martedì 29 ottobre 2019
Il Caso Gambara. Un pericolo potenziale
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
La notizia che un corpo d’armata tedesco era
stato concentrato nella conca di Kaglenfurt, lo Sato Maggiore dell’Esercito
convocò a Roma un sottoposto di Robotti, il gen. Gambara. Per fronteggiare
questa esigenza era stato elaborato un piano basato sulla concentrazione del
maggior numero di forze possibili per concentrarle tra l’Isonzo ed il Piave a
ridosso del vecchio confine, mantenendo come avamposto la Slovenia fino al
Ruppa ed il territorio fiumano. Il piano prevedeva la costituzione di un
raggruppamento di ben nove divisioni e di supporti. Le divisioni erano:
Sforzesca, Cacciatori delle Alpi, Isonzo, Murge, Macerata, Lombardia, Julia,
Messina. 1a Celere; di queste, due erano della 8a Armata le altre sette della
2a Armata. Senza che i rispettivi comandi di Armata ne sapessero nulla, il
piano fu non solo approvato dal gen. Roatta, ma anche dal gen. Ambrosio, capo
delle forze armate italiane, che era ben al corrente di quanto si andava
maturando in termini di armistizio. Il piano fu consegnato alle ore 19 dell’8
settembre 1943 al gen. Gambara, il quale osservò che per la sua attuazione
sarebbero stati necessari almeno 10 giorni; la risposta di Roatta e dei suoi
ufficiali fu che “avrebbe avuto tutto il
tempo necessario” alla attuazione. [1]
45 minuti dopo Badoglio, tramite la radio, annunciava l’armistizio.
[1]
Questo stava a significare o che il gen. Roatta mentiva, oppure che era
all’oscuro di quanto andava maturando, oppure erano state fatte delle
considerazioni che al momento è difficile ipotizzare. In ogni caso erano
disposizioni, veramente illogiche.
lunedì 21 ottobre 2019
Il Caso Gambara.
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
La giurisdizione della 2a Armata
La
Jugoslavia era occupata in parte dalla 2a Armata italiana, al comando del
generale Mario Robotti, che presidiava la Slovenia, una parte della Croazia, il
territorio fiumano, la Dalmazia. Fino al 25 luglio aveva avuto giurisdizione
anche sulla Erzegovina e sulla Dalmazia meridionale, che erano state passate
alla giurisdizione del Comando gruppo Armate Est, che aveva sede a Tirana, ed
aveva sede a Susak, località vicinissima a Fiume. La 2a Armata dipendeva
direttamente dall0 Stato Maggiore dell’Esercito, che, come noto, era retto dal
gen. Mario Roatta, che già aveva comandato la 2a Armata. Questa dipendenza
diretta fu una delle cause del destino triste di questa armata che fu
praticamente annienta nei primissimi giorni susseguenti all’armistizio. Al
momento di ricevere la Memoria 44, il gen. Robotti predispose un piano che
raggruppava le sue forze per fronteggiare la minaccia eventuale tedesca o ogni
altra possibile evenienza, che non era quella di presidiare il territorio con
un frazionamento di truppe eccessivo. Questo piano fu approvato da Roma.
mercoledì 16 ottobre 2019
QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO n. 4 del 2019 Copertine
ANNO LXXX, Supplemento IX, 2018, n. 4
In Copertina
Medaglia della Vittoria coniata e firmata da Luciano Zaniella
prodotta in tiratura limitata
67 mm di diametro e pesa 140 grammi
Disponibile in bronzo similoro
E' possibile richiederla alla Presidenza dell'Istituto del Nastro Azzurro
(segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)
mercoledì 9 ottobre 2019
QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO Sommario e Nota Redazionale
SOMMARIO
Anno LXXIX, Supplemento IX, 2018, n. 4, 10° della Rivista “Quaderni” www.istitutodelnastroazzurro.it indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroaz zurro.org
Editoriale del Presidente. Carlo Maria Magnani:
APPROFONDIMENTI
AA.VV, La Battaglia di Vittorio Veneto. Ricostruzione ed Analisi.
