venerdì 18 febbraio 2011
Matino
12 febbraio 2011
Convegno
Dal primo al seconod risorgimento, e la questione meridionale
i ragazzi del Comprensorio scolastico di Alliste eseguono l'inno nazionale e l'inno europeo
Massimo Colntrinari, responsabile scientifico del Convegno
porta il Saluto del gen Poli, Presidxente dell'Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione
impossibilitato ad intervenire
Maria Grazia Primicieri, Massimo Coltrinari, Pasquale de Cataldis, Presidente della sezione di matino della Associazione Nazionale Combattenti e l'Alpino Avv. Cosimo Finiguerra
I Ragazzi del Comprensorio Scolastico di Matino. Il Sindaco.
L'apertura dei Lavori
I Saluti del Rappresentante dell'Autorità Militare ai genitori di Marco Pedone
lunedì 14 febbraio 2011
CONVEGNO ”LE MARCHE E GIUSEPPE GARIBALDI
Nel bicentenario della nascita 1807 -2007
Portonovo, (Ancona) Hotel Fortino Napoleonico – Sala Congressi Hotel La Fonte
Sabato 17 Novembre 2007, ore 10.00
Scopo del Convegno
Attraverso una valutazione ed esposizione critica degli avvenimenti, evidenziare ed approfondire il rapporto esistente tra Le Marche, nel loro insieme e nella situazione in cui si trovavano nella meta dell’800, e l’azione di Giuseppe Garibaldi.
In particolare approfondire gli aspetti del biennio 1848-1849, quando l’azione rivoluzionaria portò dapprima ad una adesione agli ideali nazionali, e quindi ad una visione positiva della figura di Pio IX e dello Stato della Chiesa, poi, con e il ridimensionamento di questo aspetto, alla creazione della Repubblica Romana, di cui Ancona e le Marche ebbero un ruolo di primo piano. (Assedio di Ancona del 1849).
Con alcuni cenni al decennio di preparazione, analizzare e approfondire il biennio 1859-1860, in cui si sviluppa e si conclude il passaggio delle Marche dallo Stato Preunitario allo Stato Nazionale, segnando un momento di totale cesura con il passato. In questo quadro vedere e approfondire il ruolo che Giuseppe Garibaldi ha avuto in questo processo, quali incidenze l’Eroi ei Due Mondi ha avuto e soprattutto come Le Marche si sono poste, con i suoi uomini più rappresentativi, in relazione ad esso.
Anche attraverso esposizioni che per forza di cos e non possono essere approfondite, evidenziare il ruolo delle Marche e di Ancona nel 1866 e quanto ha inciso nelle decisioni di Giuseppe Garibaldi per la sua partecipazione alla III Guerra di Indipendenza. Sottolineare, quindi, il ruolo di Ancona come piazzaforte strategica nello scacchiere Adriatico, ruolo che la Dorica ha avuto per soli sei anni dal 1860 al 1866, ruolo che passò proprio al termine della III Guerra di Indipendenza a Venezia, per poi riassumerlo al momento della dichiarazione di guerra all’Austria del 24 maggio 1915.
In via subordinata il Convegno si prefigge, essendo indirizzato per lo più, attraverso il progetto “Storia in Laboratorio”, ai giovani studenti, di rafforzare, in chiave critica, in loro il legame tra le Marche e Giuseppe Garibaldi, portandoli a conoscenza dei processi decisionali e degli avvenimenti relativi. Inoltre, di evidenziare e di divulgare il concetto di I Risorgimento, ovvero di processo di unità nazionale, che ha portato alla unità della nostra Patria, processo che non si è concluso nel 1918, ma che deve ogni giorno essere alimentato e rafforzato per evitare una balcanizzazione dell’Italia, processo che è sempre di attualità per la presenza nel nostro paese di forze separatiste e regionaliste. Una azione questa quanto mai necessaria, in quanto fenomeni dirompenti sono sempre possibili, e per poter ripristinare le condizioni di cui godiamo occorrono sacrifici, sudore e lacrime oltre che danni e lutti infiniti, come sta a dimostrare la Guerra di Liberazione 1943-1945, che per questi motivi noi intendiamo come II Risorgimento d’Italia.
Come terzo ed ultimo scopo, evidenziare l’attività culturale che enti, organizzazioni possono intraprendere per la promozione e la diffusione della Cultura, in senso lato, e senza riserve mentali, paletti, e quant’altro. Si vuole qui sottolineare questo aspetto, citando Ferruccio Parri, quando, nell’Italia del dicembre 1945, disastrata ed alle prese con la sopravvivenza materiale si indirizzava ai genitori:
“Voi, papà e mamme d’Italia, alle prese con lo spinosissimo problema giornaliero del pranzo e della cena, voi vedete in prima linea le necessità materiali. Lasciate che io metta in prima linea il lato morale. Non è questo il momento per insistervi, ma è la premessa di tutto, la premessa di ogni resurrezione. Abbiamo bisogno di una lunga e tenace opera di educazione civile che ci liberi da un triste passato e da antiche eredità, che dia agli italiani il senso della serietà morale. Al governo spetta di dare l’esempio: esempio di onestà,di giustizia, di tolleranza.” Parafrasando Ferruccio Parri, a noi spetta, di fronte ai giovani dare esempio di onesta, di giustizia di tolleranza che sono le figlie dirette del sapere, del conoscere della cultura in senso lato.
