1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO
Il volume e acquistabile presso tutte le librerie, oppure si può chiedere alla Casa Editrice (ordini@nuovacultura.it) o all'Istituto del nastro Azzurro (segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)

1866 Il Combattimento di Londrone

ORDINE MILITARE D'ITALIA

ORDINE MILITARE D'ITALIA
CAVALIERE DI GRAN CROCE

Collana Storia in Laboratorio

Il piano editoriale per il 1917 è pubblicato con post in data 12 novembre 2016

Per i volumi pubblicati accedere al catalogo della Società Editrice Nuova Cultura con il seguente percorso:
www.nuovacultura.it/catalogo/collanescientifiche/storiainlaboratorio

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014
Collana Storia in Laboratorio . Scorrendo il blog si trovano le indicazioni riportate sulla quarta di copertina di ogni volume. Ulteriori informazioni e notizie possono essere chieste a: ricerca23@libero.it

Testo Progetto Storia In Laboratorio

Il testo completo del Progetto Storia in Laboratorio è riportato su questo blog alla data del 10 gennaio 2009.

Si può utilizzare anche la funzione "cerca" digitando Progetto Storia in Laboratorio.

Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

Translate

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011
Direttore della Collana: Massimo Coltrinari. (massimo.coltrinari@libero.it)
I testi di "Storia in Laboratorio"
sono riportati
sul sito www.nuovacultura.it
all'indirizzo entra/pubblica con noi/collane scientifiche/collanastoriainlaboratorio/pagine 1 e 2

Cerca nel blog

lunedì 17 gennaio 2011

Il Ricordo di Lauro De Bosis
 ALESSANDRO CORTESE DE BOSIS


Ancora una volta la nostra città accoglie e ricorda Lauro de Bosis nella ricorrenza del suo volo su Roma, il 3 ottobre 1931. Grazie signor Sindaco, a Lei e alla Giunta municipale. Già l’anno scorso eravamo qui insieme a premiare un’intera classe del Liceo “Rinaldini” per un esemplare elaborato nel concorso che la nostra Associazione aveva indetto sul volo di Lauro. Ricordo che rileggemmo in quell’occasione il messaggio che nel cinquantenario della scomparsa, il Presidente e Medaglia d’Oro Sandro Pertini aveva indirizzato a mia madre: «Con la sola forza dell'ideale e della fede nella libertà Lauro de Bosis lanciava la sua sfida alla tirannide fascista, realizzando il suo audace volo per risvegliare le coscienze degli italiani al culto di quei valori per i quali si erano immolate intere generazioni di patrioti. Desidero esprimere il mio commosso ricordo e quello degli italiani per la figura sempre più significativa di suo fratello Lauro».

E anche Ancona, città Medaglia d’Oro, comprende e rievoca il nostro Lauro.

Lauro, poeta e scrittore di vecchia famiglia anconetana aveva scritto a Portonovo, nella nostra torre, il suo poema “Icaro”, un libro dedicato alla libertà e tradotto “Antigone” poi rappresentata al teatro romano sul Palatino, alla presenza della famiglia Reale. Lauro era un liberale risorgimentale e lo si evince da uno dei suoi manifestini in cui ricordava al Re Vittorio Emanuele III che firmava i decreti di Radetzky con la penna di Carlo Alberto, proprio a proposito delle leggi liberticide. Con la creazione della sua “Alleanza Nazionale per la libertà” e poi con il suo volo su Roma sapeva benissimo di rischiare la vita. E un frase scritta prima di morire è significativa: “se sarò abbattuto dalle mitragliatrici fasciste il successo del mio volo dal punto di vista della causa sarà raddoppiato, che i miei amici non rimpiangano la mia morte. Essa è stata il miglior modo di vivere intensamente la mia vita”. La morte come sublimazione assoluta dell’anima di Lauro de Bosis. C’è sicuramente qualcosa di crociano in questa religione della libertà ispirata dal grande maestro Benedetto Croce.

Ma, come scrisse nel suo testamento spirituale “Storia della mia morte”, decise di fare il suo dovere, quando i suoi colleghi Vinciguerra e Rendi furono condannati a 15 anni di carcere per aver diffuso migliaia di circolari dell’Alleanza con un appello contro le leggi liberticide, dopo il delitto Matteotti del giugno 1924. E nel suo ultimo scritto egli definisce modestamente il suo ultimo volo e il lancio di 400.000 manifestini con un monito al Re d’Italia e ai cittadino solo come “un piccolo atto di spirito civico” per il suo Paese.

