Gen. Gastone Gambara |
martedì 5 novembre 2019
Il Caso Gambara. Un viaggio nella tempesta
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Gambara, la sera dell'8 settembre ricevuto il piano e gli ordini, si mise subito in viaggio e giunto a Foligno apprese la notizia
dell’armistizio. Si mise in contatto con lo Stato Maggiore e chiese se il piano
consegnatogli doveva essere ancora attuato: la risposta fu che si, si doveva
attuare nel limite del possibile. Giunto a Padova prese contatto con il
Generale Gariboldi, a cui comunicò i contenuti di detto piano (Gariboldi doveva
cedere due divisioni) e poi proseguì per Susak, e conferì con il gen. Robotti,
alle 12 del 9 settembre. A quell’ora i tedeschi avevano già occupato Trieste e
Lubiana, i comandi della Sforzesca e della Lombardia erano stati catturati. E
vi era la presunzione che su tutto il territorio dell’Armata la situazione non
era più quella del giorno precedente. Come se non fosse accaduto nulla, il gen.
Robotti, che già doveva essere sulle difensive in quanto un piano di tale
portata era stato elaborato senza la sua partecipazione la cui attuazione
affidata ad un suo sottoposto, dispose che il gen. Gambara dalle ore 15 del 9
settembre assumesse il comando del raggruppamento di divisioni; inoltre dispose
per fornire il personale per detto comando e diede altre disposizioni
logistiche per il suo funzionamento. Poi dispose di trasferire il suo comando
prima a Lussimpiccolo, poi a Zara e di conservare alle sue dirette dipendenze
il solo XIII Corpo d’Armata; quindi vennero emanate le disposizioni, a firma
sempre del gen. Robotti, le disposizioni della Memoria 44, raccomandando di non
“ricorre a mezzi estremi” nella loro attuazione.
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