Gen. Carlo Vecchiarelli |
domenica 5 gennaio 2020
Il caso vecchiarelli. La resa della 11a Armata 2
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Grecia Continentale
La sera del 7 settembre il Comando di Armata
italiano ricevette il promemoria dal Comando Supremo il cui contenuto appariva
a chi lo riceveva, al pari degli altri Alti comandati periferici italiani un
cambiamento tanto improvviso quanto drammatico delle situazione e nel contempo
dava indicazioni vaghe ed oscure nella condotta da tenere. Dopo appena 20 ore
giunse ancora più inattesa ed improvvisa la notizia dell’avvenuta conclusione
dell’armistizio. Vecchiarelli scelse la soluzione di prendere tempo e avviare
trattative con i tedeschi, cercando di arrivare ad atti di violenza o dimostrazioni
di forza che avrebbero segnato un punto di non ritorno. I tedeschi, anche in
Grecia, erano stati adeguatamente preparati e posero senza indugio le
condizioni che avevano poste ai comandanti italiani altrove: lealtà,
dichiarazione di fedeltà nel continuare la lotta accanto alla Germania,
consegna delle armi pesanti e dei materiali. Nel respingere queste richieste e
cercando di guadagnare tempo, Vecchiarelli si proponeva di cercare di riportare
in Italia il maggior numero possibile di soldati con tutto il materiale mobile.
Raggiunse un accordo verso le 23 dell’8 settembre nel quale le truppe italiane
avrebbero assicurato la difesa costiera per 14 giorni poi sarebbero state
rimpatriate con armamento da definirsi. Questo accordo non fu accettato dal
Comandante del Gruppo Armate tedesco e fu comunicato alle 4 del 9 settembre a
Vecchiarelli. Alle insistenze di Vecchiarelli i tedeschi furono sordi, sapendo
che il tempo giocava a loro favore; alla fine imposero le loro condizioni:
rinuncia ad ogni resistenza, disarmo totale, consegna di tutto il materiale;
unica concessione era quella che al momento del rimpatrio il personale avrebbe
conservato l’armamento individuale. Vecchiarelli emanò un ordine alle 9,50 del
9 settembre[1]
che in pratica consegnava tutta l’Armata nelle mani dei tedeschi senza avere
alcuna garanzia concreta di poter quanto meno riportare in Italia il personale,
Peraltro la promessa tedesca venne subito meno, dovendosi subito riconoscere
che era un espediente per arrivare al disamo ed alla resa delle truppe
italiane.
[1]
Tale ordine era del seguente tenore: “N. =2/25026. Seguito mio ordine 02/25006
dell’8 corrente. Presidi costieri dovranno rimanere in attuali posizioni sino
at cambio con reparti tedeschi non, dico non, oltre però le ore 10 giorno 10
alt. In aderenza clausole armistizio truppe italiane non oppongono da detta ora
resistenza alcuna ad eventuali azioni di forze ribelli alt. Truppe rientreranno
al più presto in Italia alt Pertanto una volte sostituite le G.U. si concentreranno
in zone che mi riservo di fissare unitamente a modalità di trasferimento alt
Siano lasciti ai reparti tedeschi subentranti armi collettive e tutte artiglierie
con relativo munizionamento alt Siano portate a seguito armi individuali
ufficiali e truppa con relativo munizionamento in misura adeguata at eventuali
esigenze belliche contro ribelli alt Consegneranno parimenti armi collettive
tutti altri reparti delle Forze Armate Italiane conservando solo armamento
individuale. Consegna inizio at richiesta comandi tedeschi at partire ore 12 di
oggi alt Generale Vecchiarelli.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento