Le Edizioni a Stampa del CESVAM 2014 - 2024

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Catalogo di tutte le edizioni a Stampa del Centro Studi sul valore Militare dell'Istituto del Nastro Azzurro

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO
Il volume e acquistabile presso tutte le librerie, oppure si può chiedere alla Casa Editrice (ordini@nuovacultura.it) o all'Istituto del nastro Azzurro (segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)

1866 Il Combattimento di Londrone

VOLUME DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE

VOLUME DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE
Il Volume sarà disponibile dal 30 aprile 2025

Collana Storia in Laboratorio

Il piano editoriale per il 1917 è pubblicato con post in data 12 novembre 2016

Per i volumi pubblicati accedere al catalogo della Società Editrice Nuova Cultura con il seguente percorso:
www.nuovacultura.it/catalogo/collanescientifiche/storiainlaboratorio

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014
Collana Storia in Laboratorio . Aggiornamento sul Canale You Tube: ISTITUTO NASTRO AZZURRO CESVAM

Testo Progetto Storia In Laboratorio

Il testo completo del Progetto Storia in Laboratorio è riportato su questo blog alla data del 10 gennaio 2009.

Si può utilizzare anche la funzione "cerca" digitando Progetto Storia in Laboratorio.

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La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011
Direttore della Collana: Massimo Coltrinari. (massimo.coltrinari@libero.it)
I testi di "Storia in Laboratorio"
sono riportati
sul sito www.nuovacultura.it
all'indirizzo entra/pubblica con noi/collane scientifiche/collanastoriainlaboratorio/pagine 1 e 2

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giovedì 18 dicembre 2025

Manuel Vignola. “Gli errori del Piano Schlieffen e il peso del mancato apporto italiano” Conclusioni e Bibliografia Conclusioni

 

CONCLUSIONI

In conclusione di questo elaborato, emerge che l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo il 28 giugno 1914 non fu l’unica causa dello scoppio del primo conflitto mondiale, ma un casus belli risultato di decenni di politica europea e piani militari progettati molto tempo prima di questo episodio. Una storia iniziata con l’Unità d’Italia, patrocinata senza volerlo da Napoleone III per scalzare l’Austria dal dominio italiano, consolidata da Bismark che elaborò il suo “sistema” per legare le Potenze europee di modo che la Francia si trovasse isolata e non potesse dare vita a coalizioni antitedesche mentre il nuovo Impero si consolidava in Centro Europa; quando Bismark venne allontanato dal potere dal giovane ed irresponsabile Kaiser Guglielmo II, il “sistema” si sfaldò permettendo l’alleanza tra Francia e Russia e ingenerando nei militari tedeschi il dilemma strategico della guerra su due fronti, dilemma che tentarono in vari modi di risolvere sino a quanto Schlieffen elaborò il suo famoso Piano per attaccare e soggiogare rapidamente la Francia, parando nel contempo il colpo della Russia a oriente, fidando nella lenta mobilitazione dell’enorme esercito dello Zar e nella perizia degli austro-ungarici.

Il Piano Schlieffen risulta essere stato elaborato su concezioni ben delineate sul piano strategico  (assorbire l’attacco francese previsto dal Piano XVII in Lorena, territorio boscoso adatto alla difesa e marciando nel contempo sul territorio pianeggiante belga e olandese aggirando in tal modo le fortificazioni confinarie francesi per calare su Parigi e, dopo, attaccare i difensori francesi alle spalle; successivamente, sfruttando gli ottimi collegamenti ferroviari francesi e tedeschi, trasferire l’esercito a oriente pronto per combattere i russi, considerati estremamente arretrati sul piano militare così come aveva dimostrato la recente sconfitta contro i giapponesi) e tattico (Schlieffen era un noto estimatore della battaglia di Canne e dell’accerchiamento dell’ala).

Tuttavia questo Piano aveva insiti vari difetti che non furono adeguatamente considerati, data anche l‘arroganza risultato della ritenuta superiorità militare tedesca acquisita dopo le ultime guerre, tutte vittoriose, come ad esempio:

- la bassa considerazione sul piano politico dell’invasione di Stati neutrali e la sicurezza che essi avrebbero capitolato al massimo dopo una breve resistenza

- i 42 giorni necessari per battere la Francia si basavano solo sulle tabelle di marcia tedesche e non consideravano le contromosse francesi,

- oltre a non valutare adeguatamente il problema delle linee di rifornimento che man mano si allungavano per i tedeschi e diminuivano per i francesi,

- l’enorme mole di uomini necessari per poter realizzare un piano di tale portata, unità che seppur conteggiate da Schlieffen non esistevano al momento attuale,

- un sistema ferroviario di una efficienza straordinaria (e che detto sistema non venisse danneggiato dai “franchi tiratori”) per evitare ingorghi dato l’enorme flusso di uomini e mezzi che avrebbe dovuto gestire,

- non si considerava la forza che si sarebbe dovuta lasciare a controllare i territori francesi posto che la Francia avesse capitolato in breve tempo mentre il grosso veniva trasferito a oriente,

- non si considerava che dal 1904 al 1914 l’esercito russo, seppur gravato da deficienze assai rilevanti, aveva fatto dei passi in avanti e si era modernizzato grazie all’alleanza con la Francia.

Inoltre, dettaglio forse ancor più importante, la Germania nel 1914 basò il proprio intervento non sul Piano Schlieffen così concepito, bensì sulla versione rivista dal Generale Moltke, il quale eliminando l’Olanda dall’equazione per poter mantenere una linea commerciale neutrale ed evitare sbarchi nemici da quel fronte, creò un ingorgo intorno a Liegi, che avrebbe dovuto capitolare in brevissimo tempo e avrebbe comunque creato un imbuto logistico rilevante per garantire il transito di così tante forze, senza considerare che proprio questo imbuto permise all’esercito belga di ritirarsi vittoriosamente e continuare a infastidire le retrovie nemiche per tutto il resto della guerra assorbendo forze che sarebbero risultate più utili altrove. Moltke inoltre deviò dal concetto-base di Schlieffen rinforzando troppo l’ala sinistra che avrebbe dovuto avere solo una funzione di contenimento a scapito della destra, accarezzando l’ipotesi, se le circostanze lo avessero permesso, di chiudere la campagna in un tempo ancor più breve sfondando le linee frontalmente e, inoltre, inviò alcune forze a proteggere la Prussia orientale per evitare che i ricchi possedimenti tedeschi venissero invasi dai russi, i quali riuscirono a mobilitare e attaccare in tempi molto più ridotti di quelli previsti.

Altri errori emergeranno nelle prime settimane, e Moltke pagherà assai caro il fatto di essersi mantenuto sempre così lontano dal fronte (avendo di conseguenza comunicazioni non aggiornate al momento attuale dati i sistemi non ottimali) e di avere lasciato mano libera eccessiva ai suoi comandanti d’Armata (ratificando solo successivamente disposizioni già adottate, in particolare Rupprecht di Baviera, Kluck e in misura minore Bulow), i quali avrebbero avuto bisogno di una guida forte e sicura da parte di un Generale che conoscesse il quadro d’insieme, mentre loro presero iniziative forse utili limitatamente al loro settore, ma estremamente deleterie a livello di strategia complessiva; le loro decisioni condizionarono le sorti della battaglia della Marna, in cui si cercò di correre ai ripari tardivamente ordinando un ripiegamento che avrebbe potuto essere evitato con una gestione più accorta delle risorse.