Se fosse tornato sano e salvo dopo il volo sarebbe patito per l’America – dove si trovava al momento della condanna dei suoi colleghi – per un ciclo di conferenze sull’Italia e sull’Europa. L’argomento di una di esse, da tenersi ad Harvard, era il progetto di Unione federale europea necessaria, secondo Lauro, per evitare un’altra guerra fratricida in Europa. Seguace di europeisti come Mazzini ed Einaudi, dunque, e precursore di Altiero Spinelli e di Carlo Azeglio Ciampi.

Lauro si chiedeva perché, nel Risorgimento, tanti giovani erano pronti a morire per la libertà e negli anni del fascismo così pochi si facevano avanti per opporsi al regime. Perché la gente si aspetta forse che il fascismo finisca col cadere da sé o diventi, negli anni, un movimento democratico? Non è vero. Bisogna combatterlo, subito con una coalizione di cittadini liberi, senza dare, però, l’iniziativa ai cosiddetti sovversivi o estremisti, altrimenti tra i due mali, gli italiani avrebbero continuato ad accettare e subire il fascismo. Così scriveva Lauro nel 1930.

Lauro aveva affermato che il regime aveva reso l’Italia un Paese “intraducibile” per gli altri Stati occidentali e – nei suoi scritti - ne aveva messo in risalto i connotati essenziali. Non è passato un secolo. Cerchiamo di attualizzare quel periodo della nostra storia e immaginare cosa significhi vivere in una Nazione dominata da un solo partito politico, per di più armato, con un esercito di 300.000 soldati. Fu proprio Mussolini a definire la milizia fascista “il Partito col moschetto e il pugnale”. Non più, dunque un’anomalia politica ma una vera e propria mostruosità senza precedenti se non, in quegli anni, nella Russia sovietica (il paragone è dell’Onorevole Professor Ruffini, celebre giurista e uno dei pochi docenti che non giurarono fedeltà al regime). Ma prima ancora, quando esistevano veri partiti poi soppressi insieme ai sindacati e ai liberi giornali, ce lo immaginiamo un partito fascista che si arroga il diritto esclusivo di redigere lui stesso le liste elettorali? Ce lo immaginiamo oggi un partito al potere che crea tribunali speciali per la difesa dello Stato, in barba alla magistratura ordinaria, tribunali spesso presieduti da ufficiali della milizia e hanno poi irrogato nel ventennio fascista condanne inappellabili per 18.000 anni di carcere? Ce lo immaginiamo un partito fascista che dopo qualche anno, trasforma con decreto legge la Camera dei Deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni? Un partito che diventa Parlamento? Ce lo immaginiamo un regime avviato a diventare quasi uno Stato assoluto e che poi, negli anni successivi, coinvolgerà l’Italia in sette guerre in sei anni (dal 1935 al 1941: guerra in Etiopia, intervento unilaterale in Spagna, guerra contro GB e Francia, guerra contro la Grecia, guerra contro la Jugoslavia, guerra contro la Russia e contro gli USA) vincolando il Paese all’alleanza aggressiva col regime nazista del genocidio, responsabile di Auschwitz, dello sterminio degli israeliti e di una guerra con 50 milioni di morti? Un regime fascista in cui il Duce aveva proclamato gli ebrei un pericolo grave per la razza ariana da cui difendersi con le leggi repressive del 1938?

Ma già subito dopo il delitto Matteotti di cui Mussolini disse che il Governo si assumeva tutte le responsabilità, Lauro e altri uomini liberi come Giovanni Amendola, Piero Gobetti e più tardi i fratelli Rosselli, tutti martiri anch’essi per la libertà, avevano denunciato le leggi fascistissime - come le chiamò Mussolini – fra cui il giuramento di fedeltà cui ho accennato, e che solo undici professori universitari ordinari, quasi tutti amici ed estimatori di Lauro, rifiutarono di compiere.

