domenica 17 gennaio 2010
Capitolo 2
Paolino Orlandini "......... e si scatenò la seconda Guerra Mondiale"
LA STORIA POCO RACCONTATA
Ma a noi interessa la storia poco raccontata o addirittura “oscurata”. Devo dire che parecchi archivi sono ancora vietati ai giornalisti ed agli storici, mentre altri sono stati aperti a Londra, Berlino, Mosca, Washington e persino una parte di quello Vaticano. Però non sono tanti coloro che vi vanno a mettere il naso, anche perché vengono poste barriere burocratiche lunghe e farraginose che non aiutano i ricercatori se non quelli che hanno alle spalle potenti università, agguerriti editori o propri mezzi per cui, quegli archivi, non hanno dato ancora i risultati che si sperava avessero dato. Figuriamoci come potranno essere utilizzati i documenti ancora rinchiusi negli archivi dei singoli Stati in guerra fra loro tra il 1940 e il 1945 e dell’ONU, di cui sono state annunciate le aperture dopo i 70 anni dalla fine della guerra.
E’ chiaro che allora dobbiamo accontentarci di leggere vecchi libri, alcuni dei quali ritrovabili, che narrano della Prima guerra mondiale e il periodo di preparazione della Seconda che ci interessa di più per estrapolare quanto vogliamo conoscere del contributo alla vittoria sul nazi-fascismo da parte dei popoli dell’URSS.
Io ho trovato uno stralcio del “libro bianco” del Ministero degli Affari Esteri della Svezia, edito a Stoccolma nel 1947 da cui emergono notizie sui francesi, sugli inglesi, sui tedeschi del primo dopoguerra, in “vista” della guerra ormai inevitabile in Europa che poi sfocerà nella 2^ guerra mondiale. Leggendolo ho capito tante cose, e quello che ho capito voglio raccontarlo, perché sono certo che pochissime persone le hanno potute leggere per valutare poi gli avvenimenti, senza tentare di addolcire la pillola o giustificare qualcuno. Ciascuno poi trarrà le proprie deduzioni.
Prima di affrontare questo aspetto della storia della preguerra, credo necessiti descrivere per sommi capi la situazione politica europea fra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Il materiale l’ho attinto dal libro di Gabriele Ranzato edito da Laterza nel 2006, dal titolo: “Il passato di bronzo. L’eredità della guerra civile nella Spagna democratica”.
Ranzato, parlando oggi degli avvenimenti che dettero vita all’aggressione alle democrazie europee da parte dei paesi dittatoriali e nazi-fascisti, fa un quadro riassuntivo dell’Europa di quei tempi partendo dal 1918, da quando cioè si crea la repubblica dei soviet in Russia, si sopprime l’assemblea costituente e nel 1922 si crea l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Oltre a questi avvenimenti, in Italia nel 1922 i fascisti marciano su Roma e nel 1926 si forma lo stato totalitario; in Bulgaria, nel 1923 ha luogo un putsch militare; in Spagna nel 1923 si da vita alla dittatura di Primo de Rivera; in Turchia, nel 1923 ha inizio l’autoritarismo del gen. Mustafà Kemal il quale, dopo la fine dell’impero ottomano avvenuta nel 1922, condusse una guerra contro la Grecia per rincorporare i territori sottratigli dal trattato di pace, costringendo gli alleati vincitori a ritrattare la nuova pace a Losanna.
In Albania nel giro di pochi anni succede di tutto. Riconosciuta definitivamente la sua indipendenza il 9 novembre 1921 e solo nel 1926 con il trattato di Parigi, i suoi definitivi confini. Nel frattempo si impone nella vita interna del paese l’avventuriero Ahmed Zogu, prima come ministro dell’interno poi come presidente del consiglio dei ministri e alla fine, nel 1924 cacciato dal Paese. Vi rientrò nel 1925 e divenne presidente della repubblica.
Il 10 settembre 1928 firma un decreto che trasforma la repubblica in monarchia e lui diviene re degli albanesi.
In Portogallo, nel 1926 avviene un putsch militare che assume il potere nel paese; lo stesso accade in Polonia, mentre in Lituania viene data vita ad una dittatura.