Le Associazioni e l’Hotel Fortino Napoleonico, che hanno promosso ed organizzato questo Convegno, lo hanno voluto per anteporre a tutto quanto oggi vi è di non accettabile nel nostro vivere in comune, l’aspetto morale e di educazione che eventi del passato, estremamente significativi del nostro essere, possano aiutare ed aiutarci ad affrontare un futuro con qualche cognizione in più. Si vuole portare il proprio granello di sabbia alle ragioni della diffusione, in forma critica, della cultura in ogni sua forma, come impegno morale che sovrastri ogni aspetto materiale e di interesse di qualsiasi risma.
mercoledì 9 febbraio 2011
Ricordando il 9 Febbraio
Via Tasso 145, con le sue 40 celle, dominate dai nazisti Kappler e Priebke. Rileggendo oggi le "Lettere di condannati a morte della Resistenza europea", un volume con prefazione del Premio Nobel Thomas Mann, che dovrebbe essere diffuso in tutte le scuole italiane, vi riconosciamo tanti dei detenuti di Via Tasso: la nota dominante di quelle lettere è la serenità con cui i condannati scrivono ai loro cari, compiuto il dovere di tacere sotto la tortura, il dovere fino all'estremo della vita.E pochi luoghi come la prigione delle S.S. ci ricordano il vincolo, storico e umano che lega la Resistenza, militare e civile nell'Italia occupata dai nazisti, alla Guerra di Liberazione: che le Forze Armate italiane e le formazioni partigiane hanno combattuto sul campo di battaglia come parte integrante dello sforzo bellico alleato nella campagna 1943-45.
Una tra le tante prove di questa verità la troviamo nella lettera di un martire di Via Tasso: il Generale di Brigata Aerea Sabatino Martelli Castaldi che dopo le torture subite con i compagni di cella, militari e civili, verrà trucidato nelle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
La sua ultima lettera alla moglie dimostra la dedizione al dovere e al tempo stesso il disprezzo per la tracotanza spietata del nemico nazista. Sono parole esemplari, come un testamento politico risorgimentale, sempre valido, senza tempo, senza frontiere.
«4 marzo 1944.
I giorni passano, e, oggi, 47°, credevo proprio che fosse quello buono, e invece ancora non ci siamo. Per conto mio non ci faccio caso e sono molto tranquillo e sereno, tengo su gli umori di 35 ospiti di sole quattro camere con barzellette, pernacchioni (scusa la parola ma è quella che ci vuol) e buon umore. Unisco una piantina di qui per ogni evenienza e perché, a mezzo del latore, quest'altra settimana me la rimandi completata. Penso la sera in cui mi dettero 24 nerbate sotto la pianta dei piedi nonché varie scudisciate in parti molli, e cazzotti di vario genere. Io risposi con un pernacchione che fece restare i tre manigoldi come tre autentici fessi. (Quel pernacchione della 24a frustata fu un poema! Via Tasso ne tremò ed al fustigatore cadde di mano il nerbo. Che risate! Mi costò tuttavia una scarica ritardata di cazzotti). Quello che più pesa qui è la mancanza di aria. Io mangio molto poco altrimenti starei male e perderei la lucidità di mente e di spirito che invece qui occorre avere in ogni istante.
(Ultimo messaggio, scritto sul muro della cella di Via Tasso).
Quando il tuo corpo, non sarà più, il tuo, spirito sarà ancora più, vivo nel ricordo dichi resta - Fa che
possa essere sempre di esempio.»
Aggiungo un'altra testimonianza, laconica ma altamente espressiva dell'amor di Patria di un partigiano, Medaglia d'Oro, che potrebbe essere sottoscritta da migliaia di combattenti per la libertà. «(...) l’amavo troppo la mia Patria, non la tradite, e voi tutti giovani d’Italia seguite la mia vita e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale». Firmato: Giancarlo Puecher Passivanti, ventenne, figlio di Giorgio, deportato e morto nel campo di Mauthausen.
Ritorna anche il ricordo di Luciano Bolis, che decise di uccidersi in carcere per non crollare sotto la tortura, ed essere costretto a svelare i nomi dei colleghi patrioti. Ma non ci riuscì. «Avevo trovato una lametta da barba, arrugginita. Riuscii solo a tagliarmi le corde vocali». Ma almeno i torturatori non ce la fecero a farlo parlare. Luciano, Medaglia d’Argento della Resistenza.
Giustamente Enzo Bettiza definisce “memoricidio” l’oblio, spesso tollerato, se non esplicitamente da alcuni voluto, in cui rischia di cadere quel periodo cruciale della nostra storia, Il Secondo Risorgimento d’Italia.
Alessandro Cortese de Bosis
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