Si è parlato superficialmente di Lauro come di un idealista romantico. Ma domandiamoci seriemente chi aveva ragione? Uno scrittore che lanciava, così come poteva, un avvertimento e un allarme sul crollo della democrazia parlamentare e sull’inizio della dittatura – come farà poi il premio Nobel Thomas Mann denunciando il nazismo – oppure gli scaltri pubblicisti e uomini di cultura che accettarono ed esaltarono il fascismo che condusse poi gradualmente l’Italia alla più grave sconfitta della nostra storia unitaria?

Oggi c’è chi distingue tra fascismo come male assoluto o relativo, come se si potesse parlare di male a tempo pieno o part-time. Ma io mi contento della definizione di Sandro Pertini sulla tirannide fascista. Una tirannide il cui motto era “credere, obbedire, combattere”, imperativi che venivano recitati a scuola dai balilla in camicia nera nelle adunate del sabato fascista quando dovevano giurare, a dieci-dodici anni di età, assoluta fedeltà al Duce del fascismo.

Il gesto di Lauro, la sua sfida, ebbe il valore di un “certificato di esistenza in vita” della libertà italiana non ancora spenta del tutto, di un’Italia di minoranza come la chiamò Spadolini. E così apparve all’intera stampa europea ad americana che pubblicarono e commentarono, quasi con un sospiro di sollievo, “Storia della mia morte” scritta da Lauro prima di decollare da Marsiglia verso Roma. Lo stesso Spadolini, storico insigne e poi Presidente del Consiglio, definì l’Alleanza Nazionale per la libertà come l’anello di congiunzione tra resistenza inerme e poi resistenza partigiana e guerra di liberazione, ossia tra la tentata coalizione dei resti dei partiti antifascisti, voluta da Giovanni Amendola e i Comitati Nazionali di Liberazione nati dopo l’8 settembre 1943.

Siamo dunque con lui e con quei pochi nel Secondo Risorgimento. Il Primo, col suo trinomio Libertà, Unità, Indipendenza era stato tradito da Mussolini, come ricordato dal Presidente Ciampi. Il Secondo ci ha dato una Costituzione voluta da popolo e non concessa dal Re, per la quale oggi il Presidente Napolitano invoca un po’ di “patriottismo costituzionale” da parte nostra.

Sì, la figura di Lauro è sempre viva da noi. Ma anche in America si parla di lui: nella più celebre Università degli USA, quella di Harvard ove esiste dal 1934 una cattedra di civiltà italiana intitolata al suo nome e che fu tenuta per anni da Gaetano Salvemini, esule antifascista. Fu un’iniziativa della compagna di Lauro, Ruth Draper, che volle ricordarne la memoria dopo il volo senza ritorno facendo risaltare così, con questa cattedra, l’interdipendenza culturale tra Stati Uniti e Italia.

Vorrei concludere ricordando ai giovani studenti che, come disse un celebre scrittore “il futuro ha un cuore antico”. Il gesto di Lauro non è antico.

Comunque il suo esempio, assieme a quello dei combattenti per la liberazione, potrà forse aiutare i giovani in avvenire a orientare la loro coscienza morale di cittadini italiani ed europei nelle scelte patriottiche da affrontare nella loro vita. Grazie.

sabato 8 gennaio 2011

Ricordo di Lauro de Bosis

INTERVENTO
di 
ALESSANDRA POGGI

“Domani alle tre, su un prato della Costa Azzurra, ho un appuntamento con Pegaso, il mio aeroplano. Ha la groppa rossa e le ali bianche. L’ho trovato nella foresta Ercinia e il suo ex-padrone me lo porterà sulle rive del Mar Tirreno credendo in buona fede che abbia a servire agli svaghi di un giovane britannico. La mia cattiva pronuncia non gli ha destato sospetti: gli chiedo quasi scusa di questo. Ma non andremo a caccia di chimere. Andremo a portare un messaggio di libertà ad un popolo schiavo al di là del mare”.

Come già i miei predecessori hanno detto, oggi 3 ottobre, ricorre l’anniversario della morte di Lauro de Bosis, un ragazzo che aveva tutto. Poi divenne un eroe, un fulgido esempio di dedizione ed abnegazione alla propria causa. Ma soprattutto era un giovane che mai permise al proprio contorno socio-politico di omologarlo e massificarlo, in un particolare frangente storico durante il quale soprattutto dai giovani si pretendeva la conformazione alle regole di una dittatura, quella fascista.

