema, il procedimento di eliminazione doveva essere adattato, adottandone uno più efficiente che la semplice iniezione letale. Il dottor Brand rammentò che una volta aveva perso i sensi respirando i fumi di una stufa ma funzionante: proprio da questo ricordo nacque l’idea di usare le camere a gas fisse per il programma di eutanasia per adulti. Furono individuati in Germania e in Austria dei siti idonei per il programma di eutanasia, in massima parte accanto ad ospedali e cliniche. Questi siti si trovavano a Limburg, Bernburg sulla Saale, Grafeneck, nei pressi di Stoccarda, Sonnenstein, vinco a Prina, e Hartheim, vicino a Linz.
Interessante conoscere come nacque la prima camera a gas. In un carcere riconvertito ad ospedale a Brandebirg sulla Havel, si costrui’ una camera a gas che sembrava una comune doccia. I responsabili del programma di eutanasia si riunirono per vedere se le lro teorie erano giuste e potevano avere un risvolto pratico. In questa riunione erano presenti P. Bouhler. K. Brandt, L. Conti, H.Linden, tutti i medici interessati al programma i chimici dell’Istituto che forniva il veleno, e un certo C. Wirth, della polizia di Stoccarda, che sarà un dei più brutali preparatori dell’Olocausto. La dimostrazione si svolse secondo il programma: prima si uccisero alcuni pazienti con una iniezione letale; poi venne il pezzo forte. Le vittime, nude, furono portate nella falsa doccia con l’assicurazione che avrebbero fatto una semplice doccia. Anziché acqua fu pompato monossido di carbonio. Il direttore della struttura fu assai compiaciuto dal successo della sua dimostrazione, come lo furono tutti i presenti. La camera a gas di Brandenburg fu il prototipo di tutte le altre camere a gas fisse. Rimaneva però il problema dello smaltimento dei cadaveri. Dopo aver profanato i cadaveri che avevano una qualche utilità commerciale ( denti d’oro o altro) venivano posti su una lastra di metallo che veniva infilata in un forno crematorio per essere ridotti in cenere. Chiunque faceva parte di questo programma era convinto che la massificazione era il modo più rapido e umano per liberare i pazienti dai loro mali e sofferenze.
Come tutte le scelleratezze umane, oltre ad un manto di legalità e perbenismo, dovevano queste uccisioni rimanere segrete. Fu istituito un sistema burocratico “alla tedesca”, estremamente efficiente che produceva cartelle cliniche false, certificati di morte fraudolenti, e false lettere ai parenti delle vittime, tutto con lo scopo di nascondere che cosa si stava facendo. Queste bande di medici assassini erano così orgogliosi del loro lavoro che al centro di Hadamar, il più efficiente, la Direzione organizzò una cerimonia speciale per il raggiungimento della decimillesima vittima. Quando il cadavere del n. 10.000 si trovò sulla lastra di metallo pronto a essere infilato nel forno crematorio, circondato dai fiori, il Direttore e sovrintendete del centro tenne un discorso e premiò i suoi collaboratori con birra a volontà.
Il programma di eutanasia andò avanti, anche se Hitler formalmente volle nel 1941 fermarlo. Ma nonostante questo si continuò ad uccidere, essendo diventato ormai pratica comune. Si calcla che furono uccise 70723 persone. L’ultima vittima del programma di eutanasia fu un bambini di quattro annidi nome Richard Jemme, ucciso a Kaufbeuren il 29 maggio 1945

Un modello da imitare
Secondo le tesi negazioniste, aver ucciso “solo”70723 persone non è poi un gran male, nel quadro degli stermini di massa del novecento. A parte la aberrazione di questo assunto, occorre rilevare che il danno fatto dal programma di eutanasia è molto più vasto: servì da modello e scuola per l’Olocausto.
Il programma fu n terreno di addestramento e un modello da imitare e lo si può sintetizzare in quattro punto:
1: Una ideologia razziale psudoscientifica che giustifica l’uccisione equiparandola ad una cura
2. La camera a gas come metodo di uccisione “più umano”
3. I centro di uccisione del programma di eutanasia come scuole di addestramento per il genocidio
5. Approfondimento della natura dei killer

