I FATTI E LA DIFESA COLLETTIVA
Dopo la presa del potere nazional-socialista (nazista) in Germania e il potere fascista in Italia, i governi francese ed inglese, nel 1933 scesero a trattative con i nuovi venuti in Europa e stipularono il “Patto di intesa e collaborazione”, che sottoscrissero a Roma fra le quattro potenze: Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia.
Questo patto significava l’accordo fra i governi “democratici” di Francia e Gran Bretagna e i governi dittatoriali di Germania e Italia, i quali sin da allora, non nascondevano le loro mire aggressive. Al tempo stesso questo patto con gli Stati fascisti significava la rinuncia alla politica di consolidamento del fronte unico delle potenze amanti della pace contro quelle considerate aggressive. Tutto ciò avvenne nel momento in cui alla Società delle nazioni si stava discutendo la proposta del governo dell’URSS per concludere un patto di non aggressione ed un patto per la definizione della parte attaccante. Pertanto, questo patto, inferse un colpo alla causa della pace e alla sicurezza dei popoli.
Era questa la strada per lasciare sola l’URSS, per isolarla dal contesto delle altre nazioni europee? Cominciamo a porci la domanda!
Andiamo avanti! E’ nel 1934 che Francia e Gran Bretagna aiutarono Hitler ad approfittare della posizione ostile del governo polacco di allora, nei confronti dell’URSS. Ricordiamo che queste due potenze erano alleate, assieme alla Romania, con la Polonia di Pilsudski. (8)
Da questa situazione derivò la conclusione del patto di non aggressione fra Germania e Polonia. Patto necessario ad Hitler per sconcertare le file dei sostenitori della sicurezza collettiva e dimostrare con questo esempio, che l’Europa aveva bisogno di patti bilaterali e non collettivi per cui Hitler si sentì ringalluzzito per la prima breccia che aveva creato nell’edificio della sicurezza collettiva.
Fu a questo punto che Hitler prese varie iniziative per la ricostituzione aperta delle forze armate germaniche, cosa che non suscitò nessuna opposizione da parte dei governanti inglesi e francesi. Al contrario, nel 1935, a Londra giunse Von Ribbentrop (9) per trattare e concludere un accordo navale anglo-tedesco con il quale la Gran Bretagna acconsentiva alla ricostituzione delle forze militari navali tedesche portandole quasi al livello della flotta militare francese. Inoltre, ad Hitler, venne concesso il diritto di costruire sommergibili per una stazza complessiva pari al 45% della flotta subacquea britannica. Risalgono allo stesso periodo anche le azioni unilaterali della Germania, dirette a liquidare qualsiasi altra limitazione allo sviluppo delle forze armate tedesche, stabilite dal Trattato di Versailles, azioni che non hanno incontrato nessuna opposizione, da parte di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti d’America.
Gli appetiti dei governi fascisti aumentavano sempre più. Non è casuale che in quel periodo la Germania e l’Italia compissero impunemente i loro interventi militari in Abissinia e in Spagna. (10) Soltanto l’URSS perseguì in modo fermo e conseguente la sua politica di pace difendendo i principi dell’uguaglianza dei diritti e dell’indipendenza dell’Abissinia, che per di più era membro della Società delle Nazioni, nonché il diritto del legittimo governo repubblicano spagnolo all’appoggio dei paesi democratici contro l’intervento diretto tedesco ed italiano.
La Società delle Nazioni si limitò all’applicazione di sanzioni economiche all’Italia.
Fu il 10 gennaio 1936 che il ministro degli esteri dell’URSS, Molotov (11) al Comitato Centrale esecutivo dell’URSS, nel suo intervento previde il futuro politico dell’Europa: “La guerra italo-abissina dimostra che la minaccia della guerra mondiale aumenta sempre più, e si estende sempre più all’Europa”.
Il discorso di Molotov fu chiaro, anche perché era conseguente alla politica di disarmo dell’URSS che il proprio rappresentante alla Società delle Nazioni M.M. Litvinov, propose, senza esito, sin dal 6 febbraio 1933. Proposta che voleva anche definire con precisione, “aggressore”, allo scopo di prevenire qualsiasi pretesto per la sua giustificazione. Soprattutto, la proposta, aspirava a consolidare una sicurezza collettiva fra le nazioni. Ma il Segretario Generale della Società della Nazione, Avenol, ben sostenuto dai rappresentanti delle grandi potenze, seppellì la proposta negli archivi senza dargli alcun corso nonostante le sollecitazioni dello stesso Litvinov.
“Il motivo principale – dirà J.V. Stalin (12) nel suo rapporto al 18° congresso del Partito Comunista (bolscevico) dell’URSS nel marzo 1939, spiegando le ragioni per cui l’aggressione hitleriana andava intensificandosi – sta nella rinuncia da parte della maggioranza dei paesi non aggressori, e innanzitutto dell’Inghilterra e della Francia, alla politica della difesa collettiva, alla politica della resistenza collettiva agli aggressori, sta nel passaggio di questi Stati dalla posizione di non intervento, alla posizione della “neutralità”.
Il rifiuto delle potenze occidentali di concludere il patto di sicurezza collettiva non fu casuale. In questo periodo si svolgeva la lotta fra due linee della politica internazionale: la linea della lotta per la pace, per la sicurezza collettiva condotta dall’Unione Sovietica, e quella della rinuncia all’organizzazione della sicurezza collettiva, la rinuncia ad opporsi all’aggressione. Tutto ciò incoraggiò i governi fascisti ad intensificare la loro attività aggressiva e contribuì a scatenare una nuova guerra.
Di fronte a questa situazione si può affermare che l’aggressione hitleriana fu possibile in primo luogo, perché i grandi gruppi finanziari americani aiutarono i tedeschi a riarmarsi e perché, i circoli dirigenti anglo-francesi rinunciarono alla difesa collettiva. Diversamente sarebbero andate le cose se quei fatti non fossero accaduti durante tutto il periodo prebellico.
Seguendo questa linea del nostro discorso, vediamo come avvenne l’isolamento dell’URSS e come si svolsero altri fatti che portarono alla Seconda guerra mondiale.
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