Si è già parlato della figura pubblica del de Bosis e del pensiero politico che lo portò ad inondare la città di Roma di volantini anti-fascisti.

Quello che vorrei mettere in risalto con il mio intervento è proprio l’estremo coraggio interiore dimostrato da un giovane nel perseguire valori dai quali non avrebbe potuto mai prescindere. E vorrei – da giovane quale io sono – trasmettere a questa platea di ragazzi l’importante messaggio del ragazzo Lauro de Bosis, cui fu dato di vivere in un travagliato periodo storico e cui fu dato di scegliere di assumersi delle responsabilità molto gravose. Questa mia prolusione – che si scosterà un poco dall’originale titolo assegnatole – vuole essere un tributo ragionato al testo che Gaetano Salvemini dedicò all’amico Lauro, aprendo uno scorcio significativo sulla vita privata del giovane e sulle tappe (geografiche e politiche) ch’egli percorse prima del suo ultimo fatale volo.

Molto sinteticamente vorrei ricordare la figura di Gaetano Salvemini. Fu insigne storico e pensatore politico italiano, autore di molteplici studi sul fascismo e sulla questione meridionale. Nel 1919, dopo essersi candidato per due volte senza successo (1910 e 1913), venne eletto al parlamento, dove si batté per fermare l'ascesa del partito fascista. i fascisti ormai insediati al governo lo arrestarono per l'attività politica legata al giornale clandestino 'Non Mollare' nel 1925. Il 1925 fu l’annus horribilis dei liberi pensatori in Italia: l’anno durante il quale si dovettero rendere conto che Mussolini si era ormai “spinto troppo avanti” distruggendo ogni reliquia delle libertà costituzionali in Italia. Nel 1925 Benedetto Croce prese apertamente posizione contro il fascismo e lo stesso Lauro ricordò quel periodo come l’anno critico della politica italiana. Lo stesso anno riuscì però a espatriare e visse in Francia, Inghilterra e, dal 1933, negli Stati Uniti dove insegnò all'Università di Harvard fino al 1950.

Lauro nacque a Roma il 9 dicembre 1901 e crebbe respirando letteratura e cultura; la casa paterna costituì per Lauro de Bosis la principale fucina per una vastissima cultura e una solidissima struttura morale. il padre, Adolfo de Bosis, era uomo di grande intelletto e il suo salotto, tra il 1890 e il 1920 fu il convegno dell’intellighenzia intellettuale residente a Roma. La madre, Lillian Vernon, era figlia di un pastore protestante vissuta in Italia fin da bambina. Essa, pur se indirettamente costituì per lauro il passaporto virtuale verso il pensiero autonomo e la critica nei confronti della dittatura fascista. Fin da giovanissimo, infatti, nel 1924, a soli ventitré anni poté visitare gli USA e ivi comprendere come il fascismo fosse disprezzato al di là dei confini italiani e, parimenti, come l’ignara gioventù italiana stesse rischiando la completa massificazione.

I viaggi statunitensi si rivelarono sempre più utili e intensi: nel 1926 Lauro insegnò lingua e letteratura italiana durante i corsi estivi ad Harvard e, sempre nello stesso periodo pubblicò varie traduzioni di opere americane.

In questo modo, nel 1927, fu ispirato – proprio dalla madre - a stendere l’unica opera poetica completa di cui egli ci abbia lasciato traccia: Icaro. In essa non vi sono allusioni al pomposo linguaggio che permeava la propaganda fascista, ne’ influenze dannunziane. Con Icaro, Lauro de Bosis si rivela nella sua fede antifascista e porta il lettore a voler seguire Dedalo e Icaro nel loro volo verso la libertà tanto agognata dopo anni di prigionia nel labirinto. Qui è significativa la lettura di un brano dell’Icaro, tratto dal colloquio tra Fedra, figlia di Minosse e Icaro stesso: “Giovine, sai tu il rischio che corri? Tutto il fascino è questo. E se cadrai? Non temi la morte? Non mi tocca, finché c’è vita si combatte; e poi pace! Il mio fato, quale sia, io lo voglio!”.