Con riferimento al primo punto, il programma di eutanasia rappresenta la realizzazione dei più profondi desideri dello Stato razzista e dei suoi sostenitori. Vi era il desiderio nazista, e dal 1938, fascista ( anche se da noi grazie alla cialtroneria congenita dei fascisti, per dirla alla Montanelli, grazie a Dio non progredì oltre) di avere un patrimonio genetico puro, immacolato e perfetto. Da qui il ruolo del medico, che tradizionalmente si prende cura del paziente e lo guarisce, ma che per i nazisti invece deve essere ribaltato. I medici e il personale sanitario hanno il dovere di diventare “dei soldati biologici” e quindi uccidere tutti quegli esseri umani non geneticamente puri, ovvero eliminare quelle vite che, per i nazisti, non erano considerate degne di essere vissute.[4]

Con riferimento al secondo punto, il programma di eutanasia diede un contributo straordinario al genocidio con l’invenzione delle camere a gas.[5] I centri di Limburg, Bernburg, Grafeneck, Sonnenstein, e Hartheim, furono dei modelli per i campi di sterminio usati per L’olocausto. Nulla fu improvvisato. Inoltre servirono da modelli per lo smaltimento dei cadaveri. L’efficienza di questi centri convinsero Hitler ed Himmler che le uccisioni di massa erano tecnicamente possibili e potevano essere replicate su scala più grande ad est, lontani dagli occhi e dalle menti tedesche.
Con riferimento al terzo punto, i centri di uccisione del programma di eutanasia servirono da scuole di addestramento per tutti gli operatori del genocidio. La stragrande maggioranza del personale che operò nei predetti centri furono trasferito nei campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka[6] Qui si può fare l’elenco dei personaggi che prima operanti nei centri di eutanasia poi protagonisti nei campi di stermini; una lista lunga di cui mi fo grazia nella estenderla. Basta citare Cristina Wirth che attuò le prime massificazioni a Chelmo e poi operò su vasta scala, e il suo collega Franz Stangl, sovrintendente del centro di Hartheim. Le carriere furono assicurate ai partecipanti del programma di eutanasia: due cuochi del programma T4 Gustav Munzberger e Kurt Franz furono i protsgnistia Treblinka con il Franz che fu l’ultimo comandante.

Con riferimento al quarto punto, occorre una volta per tutte sfatare che tutto questo fu commesso in nome “gli oridni vanno eseguiti”. La natura di questi killer, come dimostra il programma di eutanasia, va ben oltre l’asserzione di cui sorpa. La esecuzione di ordini è uno dei motivi ma non il principali e nella lista è posto molto in basso del motivo per cui si uccidevano vittime innocenti, siano essi bambini, adulti, ebrei, rom, omossessuali, politici, ecc. Questi killer le uccisero per una serie di ragioni che possiamo individuare nella ideologia, nel carrierismo,nel profitto personale, nel piacere del dominio, nella mancanza di valori morali, nei valori etici e civili, nel puro sadismo. E nonostante questo elenco ci si accorge che manca un elemento. E questo può essere colto soltanto entrando nel mondo da incubo di questi assassini di massa. Questo killer sono stati inseriti in un processo di brutalizzazione crescente, sanzionato, rafforzato sanzionato dalla autorità finche tutti furono avviluppati in una cultura di brutalità senza fine.
La strada che si sarebbe intrapresa ad Auschwitz può essere intuita studiando la quotidianità del programma di eutanasia e la crescente brutalità dei suoi partecipanti in un vero e proprio addestramento per i compiti ancora più ardui che li aspettavano.
In una fabbrica di morti che produce solo cadaveri si fa presto a perdere ogni sensibilità. Da questo assunto si comprende come discende e a che cosa si possono riferire tutte le violenze e le brutalizazzioni soprattutto sul fronte orientale che i tedeschi commisero nel corso della guerra, spesso con criteri che andavano anche contro i loro interessi, che rappresenta uno dei macigni che pesa sulla coscienza do ogni tedesco.


