lunedì 21 marzo 2011
LAURO DE BOSIS, IL SUO ESEMPIO
Lauro De Bosis è stato un anticipatore del Secondo Risorgimento. Esiste un nesso molto preciso e lineare tra l’800 - e quindi il Risorgimento e il nostro divenire Stato-Nazione - e quello che, all’indomani della I Guerra Mondiale, è stato una cesura per quanto riguarda l’incapacità di portare avanti quegli stessi ideali. Quegli stessi ideali che sono stati recuperati all’ultimo per creare un nuovo Risorgimento dal quale scaturisse una vera e propria guerra per la liberazione del Paese occupato. Proprio queste nostre attività di studio sono rivolte ai giovani che vogliono capire in quale società e in quali ambiti sociali sono inseriti. Il convegno odierno si inserisce nell’ambito delle attività che hanno avuto luogo a Roma presso la Casa della Memoria. Questa è una biblioteca che, attraverso l’appoggio del sindaco Veltroni, ha dato spazio alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e ha dato vita alle attività di carattere culturale e commemorativo riferite proprio alla storia di Roma e alle vicende dell’antifascismo.
LAURO DE BOSIS
La figura di Lauro de Bosis è pressoché sconosciuta alla grande maggioranza della popolazione. In alcune grandi città vi sono vie o scuole a lui dedicate, ma se chiedessimo alle odierne generazioni chi era Lauro, quasi nessuno saprebbe rispondere. Per questo è fondamentale riviverne il ricordo ed attualizzarlo poiché lo studio della storia senza attualizzazione diviene mero esercizio accademico. In effetti, come tutti coloro che vanno contro la maggioranza e contro il pensare comune anche il De Bosis è stato piano piano dimenticato perché simbolo di una verità e di una realtà scomode.
A Lauro fu dato di potersi circondare di sapere e cultura che – come succede in altri casi – non ovattarono il contesto storico attorno a lui, anzi, contribuirono a farne un uomo con una precisa e chiara coscienza di sé e degli altri. Il padre, Adolfo de Bosis nacque ad Ancona il 2 gennaio 1863 e fu uomo di grande intelletto. Tra il gennaio 1895 e il dicembre 1897 diresse la rivista “Il Convito”, che uscì in dodici fascicoli e sulla quale vennero pubblicate opere del Carducci, del Pascoli e del d’Annunzio. La sua casa divenne il punto d’incontro per l’intellighenzia italiana e straniera e Lauro crebbe immerso in un ambiente cosmopolita e culturalmente stimolante.
IL CONTESTO STORICO
Lauro crebbe in un contesto storico che vide protagoniste travagliatissime vicende, all’indomani della fine della I Guerra Mondiale, combattuta con strategie ottocentesche, ma con armi tecnologicamente avanzatissime che ovunque produssero immani carneficine Nel momento della massima crisi italiana, cioè dopo la disfatta di Caporetto (novembre 1917) il Re – per impedire la perdita di tutte le conquiste del I Risorgimento – lanciò un messaggio alla Nazione chiedendo al popolo di combattere per la propria terra. Un tale appello rivolto ad un esercito composto per il 97% da contadini venne da tutti interpretato come la promessa della sospirata riforma agraria che era stata uno degli obiettivi principali dell’agire politico di Andrea Costa e dei suoi sostenitori e che aveva trovato il culmine dell’espressione negativa nel 1896 con i colpi di cannone del Generale Bava Beccaris contro popolo affamato a Milano. Dopo il messaggio del Re i soldati si opposero strenuamente al nemico e nel momento in cui Vittorio Emanuele fu chiamato a mantenere la promessa fatta il capitalismo agrario e la classe dirigente non accettarono di avvallare le decisioni del Sovrano. Proprio dagli scontri sociali che seguirono emerse la figura del “caporale” Benito Mussolini, l’unico che in quel momento seppe tenere a bada le folle inferocite per convogliarle verso un sentire e un agire comuni.