Nella primavera del 1929 Salvemini e de Bosis – che intanto era divenuto segretario della Società Italia America negli USA – si incontrarono per la prima volta e Lauro chiese a Gaetano cosa avrebbe pensato se un aeroplano avesse volato su Roma per esortare gli italiani a rovesciare il giogo che li stava opprimendo. Come Icaro, anche Lauro stava cominciando a bramare delle ali per spezzare le catene dell’ignoranza e della schiavitù del suo popolo.

Nell’estate 1930 questa la sua risoluzione di esortare gli italiani alla reazione lo portò a iniziare un lavoro di propaganda clandestina sotto il nome di “Alleanza Nazionale per la libertà”. Scrisse e ciclostilò 8 foglietti in 600 copie nei quali si rivolgeva al Re come garante della costituzione e capo dell’esercito e al Papa quale custode della fede e capo dell’azione cattolica. Assieme, le due figure avrebbero potuto facilmente rovesciare Mussolini per poi ricostituire basi democratiche per l’Italia. lauro non era solo nella sua impresa, molti come il croce e il duca di Cesarò lo incoraggiarono e alcuni contribuirono attivamente alla composizione e alla consegna dei foglietti clandestini.

L’attività entusiasmò molto il giovane de Bosis che vedeva crescere intorno a sé una cerchia di compagni assieme ai quale combattere la sua battaglia. Fintanto che, sventuratamente e a causa di circostanze avverse, alcuni amici del giovane e la sua stessa madre vennero scoperti e arrestati. egli era allora fuori dall’Italia e a malincuore rinunciò al proposito di precipitarsi in patria per condividere il destino dei suoi cari.

Vorrei qui ricordare le circostanze dell’arresto della signora de Bosis, alla quale fu chiesto perché mai avesse acconsentito a ciclostilare i foglietti illegali ed ella “ricordando che poco tempo prima Mussolini aveva definito il popolo italiano quaranta milioni di pecore che fornivano la lana al Governo, disse di non essere una pecora”. Essa venne poi convinta a scrivere una lettera di fedeltà al Duce che, letta solennemente durante il processo, rischiò di paralizzare l’attività di Lauro.

Era dunque venuto il momento di costruirsi le ali per raggiungere il cielo. era venuto il momento di compiere un atto eclatante che avrebbe mostrato al mondo intero la fede di lauro e svelato finalmente la sua battaglia contro la dittatura. Il resto è storia: il Salvemini ripercorre con affetto e commozione le tappe attraverso le quali de Bosis giunse a rafforzare e definire l’idea del volo su Roma. dal suo scritto traspare l’ammirazione per un giovane indomito che iniziò a prendere lezioni di volo irrobustendo a poco a poco le proprie ali. e anche il lettore è mosso alle lacrime quando Salvemini accenna al testamento politico del de Bosis, quella storia della mia morte scritta alla vigilia del volo su Roma nella quale egli scrive di accingersi ad andare a portare un messaggio di libertà ad un popolo schiavo.

e il messaggio di lauro trascende ciò che era scritto sui 400.000 manifestini riversati su Roma nella serata del 3 ottobre 1931. trascende il momento storico che costrinse il giovane a compiere il suo volo. quello che traspare lampante dallo scritto del Salvemini è la figura di un giovane uomo che non si piegò alle regole che una società omologatrice voleva imporgli- questo è un messaggio validissimo anche ai nostri giorni e la figura di lauro torna a rivivere oggi più che mai.

Un detto marinaresco afferma che “nessun vento è favorevole a chi non sa dove andare”. La voce di Lauro de Bosis non è caduta in un arido deserto ed egli non fu foglia morta trascinata dal vento, egli seppe dominare il suo vento e in esso si dissolse scomparendo. Il vento lo portò alla sua meta lasciando a noi tutti un esempio da seguire.

martedì 4 gennaio 2011

Presentazione del Volume n. 6 della Collana Storia in Laboratorio

Il Comune di Osimo, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia A.N.P.I., Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione, Venerdi 14 Gennaio 2011 ore 17,30, nella Sala Grande del Palazzo Municipale, organizzano, con l’introduzione di Massimo Morroni, la presentazione del volume di

Giorgio Prinzi e Massimo Coltrinari

“Salvare il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte
Edizioni Nuova Cultura Università La Sapienza Roma