La domanda che ci siano posti all’inizio, riguardo all’olocausto, “perché è successo tutto questo”, dopo quanto scritto sopra ha una risposta più semplice.[7] In nota indichiamo come ci si può documentare in maniera esauriente per comprendere meglio quanto accaduto. Il regime del genocidio quale è stato quello nazista, e sostenuto dal regime fascista, è tale non per incidenti di percorso, ma per un preciso e voluto portato culturale. Se questo portato persiste ancora oggi nella nostra società, il problema non è documentare il passato, che è già stato documentato (vedi nota 7), ma come affrontare il presente ed il futuro. Quanto dobbiamo aspettare per avere una cerimonia come quella di Hadanar, con il direttore che festeggia con tutto il personale della clinica, fra fiori, pasticcini e birra, il decillesimo cadavere del “diverso” cremato?. Sebrenica, e le altre stragi o olocausti contemporanei, stanno a dimostrare che la cultura della morte, del genocidio è in essere e che l’industria che ne discende è attiva è funzionante sostenuta da forme di negazionismo sempre più agguerrite.[8] Una azione di contrasto di questa tendenza si impone, per non correre il rischio di essere come i tedeschi d’anteguerra che vedevano senza guardare, assistevano senza agire, nella convinzione che il problema non era il loro. Davanti alla cultura della morte, del genocidio ognuno di noi è sulla lista: prima o poi il nostro turno sulla lastra d’acciaio arriva, come è successo a tanti tedeschi di cui Richard Jemme, ucciso il 29 maggio 1945, può essere considerato il simbolo:


[1] Friedlander H., The origins of Nazi genocide: from euthanasia to the final solution, Chappel Hill, University of North Carolina Press, 1995.
[2] Si legge nel volume di Kluas. P- Fischer, Storia dell’Olocausto. Dalle Origini della giudeofobia tedesca alla soluzione finale nazista, Roma. Newton & Compton Editori, 2000.da cui abbiamo tratto questa nota (vds anche nota 8 per ulteriori considerazioni) “Tutte le istanze di questo genere passavano in genere attraverso la cancelleria privata del Fuhrer, la Kanzlei des Fuhrers, o KDF, diretta da Philipp Bouhler, che riferì a Hitler sulla posizione di Knauer. Hitler ordinò allora ad uno dei suoi medici personali il dottor Karl Brandt di raccoglie e informazioni sul caso. A Brandt fu detto che se la diagnosi sul bambino era corretta, sarebbe stato opportuno sottoporlo ad eutanasia. Brand si consultò con il dottor Catel, il quale confermò la diagnosi e raccomandò la morte.” Inutile dire che i personaggi citati saranno gli artefici e i protagonisti del programma di eutanasia, che verrà chiamato dal nome della via della sede di Berlino T4
[3] Siccome questo argomento è costantemente oggetto di negazionismo, è bene citare lavori esaurienti in merito: Burleigh M., Death and Deliverance: Eutanasia in Germany 1914-1945, Cambridge, England Cambridge Universty press, 1944; Klee E., Eutanasie in NS-Sraat:die vernichtung lebensunwerten lebens, Frankfurt, Fischer, 1983; Nowak K., Eutanasie und sterilisierung im dritten Reich, Weimar, Hermann Bablaus, 1980; Schmuthl H-S, Rassenhygiene, Nationalsozualismus: von der verhutung lebensunwetzen lebens 1890-1943, Gottingen , Vandenhoeck &Ruprecht, 1987.
[4] Espressione di queste teorie era il celebre biologo austriaco Konrad Lorenze, osannato nel periodo prebellico e venerato dalla comunità scientifica germanica.
[5] Fino alla conferenze di Wansee del 20 gennaio 1941, i Tedeschi perpetravo i massacri con metodo tanto brutali quanto “artigianali” come le fucilazioni di massa. Questo, oltre a comportare un notevole dispendio di munizioni, faceva si che qualche vittima in un modo o nell’altro risucisse a sopravviere e diventare un pericoloso testimone. Inoltre questi sistemi incidevano negativamente sul morale del soldato tedesco che in molti casi prendeva coscienza che era un semplice assassino. Tutte queste difficoltà furono appianate dalla introduzione delle camere a gas.
[6] Più volte si è scritto che esiste una profonda differenza tra campo di concentramento e campo di sterminio: nel primo le condizioni di vita erao orrende ma si aveva la possibilità teorica di sopravvivere, come infatti avvenne al momento della liberazione; nel campo di sterminio queste possibilità erano nulle. Chi arrivava veniva o ucciso subito oppure fatto sopravvivere per le esigenze funzionali del campo per non più di uno o due mesi. Come nei centri di eutanasia, non vi era alcuna possibilità di sopravviveza. I campi di stermini, a fronte degli oltre 10.000 campi di concentramento, erano solo sei oltre ai tre sopra citati vi erano Auswhitz, con l’annesso campo di Birkneau , o Auswhitz II, Chelmo e Metejur.
[7] Non senza una qualche pena e disagio si è scritto questo articolo, consegnato come al solito in ritardo a Patria. Quando si definisce il nazismo il regime del genocidio spesso si è richiamati ad usare espressioni più consone, sopratutto se si parla del fascismo suo alleato. Ma quanto è stato scritto è solo una parte di quello che si dovrebbe sapere. Per questo indico la fonte da cui quanto esposto è stato tratto. Kluas. P- Fischer, Storia dell’Olocausto. Dalle Origini della giudeofobia tedesca alla soluzione finale nazista, Roma. Newton & Compton Editori, 2000. Sopratutto il capitolo 8 “Prologo all’olocausto: dall’eutanasia alla pulizia etnica”, pag. 329 e seg. Da questo capitolo ho tratto interi passi, proprio nello scopo di invogliare il lettore di questa nota a procurarsi il libro citato. L’autore, più di me, dimostra come la tragedia dell’Olocausto è un risultato di una cultura, di idee, di scelte, non di una attività di un “pazzo”, rimosso il quale tutto ritorna come prima.
[8] Per la negazione dello sterminio vds. Stern K, Holocaust denial, New York, American Jewish Committee, 1993; Lipstadt D., Denying the Holocaust: the Growing assault in thurth and memory, Butz A.R., The Hoax of the Twentieh Century, Torrance California, Institute for Historical Review, 1976. Staglich W., Der Auschwitz-Mythos, Tubingen, Grabert, 1979.
Il blog è aggiornato da Alberto Marenga, Massimo Coltrinari ed Giorgio Prinzi. E mail: prigionia@libero.it

sabato 10 gennaio 2009

storiainlaboratorio: Progetto Scuola in Laboratorio

storiainlaboratorio: Progetto Scuola in Laboratorio

www.secondorisorgimento.it

Le date

Progetto "Storia In Laboratorio"
La Guerra di Liberazione 1943 -1945
L’anno scolastico è concepito sulla base di date (eventi = D) "qualificanti" la Guerra di Liberazione", che sono:

8 settembre (1943), l’Armistizio
Dopo 39 mesi di guerra, l’Italia, caduto il Fascismo il 25 luglio, comprende che non può più partecipare alla II Guerra Mondiale senza ulteriori e più gravi disfatte. Chiede l’Armistizio alle Nazione Unite. Le modalità della vicende armistiziali sono tali che crolla lo Stato ed ogni Italiano si trova di fronte a se stesso. Si scioglie il patto tra la Casa Regnate ed il popolo Italiano. E’ il momento delle scelte che ogni italiano è chiamato a fare.
Inizia la Guerra di Liberazione, una guerra su cinque fronti: il Sud, con il Governo regio, il nord, con il movimento partigiano guidato dal CLNAI, l’Internamento in Germania 8 la resistenza del filo spinato), La resistenza dei militari italiani all’estero, la prigionia di guerra:. Il nemico: la coalizione Hitleriana, di cui la repubblica Sociale Italiana è una componente.