Dopo la fine della guerra la promessa del Re non venne mantenuta e il momento di massima crisi si ebbe nel 1921, allorché la salma del milite ignoto venne tumulata nel Vittoriano, invertendo la tradizione millenaria che voleva che gli onori e i trionfi fossero conferiti ai comandanti vittoriosi. L’Italia era infatti uno dei pochissimi Pesi europei rimasti a non avere ancora dedicato un mausoleo alla figura del soldato italiano. Il 20 agosto 1921, il Ministro della Guerra Gasparotto emanò le prime disposizioni per la programmazione e l’organizzazione delle "solenni onoranze alla salma senza nome di un soldato caduto in combattimento alla fronte italiana nella guerra italo-austriaca 1915-1918". Il ministro dispose la costituzione di una commissione che eseguisse la ricerca di undici salme di sodati ignoti nei tratti più avanzati dei principali campi di battaglia: Monfalcone, S.Michele, Gorizia, Alto Isonzo, Cadore, Asiago, Pasubio, Tonale, Monte Grappa, Montello, Capo Sile, designando, per ciascuna zona, una salma di esumarsi alla presenza della commissione. Le operazioni dovevano concludersi entro il 27 Ottobre e, per la stessa data, dovevano essere fatte giungere alla cattedrale di Aquileia; la cerimonia era fissata per il successivo giorno 28 e prevedeva, dopo la benedizione di tutte le salme, che la madre di un caduto non riconosciuto avrebbe designato la bara da prescegliere. Per questo triste compito fu designata una popolana di Trieste, Maria Bergamas, il cui figlio Antonio aveva disertato dall'esercito austriaco per arruolarsi volontario in quello italiano, cadendo in combattimento senza che il suo corpo fosse identificato. Al termine, la cassa con il Milite Ignoto doveva essere collocata in una cassa di zinco e quindi racchiusa in una bara speciale fatta allestire dal ministero della guerra ed inviata, per l'occasione, ad Aquileia. Quanto alle salme dei rimanenti dieci soldati ignoti veniva disposto che rimanessero fino al 4 Novembre nella cattedrale di Aquileia, vegliate da un picchetto d'onore e quindi tumulate, in forma solenne, nel cimitero retrostante la cattedrale stessa. Per il trasferimento a Roma del feretro, si dispose l'allestimento di un treno con in testa un carro speciale sul quale doveva essere collocato un affusto di cannone, e su questo la bara. Il viaggio si compì in treno sulla tratta Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione avesse modo di onorare il caduto simbolo. Moltissimi italiani attesero,a volte anche per ore, il passaggio del convoglio al fine di poter rendere onore al caduto: il treno si fermò praticamente in tutte le stazioni. Così come i soldati erano partiti in treno verso il fronte, adesso dal fronte il treno riconduceva la salma ignota verso i massimi onori.
La cerimonia ebbe il suo epilogo nella capitale. Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con il Re in testa, e le bandiere di tutti i Reggimenti mossero incontro al Milite Ignoto, che da un gruppo di decorati di medaglia d'oro fu portato a S. Maria degli Angeli. La salma venne posta nel monumento il 4 novembre 192,1sotto la statua della Dea Roma, ai piedi del padre della Patria Vittorio Emanuele II cui ora il figlio ritornava dopo la guerra.
LA LOTTA DI LAURO AL FASCISMO
Di ispirazione sindacal-corporativa, combattentistica, socialista revisionista e organicista, il movimento fascista raggiunse il potere nel 1922 con un colpo di stato e si costituì in dittatura nel 1925, dopo la promulgazione delle cosiddette Leggi Fascistissime. Il fascismo descriveva sé stesso come una terza via alternativa al capitalismo liberale e al comunismo marxista, basata su una visione interclassista, corporativista e totalitaria dello Stato. Radicalmente e violentemente contrapposto al comunismo e pur riconoscendo la proprietà privata, il fascismo rifiutò infatti anche i principi della democrazia liberale. A tutto questo Lauro si oppose, consapevole di essere una vittima e risoluto a farsi protagonista di uno dei periodi più tristi della storia d’Italia, criticando sia gli sconfitti – in alcuni passi di Storia della mia morte vi sono critiche alla secessione dell’Aventino che lo porteranno, in Francia, ad essere emarginato dagli antifascisti– sia la classe dirigente fascista. Il De Bosis intraprese un’azione di difesa ai valori della libertà avendo l’idea che bastassero una ventina di giovani volenterosi per fra crollare il fascismo. Esso era infatti una struttura non solida che poi, il 25 luglio 1943 si sfaldò senza che nessuno potesse far nulla per ricostituirla, nemmeno la Milizia, lasciando attonito l’alleato tedesco per questo sgretolamento così subitaneo. Lauro non riuscì nella sua impresa con l’aiuto della massa, ma concependo l’impresa individuale e ponendosi al di sopra dell’organizzazione antifascista, che non acquisì caratteristiche unitarie fino al 1942. La sua azione si svolse grazie ad una tecnologia relativamente nuova che stupì e lasciò attoniti tutti quanti, sulla scia dell’impresa dannunziana su Vienna. I volantini scaricati da Lauro su Roma si appellavano al Re, rammentandogli il suo ruolo di guida per una ripresa immediata del dialogo risorgimentale. E il volo di Lauro umiliò anche l’aviazione italiana, considerata l’arma “fascistissima” e di cui il fascismo si vantava. Essa si rivelò infatti impotente di fronte ad un’incursione improvvisa, gettando nel ridicolo tutto l’apparato difensivo di Roma. Anche per questo l’azione denigratoria sul De Bosis fu ampia e intaccò anche gli antifascisti, che lo ignorarono. Egli fu obliato fino alla fine della II Guerra Mondiale. Nel mondo anglosassone, invece, anche grazie alla fidanzata Ruth Draper e all’ampio risalto dato alla sua impresa dai giornali stranieri, egli è molto più conosciuto all’estero. Una pecca alla quale tutti noi dovremmo rimediare ricordando la sua impresa e il suo estremo sacrificio per la libertà.
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