mercoledì 19 dicembre 2018
Ricerche. Analisi e commenti a due opere sul valore militare italiano in epoca napoleonica
Il Pieri scrive nella sua "Storia militare del Risorgimento. Guerre ed Insurrezioni, Roma, Ministero della Difsa, Commissione Italiana di Storia MIlitare, , 2010, una interessante pagina sul valore italiano e quindi una
rivendicazione generale del valore Militare italiano con un andare a rivedere
le imprese degli italiani nelle guerre napoleoniche.
Nel cosidetto decessio delle sconforto 1820-1830 alcuni ufficiali che parteciparono alle guerre napoleoniche diedro alle stampe due opere che descrivono il valore e le azioni degli Italiani che combatterono sotto Napoleone.
Ne aveva dato l'inizio un
maggiore del genio dell'esercito il Regno Italico il milanese Barone Camillo
Vacani, passato in verità al servizio austriaco è finito poi generale
dell'esercito italiano negli ultimi due anni della sua vita.
Egli nel 1823 aveva pubblicato in
tre grossi volumi, con un atlante, La
storia delle Campagne e degli assedi degli italiani in Spagna dal 1806 al 1813,
lavoro tecnicamente magistrale, in cui il valore oscuro, i sacrifici degli
italiani in una guerra da loro non sentita, erano messi in chiara evidenza e
con un'ampia documentazione
Da notare che Carlo Bianco l'aveva utilizzata
per il suo trattato,
Ma era un'opera spesso fin troppo
tecnica è limitata alle guerre della penisola iberica.
Nel 1829 uscivano invece i primi
due volumi di un'opera destinata a protrarsi con altri 11 volumi fino al 1838: “Fasti e vicende dei popoli italiani dal
1801 al 1815 o Memorie di un
ufficiale per servire alla storia Militare italiana Italia 1829.
Né era autore Cesare de Laugier di Portoferraio nell'isola d'Elba, dove era
nato il 5 ottobre 1789 che nel 1848 comandò la piccola divisione toscana
nell'epica battaglia di Curtatone e Montanara; aveva combattuto In Spagna nella
divisione Lechi, aveva partecipato nella Guardia Reale dell'esercito italico
alla campagna di Russia nel 1812 quindi alla difesa della fronte Giulia
nell'autunno del 1813; nel 1815 era entrato nell'esercito di Gioacchino Murat
come comandante di un battaglione e si era distinto nella ritirata a Castel di
Sangro quando ormai tutto poteva crollare. Dopo 7 anni di vita eroica e la
prigionia di guerra in Ungheria era tornato in Toscana, e nel 1809 era stato
accettato nell'esercito granducale come capitano dopo che di che aveva preso a
raccogliere materiale per un'ampia storia degli italiani nelle guerre
napoleoniche fatta con intenti veramente patriottici, sopra un quadro ampio e
quel che più importa ponendo in evidenza l'azione di tutti gli italiani su vari
fronti di guerra.
Non era un'opera ardente o incitatrice
come quella del Bianco ma era pur sempre una bella e generosa rivendicazione
del valore italiano, è tale da dover servire in seguito di base per qualsiasi
nuovo lavoro su tale argomento.
Nel 1830 ne uscivano il terzo è il
quarto volume, con l'indicazione non più d'Italia come luogo di stampa ma di
Firenze e così fino al tredicesimo volume. Egli era stato in corrispondenza con
molti reduci e nell'insieme è riuscito minuto e obiettivo.
Tanto il lavoro del bianco e quello
del Laugier avrebbero dato veramente la spinta sia ad affrontare il problema
dell'utilizzazione di tutte le forze vive della nazione ai fini della Risurrezione italiana
sia a rivendicare le prove di valore e di capacità militari forniti in un
passato non molto lontano dagli italiani che non perdessero la fiducia in se
stessi.”[1]
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