4 Novembre (1918). La Giornata della Unità Nazionale
I Risorgimento, conclusione del processo unitario Italiano (Vittoria nella I Guerra Mondiale 1918) . Se si intende la Guerra di Liberazione come il Secondo Risorgimento d’Italia, occorre indicare gli eventi che portarono al Primo Risorgimento, ovvero all’Unita territoriale della nazione Italiana sotto la Guida di casa Savoia e del Regno di Sardegna.

8 Dicembre (1943). La Battaglia di Montelungo
La libertà non viene mai donata, occorre sempre lottare per conquistarla. E’ questo il significato della Battaglia di Montelungo combattuta nel 1943 dal i raggruppamento Motorizzato, l’Unità dell’esercito Italiano ricostruita dopo le vicende armistiziali ed entrata in linea nel settore di Mignano inquadrati nella 36 Divisione "Texas" dell’Esercito degli Stati Uniti. E’ il primo contributo fattivo della lotta alla Germania Nazista a soli tre mesi dall’armistizio dell’8 settembre e dopo che il 13 ottobre del 1943 l’Italia aveva dichiarato guerra alla Germania stessa. Fu un tributo di sangue, ma significò agli occhi degli Alleati la volontà italiana di partecipare alla guerra senza fermarsi di fronte a nessun sacrificio. Rappresenta l’inizio della lotta armata in campo aperto da parte dell’Italia.

27 Gennaio (1944), Giorno della Memoria
Oltre al fronte della Resistenza dei Internati Militari Italiani in Germania, esiste il più ampio spettro dell’Internamento in Germania: lo sterminio delle razze inferiori e quindi l’Olocausto del Popolo di Israele, quello della popolazione Rom, dei diversamente abili, degli Omosessuali, degli avversari politici del regime nazista, ed altre forme di Internamento. Questa tragedia di violenza non può essere limitata solo agli Ebrei ma deve essere onnicomprensiva nella sua totalità tragica. Da qui proporre la giornata della memoria come riflessione sulla tolleranza e sulla convivenza fra i popoli oltre i regimi del genocidio e dello sterminio

25 Aprile (1945), La conclusione di Liberazione
Si conclude la Guerra di Liberazione in tutti i suoi fronti. La data comunemente vista come fine della Guerra di Liberazione non deve essere limitata al solo movimento partigiano, nella sua variante negativa di monopolio di una sola parte, quella che nella resistenza è stata la più attiva e quantitativamente più partecipe, quella comunista, ma la data deve essere intesa come la fine di lutti, sofferenze, lotte per vincere l’idra nazifascista dovuta all’impegno di tutti gli uomini liberi, comunisti, giellisti, socialisti, moderati, liberali, monarchici cattolici e semplici cittadini. Disegnare uno spettro di tutte queste componenti, che diedero vita poi ad una nuova stagione dell’essere nazione per noi Italiani

2 giugno (1946), proclamazione della Repubblica, il frutto della Guerra di Liberazione.
Il momento delle scelte in presenza del nemico, non poteva non portare ad una radicale scelta istituzionale a cui tutti dovevano partecipare. Il 2 giugno 1946 si ebbe questa possibilità, intesa trionfo della libertà di indicare il proprio futuro rispetto a l’intolleranza ed alla repressione dittatoriale in tutte le sue forme. Lo studente abbia la possibilità di raccogliere elementi per comprendere come il sacrifico dei Padri oggi si è tradotto in un presente ed un futro migliore di quello riservato a loro.