Luigi Marsibilio, La Battaglia di Vittorio Veneto
Osvaldo Biribicchi, Comando Supremo Regio Esercito. Le truppe italiane negli altri campi della Grande Guerra
Massimo Coltrinari, Un elenco Glorioso. Le Armate Italiane a Vittorio Veneto nella versione del Comando Supremo.
Alessia Biasiolo, L’Impero italiano in epoca fascista
DIBATTITI
Giovan Battista Birotti, Soldati e contadini. L’Esercito giapponese nel periodo Meiji (1868-1912)
ARCHIVIO
Redazionale, Chiara Mastroantonio, Lo Statuto della Legione AzzurraPag.00
MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Alessio Pecce, Giulio Moresi, aspirante ufficiale, bersagliere, caduto il 17 agosto 1917 sull’Hermada, sul Carso. Il Ricordo
Posteditoriale: Antonio Daniele, Il Calendario azzurro per il 2019
IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI
UNA FINESTRA SUL MONDO Sandra Milani, L’uso delle sostanze stupefacenti come strategia nella guerra e nel terrorismo islamico
GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE Luca Bordini, Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate
Autori. Hanno collaborato a questo numero.
Articoli di Prossima Pubblicazione
Segnalazioni Librarie.
CESVAM NOTIZIE Centro Studi sul Valore Militare
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, V, 2018, Maggio 2018, n. 30
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VI, 2018 Giugno 2018, n.31.
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VII, 2018, Luglio 2018, n. 32
“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com
PER FINIRE Massimo Coltrinari, Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre
Nota redazionale: Il seguito di riflessioni in questo fine anno non può portare che ad aggiustamenti sulla attività del CESVAM. Si dovrà porre maggiore attenzione alle attività esterne del CESVAM stesso e porre delle pregiudiziali di collaborazione che siano allineate al livello di ambizione del CESVAM. Il dibattito che necessariamente deve esistere all’interno deve passare attraverso una distinzione. L’Istituto del Nastro Azzurro ha due componenti che lo distinguono dalle altre Associazioni
Combattentistiche. La prima. È quella dell’associazionismo combattentistico” in cui è necessario porre alla base la componente militare, quella di chi ha mostrato il proprio valore militare e gli è stato riconosciuto, quella associativa e in parte reducistica. Tutti elementi che fanno capo, almeno per i militari, alla legge dei Principi del 1977 che deve animare ogni militare della Repubblica se si vuole definire tale. In pratica è una funzione verso l’interno dell’Istituto, nelle sue componenti ed articolazioni. La seconda. Quella di Ente Morale, che deve ispirare l’azione dell’Istituto del Nastro Azzurro al pari dei suoi similari (Istituto della Previdenza Sociale, Istituto per la Storia del Risorgimento, Croce Rossa, ecc.) in cui la componente militare è sempre presente, in cui emerge quella di chi ha mostrato il proprio valore militare, ma non gli è stato riconosciuto ufficialmente con le previste decorazioni e modalità, in cui emergono in oltre misura la disponibilità, l’altruismo, il senso di appartenenza, le tradizione militari dei Corpi e delle Unità, il senso del servizio, e soprattutto la volontà di portare i principi statutari anche verso l’esterno, verso le componenti della società civile, le nuove e le vecchie generazioni, nelle forme più efficaci. In pratica è una funzione verso l’esterno dell’Istituto. Fra le due componenti vi deve essere sinergia, armonia, collaborazione. Occorre in tutti i modi che non emergano contrasti, invidie, contrapposizioni, prese di posizioni imposte, intolleranza. Qualora queste emergessero sarebbe un gravissimo errore quello di affrontarle di petto, con ”fieri ed animati accenti”; più opportuno ed intelligente sarebbe la soluzione che adotti pazienza, silenzio, comprensione e soprattutto mettere spazio e tempo per spegnere ogni fuoco o fuocarello. A questo proposito viene in aiuto Italo Calvino, il quale scrive in “Le città invisibili”
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se n’è uno, è quelle che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in merito all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
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