Carissimo,
ti invio la lettera che il 15 ottobre 1914 Ruggero Timeus Fauro, all'età 22 anni, scrisse in punta di penna al Console d'Austria a Roma per spiegargli i motivi per i quali non si sarebbe mai arruolato nell'esercito austro-ungarico, sentendosi a tutti gli effetti un italiano ormai da più generazioni.
A mio parere sarebbe opportuno pubblicarla a corredo del mio articolo perché é un documento straordinario per il suo valore morale e per la dimostrazione concreta dell'amor patrio (oggi purtroppo in forte calo).
Potrebbe essere di esempio ai giovani anche perché mette in evidenza ed esalta il valore intellettuale e la grandezza morale di Ruggero Timeus Fauro, che, pur consapevole di essere considerato dagli austriaci un disertore e quindi meritevole di fucilazione alla schiena, ribadì fermamente il suo profondo attaccamento all'Italia e alla Patria.
Peraltro fu coerente con questi suoi ideali perché Ruggero Timeus Fauroandò poi in guerra contro l'Austria e restò ucciso in combattimento sul Pal Piccolo il 14 settembre 1915, meritandosi anche la medaglia d'argento al valor militare alla memoria.
Cordialmente
Pierluigi Roesler Franz
Consigliere nazionale dell'Ordine dei Giornalisti
Via Alessandro Serpieri 7 - 001
335-820.12.40
RUGGERO TIMEUS (ma come irredento e come scrittore il suo cognome di battaglia era conosciuto come FAURO, pseudonimo che aveva adottato togliendolo da un antico titolo nobiliare della sua famiglia). Figlio di Giovanni (di vecchia famiglia istriana originaria di Portole) e di Gisella De Chicchio (ultima superstite di un'antica famiglia triestina). Aveva un fratello, Renato. Discendeva da una famiglia di patrioti e di coraggiosi.
Era nato a TRIESTE il 16/2/1892.
SOTTOTENENTE MEDICO della 72^ Compagnia dell'8° REGGIMENTO ALPINI battaglione "TOLMEZZO", già nell'81° REGGIMENTO FANTERIA Brigata TORINO in cui si era arruolato il 20 maggio 1915. Due mesi dopo era stato nominato sottotenente. Partecipò alla campagna di Libia come sergente. Combattè come volontario nella legione garibaldina alle Argonne. Passò poi nell’esercito italiano, divenendo sottotenente per meriti di guerra.
Irredento e interventista, partì tra i primi volontario nel 1° Conflitto mondiale. Il suo era soprattutto un irredentismo logico che s'indispettiva delle vecchie ragioni e maniere di chi, redento o irredento, sentiva l'irredentismo al di là, e magari contro le ragioni della politica nazionale.
Morto in Vetta al PAL PICCOLO il 14/9/1915 all’età di 23 anni quando il baracchino da lui occupato sul fronte carnico venne colpita da una granata che lo uccise assieme ad altri 4 soldati.
Per OnorCaduti del Ministero della Difesa é sepolto in località sconosciuta.
Risulta, invece, sepolto nel piccolo CIMITERO di montagna di TIMAU dove fu posta la seguente epigrafe dettata da Giuseppe BEVIONE: "Ruggero Timeus, ucciso da granata austriaca il 14/9/1915 a Vetta Pal Piccolo. Vita breve, pura, radiosa, tutta offerta e sacrificata all'Italia. I suoi compagni dell'8° Reggimento Alpini".
MEDAGLIA D'ARGENTO ALLA MEMORIA conferitagli con decreto luogotenenziale 1/10/1916, pubblicato nel 1922, con questa motivazione: ”Benché ferito in precedente combattimento, dava con serena calma, durante un violento fuoco di artiglieria nemica, disposizioni per attenuarne gli effetti. Mirabile esempio di coraggio e di alte virtù militari, cadeva eroicamente sul posto. Pal Piccolo, 14 settembre 1915”.
Saggista e scrittore fra i più noti irredentisti del suo tempo e considerato il più conseguente e intemerato fra i nazionalisti italiani, amico di Vincenzo Picardi, Castellini, Corradini e Alfredo Rocco. Fu quasi un fratello spirituale dell'irredento Xydias, mentre un avversario di ideali nei confronti di irredentisti più moderati come l'ex compagno di classe Giani Stuparich e Scipio Slataper. Il suo irredentismo era più moderno, più politico, cosciente e pieno che rifuggiva fino all'esagerazione dal sentimento del vecchio irredentismo pregiudiziale caro alla politica dei democratici del Paese. Gli piaceva parlare ed essere uno scrittore senza ombra: dir tutto, darsi tutto, sempre. Ma con tante poche parole e con tanto amore al suo pieno silenzio che i più finivano per non accorgersene.