L’incontro si inserisce nelle attività per dotare Osimo di un Giardino della Memoria dedicato alle vittime civili del 1940-1945, e quelle per il riaddobbo del Monumento al Corpo Italiano di Liberazione in località Casenuove

Elementi indicativi e contenuti del volume sono disponibili su www.coltrinarimassimo.blogspot.com

lunedì 3 gennaio 2011

Lauro De Bosis: convegno in municipio per commemorare la sua figura

01/10/08 Ancona - Nella sala del Consiglio comunale verrà ricordato venerdì prossimo 3 ottobre il celebre compatriota Lauro De Bosis, cui la città ha intitolato in passato una via.
Il convegno, che avrà inizio alle ore 9,30 per concludersi in mattinata, costituisce un omaggio ad un poeta ed una figura dal forte impegno civile, scomparsa esattamente 76 anni fa, il 3 ottobre del 1931, in seguito ad un avventuroso viaggio in aereo che lo portò a scaricare sulla capitale 400.000 manifestini inneggianti alla libertà tradita dal Governo Mussolini. L’iniziativa si svolge ad Ancona, città di cui la famiglia De Bosis è originaria e con la quale mantiene i rapporti con i territorio grazie alla presenza del nipote di Lauro De Bosis, l’Ambasciatore Alessandro Cortese De Bosis, storico residente di Portonovo nell’omonima torre.
I lavori saranno aperti dal saluto delle Autorità e del sindaco Fabio Sturani; sono poi previsti gli interventi del Generale di Brigata Massimo Coltrinari, anconetano, direttore della rivista II° Risorgimento, che descriverà l’ impresa, il pensiero e l’azione di Lauro De Bosis.
Alessandro Cortese De Bosis porrà l’accento sul ricordo, la famiglia ed il legame con Ancona. Alessandra Poggi, ricercatrice senigalliese residente a Roma, parlerà su “Lauro de Bosis, Gaetano Salvemini e l’antifascismo italiano negli Stati Uniti”, mentre l’altra ricercatrice Nelia Zamponi affronterà il tema dell’attualità di Lauro De Bosis.
Sulla vita e le scelte di Lauro ha certamente influito suo padre, Adolfo De Bosis, poeta e direttore della rivista “Il Convito” fondata nel 1899 che aveva come collaboratori Pascoli, Carducci, D’Annunzio e Scarfoglio. Nei primi ani del 1900 Adolfo affittò la torre di Portonovo, che verrà acquistata dalla famiglia nel 1924. Lauro, nacque a Roma nel 1901. Poeta, letterato, studioso svolse attività di conferenziere in America ma ogni estate ritornava a Portonovo dove scrisse “Icaro” e tradotto l’Antigone. Antifascista, liberale-risorgimentale, rivendicava a Mussolini ed alle sue leggi il tradimento dello spirito del Risorgimento. Fondò un movimento, Alleanza nazionale, che aveva lo scopo di rilanciare le libertà tradite dal fascismo. I suoi amici, per questo motivo, vennero a lungo incarcerati. Infine, la storica impresa: dall’America raggiunta l’Europa e acquistato un velivolo , con solo 6 ore di volo alle spalle, partì da Genova e riuscì a sorvolare Roma, lanciando 400.000 volantini. Purtroppo scomparve con il suo aereo. L’intera stampa europea dell’epoca diede risalto alla sua eroica impresa descritta come ”un certificato in vita della libertà”. Lo stesso Spadolini ricordò Lauro De Bosis e la sua impresa come anello di congiunzione fra i primi antifascisti ed i movimento partigiano”.

(Comunicato Stampa )
Lauro de Bosis

Un convegno per ricordar ei valori della libertà e della democrazia



…….e la libertà volò sulle ali di LAURO De BOSIS contro il liberticidio totalitario, questo il tema del Convegno di Studi che si è tenuti Venerdi 3 ottobre 2008 nella Sala del Consiglio Comunale di Ancona, con interventi di Massimo Coltrinari, Alessandra Poggi, Alessandro Cortese de Bosis, Nelia Zamponi. Riportiamo, per il Progetto Storia in Laboratorio alcuni documenti che verranno pubblicati in sequenza, tratti dalla documentazione del Convegno. Riporteremo alcuni contributi tratti dagli atti.