Nel 1929 in Jugoslavia avviene un colpo di stato monarchico e serbo-slavo; l’anno dopo in Romania il re Carlo II, con l’aiuto di A. Calinesco ministro dell’interno del governo Cristea, attuò una sua dittatura personale che durò fino al settembre 1939 quando venne ucciso dalle Guardie di Ferro per rappresaglia contro l’assassinio del loro capo Codreanu.
In Portogallo nuovamente nel 1932 inizia la dittatura di Antonio de Oliveira Salazar. In Lituania nello stesso anno si conferma definitivamente la dittatura.
In Germania, Hitler trionfa alle elezioni del 14/9/1930 e il 30 gennaio 1933 diviene cancelliere. Nel mese di marzo successivo nuova vittoria elettorale, il partito nazional-socialista conquista 288 seggi su 647. Viene sciolto il partito comunista e annullati i suoi seggi nel Reichstag. Il mese dopo, e precisamente il 7 aprile 1933, viene promulgata la prima legge razziale nazista.
In Austria tra il 1933-34 prende il potere Dollfuss creando una dittatura clerico-fascista; in Estonia nel 1934 si attua la dittatura, così avvenne in Lettonia. In Grecia nel 1936 si attua un colpo di stato e il re, morto il primo ministro Demestris, affida il governo a Metaxs, il quale assume i pieni poteri.
La Spagna si rinnova. I repubblicani vinceranno le elezioni e nel 1936 avviene la rivolta militare guidata dal gen. Francisco Franco e quindi l’inizio della guerra civile. Nel 1938 l’Austria viene annessa definitivamente al Terzo Reich; negli anni 1938-39 la Cecoslovacchia verrà smembrata e in parte annessa al Reich tedesco. Si deve aggiungere che nel 1933 in Ungheria il parlamento dà segni antisemiti, quindi la democrazia viene messa in discussione.
Se questa descritta brevemente è la situazione politica europea, vediamo lo stesso brevemente, salvo parlarne in seguito, la situazione politica dei grandi Paesi ove vigeva la democrazia.
Ranzato dopo aver passato in rassegna gli avvenimenti dopo la guerra civile spagnola, con razionalità si butta sui fatti concreti analizzando la “democrazia”. E si domanda: quale democrazia del passato appare, appunto in assenza di una guerra civile, una democrazia se osservata con gli occhi delle democrazie odierne? Probabilmente nessuna – si risponde da solo – con la parzialissima eccezione, forse, della Repubblica di Weimar della Germania del primo dopoguerra.
Il fatto è che la democrazia – si pone ancora Ranzato – non è un’essenza immutabile che resta tale indipendentemente dalle forme del suo precipitare in storica esistenza, non è un semplice e immodificabile tipo ideale. La democrazia è un processo, provvisto di tortuose anse e non immune, complici le guerre e le crisi economiche o morali, da inversioni di marcia, di tendenze o addirittura di arretramenti.
Nulla è mai veramente conquistato e nulla è mai veramente perduto.
Su questo argomento gli storici non hanno verità assolute e non possono permettersi di condannare il relativismo. Chi potrebbe altrimenti considerare democratico un paese che non fa votare le donne; che non concede i diritti civili alle minoranze etniche o razziali; chi esercita con la forza e la repressione il dominio sulle colonie, dove vivono cittadini senza diritti o con minori diritti? Con il nostro sguardo di oggi e con le nostre non negoziabili esigenze, la Germania del 1914 non è certo democratica. Alla stessa stregua però della Francia repubblicana e rivale in guerra; così come non è democratica l’Italia del 1919-22 (affossata dal fascismo); non è democratica e discriminatrice l’America di Roosevelt (seppure “arsenale della democrazia” e poi restauratrice della libertà europea); non è democratica l’imperiale Inghilterra di Chamberlain (che però resistette poi, a lungo e da sola, con Churchill, al nazismo e al fascismo).
Le democrazie, dunque, in quegli anni, non erano veramente tali, se paragonate ai nostri valori condivisi. Tra l’altro erano tutti quanti paesi colonialisti. Così l’Olanda e il Belgio. Quindi tutte democrazie quanto meno “imperfette”, termine oltremodo ambiguo, perché non crediamo al termine, altrettanto ambiguo, di “democrazia perfetta”.
C’è di più da dire: le democrazie “imperfette” erano pochissime tra le due guerre mondali, nella stessa Europa, il quadro era veramente sconfortante ove dilagarono infatti le dittature e il totalitarismo, come abbiamo visto parlando della situazione politica dei vari paesi europei.