Nel 1911 parlò a Trieste davanti a più di 1.000 giovani al Congresso interregionale degli studenti. Nel 1909 si era iscritto a Filosofia all'Università di GRAZ. Due anni dopo si trasferì a Roma dove nel 1914 alla vigilia della Grande Guerra pubblicò il saggio “Trieste” che ebbe ampia diffusione e che può essere considerato il suo testamento spirituale.
Redattore dell'"IDEA NAZIONALE": i suoi articoli, brevi, nervosi, dritti, erano i più cercati e letti soprattutto a Napoli. Fu anche collaboratore de "IL DOVERE NAZIONALE" e de "IL REGNO". A soli 16 anni già scriveva su "l'EMANCIPAZIONE", giornale repubblicano di Trieste di aperta tendenza irredentistica. Come Giuseppe Mazzini e Goffredo Mameli era considerato uno dei giovani più colti e profondi della nostra letteratura. A chi gli chiedeva "quando avremo vinto la guerra"? Rispose:" Andremo a fare un bel giornale italiano a Tunisi". Ma in cuor suo progettava per sé un grande giornale nel Mezzogiorno, "Il Gallo Silvestre", che avrebbe dovuto cantare forti diane ogni mattina.
Di eccezionale interesse é la lettera che scrisse a 22 anni il 15 ottobre 1914 al Console d'Austria a Roma con cui gli comunicava la sua ferma e irrevocabile decisione di non ubbidire alla chiamata alle armi austriache rendendosi così meritevole di fucilazione alla schiena. E' un documento di grande valore morale.
La sua morte suscitò ovunque un profondo rimpianto. Ne dettero notizia La Tribuna del 21/9/1915 a pag. 5, la Gazzetta di Venezia del 24/9/1915, Idea Democratica e l'Indipendente del 25/9/1915, la Sentinella delle Alpi del 27/9/1915, l'Idea Nazionale del 30/9/1915, L'Illustrazione Italiana del 17/10/1915 e il Bollettino della Federazione della Stampa del 25/11/1915.
Il 23/1/1916 fu commemorato a Torino dall'Associazione Stampa Subalpina assieme al Socio avvocato Achille De Stefano (vedere La Stampa del 24/1/1916), mentre il 20/2/1916 fu anche commemorato assieme a Scipio Slataper, a Giacomo Venezian e ad altri irredenti al Teatro Nazionale di Roma dall'onorevole Innocenzo Cappa in una manifestazione organizzata dalla Società Dante Alighieri, come é riportato su La Guerra Italiana 2^ Serie n. 16 del 1916 a pag. 252.
Il suo nome compare nel 1° Elenco dei Caduti reso noto dalla Federazione della Stampa del 25 settembre 1916 e da "La Guerra Italiana" nella copertina del n. 23 del 15 ottobre 1916.
Nel 1920, a 5 anni dalla morte, fu ricordato da Bruno Coceancig nel volumetto "Ruggero Timeus Fauro, Parenzo, 1920 ".
Il 4 novembre 1921 (stesso giorno della cerimonia a Roma di tumulazione del Milite Ignoto presso l'Altare della Patria) fu commemorato presso l'Associazione della Stampa a Roma insieme agli altri giornalisti Caduti (all’epoca se ne conoscevano, però, solo 46). Il suo nome compare appunto a pag. 217 del XIX capitolo "Giornalisti soldati" del libro "Giornalismo eroico" di Arturo Lancellotti, Edizioni Fiamma, Roma, 1924 di 264 pp. con prefazione di Giovanni Biadene, Segretario Generale della Federazione Giornalistica Italiana. Nel 1966 fu stampato un libro in sua memoria.
Il suo nome compare sulla lapide con i nomi di 83 giornalisti Caduti nella Grande Guerra, inaugurata solennemente da Benito Mussolini al Circolo della Stampa di Roma a palazzo Marignoli in via del Corso (a pochi metri da Palazzo Chigi a piazza Colonna) alle 11,30 del 24 maggio 1934 e finita poi in una cantina dell'INPGI dove é stata casualmente ritrovata 4 anni fa.
N.B. Su questa lapide la medaglia d'argento è attribuita a Ruggero FAURO (cognome di battaglia di Ruggero TIMEUS).
Una curiosità: il Comune di Trieste gli ha dedicato una strada intestata a Ruggero Timeus e un busto a ricordo nei giardini pubblici di via Giulia, intestato a Ruggero Timeus Fauro, mentre sono stati a lui intestati, ma sotto il nome d’arte o di battaglia di Ruggero Fauro (che si era attribuito negli ultimi anni di vita) due strade: una a Roma nel quartiere Parioli,e l’altra a Lanciano.
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