Guidati dal loro orgoglio e dalla propria superbia, i tedeschi commisero errori macroscopici, come non considerare che nel giugno 1914 disponevano, oltre all’Austria, di un terzo alleato, l’Italia, una nazione giovane e gravata da perenni e irrisolti problemi di bilancio, che si era trovata a gravitare nell’orbita degli Imperi Centrali, subito dopo l’Unità, a causa dei dissapori con la vicina Francia e desiderosa di mettere al sicuro la propria Unità. Alleata con austriaci e tedeschi dal 1882, durante i primi anni l’Italia aveva progettato vari piani operativi contro la Francia per adempiere ai suoi doveri, sebbene non ne fosse considerata all’altezza e nonostante le si richiedesse soltanto, in caso di guerra, di vincolare quante più forze francesi avesse potuto attaccando il baluardo naturale delle Alpi o di studiare possibili sbarchi sul litorale provenzale per poi risalire il Rodano, ma sempre tenendo d’occhio l’alleato austriaco, il quale era assai desideroso di recuperare i territori italiani perduti, in particolar modo dopo l’ascesa allo Stato Maggiore del Generale Conrad Von Hotzendorf, il quale non mancava mai di suggerire una guerra preventiva ogni volta che l’Italia si trovava in difficoltà (terremoto di Messina, guerra di Libia). Desiderando rendersi più utile, sin dai primi anni l’Italia aveva proposto di inviare truppe a combattere sul Reno insieme alla Germania sapendo bene che quello sarebbe stato il fronte principale e il più utile su cui effettuare pressione, vagliando anche l’ipotesi di invadere la neutrale Svizzera qualora l’Austria non si fosse resa disponibile a permettere l’uso delle proprie ferrovie, ma inizialmente tale proposta venne accolta con sufficienza. Quando infine essa fu pienamente accettata con le convenzioni del 1888 e fu stabilito di inviare la 3°Armata sul fronte del Reno mentre le altre forze avrebbero protetto le coste e avrebbero compiuto azioni offensive sulle Alpi, i tedeschi pensarono di schierarla sull’ala sinistra di Schlieffen, sulla direttrice d’attacco Belfort-Epinal. Se questo progetto fosse stato realizzato, Schlieffen e Moltke avrebbero potuto rinforzare ulteriormente l’ala destra, la più importante, in modo da consentirle di avere una potenza d’urto tale da schiacciare la resistenza belga, britannica e francese e avrebbero potuto disporre di ingenti forze senza contare le unità che l’Italia avrebbe vincolato sulle Alpi, probabilmente impedendo la creazione della 6°Armata di Manoury a Parigi. Su questi presupposti è molto probabile che la battaglia della Marna, così come la conosciamo, non si sarebbe mai verificata e che Parigi sarebbe caduta o che i francesi avrebbero costituito un’ulteriore linea difensiva molto più arretrata. Postulando che le circostanze avrebbero comunque determinato una situazione analoga a quella verificatasi effettivamente sulla Marna, le forze recuperate avrebbero potuto coprire il varco creatosi tra la 1° e la 2°Armata tedesche, evitando quel ripiegamento ordinato dal comando tedesco che, di fatto, trasformò la guerra di movimento in guerra di trincea. Inoltre giova sottolineare che, seppure il settore di Belfort fosse quello predeterminato, Moltke non aveva escluso di dover impiegare gli italiani anche in altri settori, sia a oriente in supporto agli austriaci, sia a garantire le comunicazioni nel nord tenendo a bada i belgi, svincolando in tal modo ulteriori forze tedesche, che sarebbero servite eventualmente per intrappolare la 5°Armata francese e conseguire una vittoria forse decisiva; inoltre l’operazione navale, pianificata con le convenzioni, avrebbe potuto garantire la difesa delle coste italiane e nel contempo danneggiare sensibilmente i movimenti della flotta francese e, soprattutto, i trasferimenti di unità dai possedimenti coloniali.

Quando, dopo la Marna, i tedeschi e gli austriaci si resero conto dell’errore militare commesso e del rischio che l’Italia abbandonasse la neutralità e si schierasse con le Potenze dell’Intesa, cercarono di correre ai ripari anche con metodi abbietti, magari promettendo il Trentino ma elaborando stratagemmi per poi negarlo alla fine della guerra, tuttavia né le promesse tardive austriache, né la missione Bulow a Roma riuscirono a riparare l’errore commesso, un errore che, seppur sia impossibile valutare adeguatamente fino a che punto avrebbe potuto o meno garantire la vittoria degli Imperi Centrali, senza dubbio avrebbe cambiato il corso della storia come è conosciuta oggi.

 

 La Bibliografia sarà pubblicata con post in data 31 dicembre 2025

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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