Paolino Orlandini "......... e si scatenò la seconda Guerra Mondiale"
LA STORIA POCO RACCONTATA
Ma a noi interessa la storia poco raccontata o addirittura “oscurata”. Devo dire che parecchi archivi sono ancora vietati ai giornalisti ed agli storici, mentre altri sono stati aperti a Londra, Berlino, Mosca, Washington e persino una parte di quello Vaticano. Però non sono tanti coloro che vi vanno a mettere il naso, anche perché vengono poste barriere burocratiche lunghe e farraginose che non aiutano i ricercatori se non quelli che hanno alle spalle potenti università, agguerriti editori o propri mezzi per cui, quegli archivi, non hanno dato ancora i risultati che si sperava avessero dato. Figuriamoci come potranno essere utilizzati i documenti ancora rinchiusi negli archivi dei singoli Stati in guerra fra loro tra il 1940 e il 1945 e dell’ONU, di cui sono state annunciate le aperture dopo i 70 anni dalla fine della guerra.
E’ chiaro che allora dobbiamo accontentarci di leggere vecchi libri, alcuni dei quali ritrovabili, che narrano della Prima guerra mondiale e il periodo di preparazione della Seconda che ci interessa di più per estrapolare quanto vogliamo conoscere del contributo alla vittoria sul nazi-fascismo da parte dei popoli dell’URSS.
Io ho trovato uno stralcio del “libro bianco” del Ministero degli Affari Esteri della Svezia, edito a Stoccolma nel 1947 da cui emergono notizie sui francesi, sugli inglesi, sui tedeschi del primo dopoguerra, in “vista” della guerra ormai inevitabile in Europa che poi sfocerà nella 2^ guerra mondiale. Leggendolo ho capito tante cose, e quello che ho capito voglio raccontarlo, perché sono certo che pochissime persone le hanno potute leggere per valutare poi gli avvenimenti, senza tentare di addolcire la pillola o giustificare qualcuno. Ciascuno poi trarrà le proprie deduzioni.
Prima di affrontare questo aspetto della storia della preguerra, credo necessiti descrivere per sommi capi la situazione politica europea fra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Il materiale l’ho attinto dal libro di Gabriele Ranzato edito da Laterza nel 2006, dal titolo: “Il passato di bronzo. L’eredità della guerra civile nella Spagna democratica”.
Ranzato, parlando oggi degli avvenimenti che dettero vita all’aggressione alle democrazie europee da parte dei paesi dittatoriali e nazi-fascisti, fa un quadro riassuntivo dell’Europa di quei tempi partendo dal 1918, da quando cioè si crea la repubblica dei soviet in Russia, si sopprime l’assemblea costituente e nel 1922 si crea l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Oltre a questi avvenimenti, in Italia nel 1922 i fascisti marciano su Roma e nel 1926 si forma lo stato totalitario; in Bulgaria, nel 1923 ha luogo un putsch militare; in Spagna nel 1923 si da vita alla dittatura di Primo de Rivera; in Turchia, nel 1923 ha inizio l’autoritarismo del gen. Mustafà Kemal il quale, dopo la fine dell’impero ottomano avvenuta nel 1922, condusse una guerra contro la Grecia per rincorporare i territori sottratigli dal trattato di pace, costringendo gli alleati vincitori a ritrattare la nuova pace a Losanna.
In Albania nel giro di pochi anni succede di tutto. Riconosciuta definitivamente la sua indipendenza il 9 novembre 1921 e solo nel 1926 con il trattato di Parigi, i suoi definitivi confini. Nel frattempo si impone nella vita interna del paese l’avventuriero Ahmed Zogu, prima come ministro dell’interno poi come presidente del consiglio dei ministri e alla fine, nel 1924 cacciato dal Paese. Vi rientrò nel 1925 e divenne presidente della repubblica.
Il 10 settembre 1928 firma un decreto che trasforma la repubblica in monarchia e lui diviene re degli albanesi.
In Portogallo, nel 1926 avviene un putsch militare che assume il potere nel paese; lo stesso accade in Polonia, mentre in Lituania viene data vita ad una dittatura.
Nel 1929 in Jugoslavia avviene un colpo di stato monarchico e serbo-slavo; l’anno dopo in Romania il re Carlo II, con l’aiuto di A. Calinesco ministro dell’interno del governo Cristea, attuò una sua dittatura personale che durò fino al settembre 1939 quando venne ucciso dalle Guardie di Ferro per rappresaglia contro l’assassinio del loro capo Codreanu.