Progetto Scuola in Laboratorio

Il processo metodologico
La Guerra di Liberazione 1943 -1945
Il progetto "Storia in Laboratorio ha lo scopo di far conoscere la Guerra di Liberazione 1943 –1945 alle giovani generazioni di studenti nel quadro dell’impegno della Associazione verso le scuole di ogni ordine e grado.
L’Associazione con questo progetto vuole mettersi a disposizioni dei Professori, degli operatori culturali e di chi mostra interesse verso la conoscenza degli eventi che caratterizzarono la Guerra di Liberazione. Questa disponibilità non deve essere teorica, ma pratica, e si realizza attraverso un percorso che è stato sperimentato dal 2004, quando il progetto è stato concepito ed affinato grazie all’impegno della Prof. Daniela Bravi dell’Istituto "Colomba Antonietti" di Roma.
Il percorso presto detto e consta dei passi (step) ed ha un presupposto essenziale, pena il fallimento o la sterilità di quanto si potrà fare: la disponibilità di un Insegnante, o Professore, o Operatore Culturale o persona in genere che sia motore e centro di tutta l’iniziativa. Il progetto, quindi, prevede i seguenti "passi":
Primo passo: L’anno scolastico è concepito sulla base di sei date "qualificanti" la Guerra di Liberazione", che sono
a) 8 settembre, l’Armistizio; 4 Novembre, I Risorgimento, conclusione del processo unitario Italiano (Vittoria nella I Guerra Mondiale 1918) ,8 Dicembre, La battaglia di Montelungo; 27 Gennaio, Giorno della Memoria, 25 Aprile, La conclusione di Liberazione, 2 giugno, proclamazione della repubblica, il frutto della Guerra di Liberazione
L’insegnante, dopo un colloquio di fattibilità con i rappresentanti dell’Associazione, delinea le linee di intervento, ed entro i primi di settembre, elabora il progetto da presentare agli organi della Scuola. (Cardini di tale progetto: la scelta della data da utilizzare; il livello di intervento; le modalità di esecuzione).
Secondo passo: L’associazione, preso atto dei lineamenti del progetto elaborato dall’Insegnate ed approvato, fornisce il materiale idoneo a svolgere accurate e approfondite ricerche in merito, al fine di mettere in condizione gli studenti di avere ogni riferimento documentale idoneo; inoltre si fa parte diligente a fornire all’insegnante ogni supporto per la realizzazione di incontri con personaggi, con protagonisti, di partecipazione degli studenti a visite a Musei e Luoghi della Memoria, convegni, congressi e visite, di lezioni frontali, visite nelle scuole, organizzazione di mostre ed ogni attività ritenuta utile.
Terzo passo: All’indomani dell’evento, gli studenti, sotto la guida del professore svolgono elaborati sotto forma di articoli, saggi, note o altro sul tema proposto. L’insegnante raccoglie questi elaborati e, senza alcuna correzione interventi di sostanza, ma solo di forma, e/o preceduti da un suo articolo di introduzione e o di commento, li invia alla Associazione
Quarto passo: Tutti gli elaborati vengono pubblicati sulla Rivista "Il Secondo Risorgimento d’Italia" e poi posti sul sito www.seconodrisorgimento.it. Copie della rivista vengono date al Professore, ai ragazzi, alla scuola. E’ il momento della gratificazione per lo studente. Il materiale documentario consegnato dall’Associazione rimane presso la Scuola e, se del caso, integrato con volumi e testi ulteriori da mettere presso la Biblioteca.
Il Progetto è ciclico, ovvero la fase di progettazione e decisione deve avvenire entro la fine dell’anno scolastico precedente; la fase condotta , da settembre a giugno dell’anno scolastico in corso. Quindi si può ripetere, gravitando su una data (evento) o l’altra a seconda del tema che si vuole affrontare.
La criticità del progetto sta nella individuazione dell’Insegnate/ professore il quale rappresenta l’elemento motore e qualificante della realizzazione. Qualora non si individuasse per ragioni vari tale elemento,.o questi avanzasse riserve di varia natura, il progetto non deve partire.