In Portogallo nuovamente nel 1932 inizia la dittatura di Antonio de Oliveira Salazar. In Lituania nello stesso anno si conferma definitivamente la dittatura.
In Germania, Hitler trionfa alle elezioni del 14/9/1930 e il 30 gennaio 1933 diviene cancelliere. Nel mese di marzo successivo nuova vittoria elettorale, il partito nazional-socialista conquista 288 seggi su 647. Viene sciolto il partito comunista e annullati i suoi seggi nel Reichstag. Il mese dopo, e precisamente il 7 aprile 1933, viene promulgata la prima legge razziale nazista.
In Austria tra il 1933-34 prende il potere Dollfuss creando una dittatura clerico-fascista; in Estonia nel 1934 si attua la dittatura, così avvenne in Lettonia. In Grecia nel 1936 si attua un colpo di stato e il re, morto il primo ministro Demestris, affida il governo a Metaxs, il quale assume i pieni poteri.
La Spagna si rinnova. I repubblicani vinceranno le elezioni e nel 1936 avviene la rivolta militare guidata dal gen. Francisco Franco e quindi l’inizio della guerra civile. Nel 1938 l’Austria viene annessa definitivamente al Terzo Reich; negli anni 1938-39 la Cecoslovacchia verrà smembrata e in parte annessa al Reich tedesco. Si deve aggiungere che nel 1933 in Ungheria il parlamento dà segni antisemiti, quindi la democrazia viene messa in discussione.
Se questa descritta brevemente è la situazione politica europea, vediamo lo stesso brevemente, salvo parlarne in seguito, la situazione politica dei grandi Paesi ove vigeva la democrazia.
Ranzato dopo aver passato in rassegna gli avvenimenti dopo la guerra civile spagnola, con razionalità si butta sui fatti concreti analizzando la “democrazia”. E si domanda: quale democrazia del passato appare, appunto in assenza di una guerra civile, una democrazia se osservata con gli occhi delle democrazie odierne? Probabilmente nessuna – si risponde da solo – con la parzialissima eccezione, forse, della Repubblica di Weimar della Germania del primo dopoguerra.
Il fatto è che la democrazia – si pone ancora Ranzato – non è un’essenza immutabile che resta tale indipendentemente dalle forme del suo precipitare in storica esistenza, non è un semplice e immodificabile tipo ideale. La democrazia è un processo, provvisto di tortuose anse e non immune, complici le guerre e le crisi economiche o morali, da inversioni di marcia, di tendenze o addirittura di arretramenti.
Nulla è mai veramente conquistato e nulla è mai veramente perduto.
Su questo argomento gli storici non hanno verità assolute e non possono permettersi di condannare il relativismo. Chi potrebbe altrimenti considerare democratico un paese che non fa votare le donne; che non concede i diritti civili alle minoranze etniche o razziali; chi esercita con la forza e la repressione il dominio sulle colonie, dove vivono cittadini senza diritti o con minori diritti? Con il nostro sguardo di oggi e con le nostre non negoziabili esigenze, la Germania del 1914 non è certo democratica. Alla stessa stregua però della Francia repubblicana e rivale in guerra; così come non è democratica l’Italia del 1919-22 (affossata dal fascismo); non è democratica e discriminatrice l’America di Roosevelt (seppure “arsenale della democrazia” e poi restauratrice della libertà europea); non è democratica l’imperiale Inghilterra di Chamberlain (che però resistette poi, a lungo e da sola, con Churchill, al nazismo e al fascismo).
Le democrazie, dunque, in quegli anni, non erano veramente tali, se paragonate ai nostri valori condivisi. Tra l’altro erano tutti quanti paesi colonialisti. Così l’Olanda e il Belgio. Quindi tutte democrazie quanto meno “imperfette”, termine oltremodo ambiguo, perché non crediamo al termine, altrettanto ambiguo, di “democrazia perfetta”.
C’è di più da dire: le democrazie “imperfette” erano pochissime tra le due guerre mondali, nella stessa Europa, il quadro era veramente sconfortante ove dilagarono infatti le dittature e il totalitarismo, come abbiamo visto parlando della situazione politica dei vari paesi europei.
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