sabato 30 novembre 2019
sabato 23 novembre 2019
Il Caso Gambara. Le conseguenze
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Gen. Italo Gariboldi |
Non è questa la sede per approfondire
ulteriormente il perché i vertici dell’Esercito presero questa iniziativa. Il
caso Gambara è emblematico e, a prescindere dalle risposte, a messo le premesse
e le conseguenze del crollo delle nostre forze armate nell’area delle due
Armate, ovvero nell’Italia orientale ma soprattutto in Jugoslavia. La realtà
che si determinò per i soldati fu tragica.
.
”Le popolazioni o perché filo-tedesche o perché da anni impegnate nella guerra
partigiana, si misero anch’esse a dare la caccia ai soldati italiani, sbandati
e lasciati al loro destino dai Comandi centrali. Spesso i nostri soldati si
trovarono tra due fuochi, il tedesco ed il partigiano; a volte si trovarono
contro, uniti, tedeschi e partigiani di certe bande d ispirazione nazista come
quelle degli ustascia di Ante Pavelic; qualche volta poterono fare causa comune
con bande partigiane antitedesche; ma, non di rado, accadde perfino che, per
antichi rancori o motivi di diffidenza, anche queste li respinsero. Una miriade
di episodi diversi, contrastanti, impossibili a ricostruire, costituì lo
strascico, spesso lungo, sempre sanguinoso, della imprevidenza con cui gli alti
Comandi avevano lasciato che l’armistizio sorprendesse le truppe italiane
disseminate in quelle zone”[1]
domenica 17 novembre 2019
Il caso Gambara. Un colpo da Maestri
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Gen. Mario Roatta |
Le risposte all'interrogativo del perchè si volle costituire una Armata proprio l'8 settembre nell'Italia orientale devono essere basata sul fatto che lo Stato Maggiore Esercito, con l’avallo del
Comando Supremo, ovvero dei generali Roatta ed Ambrosio, nella sostanza “avevano
spedito il gen. Gambara alle 18 dell’8 settembre a destituire i Comandanti
della 2a e della 8a Armata per costituire una nuova Armata , che a quel punto
era impossibile formare (e dovevano saperlo anche se davvero avessero
creduto che mancavano quattro giorni e
non mezz’ora all’armistizio) portano essi la responsabilità di aver
contemporaneamente messo fuori combattimento i Comandi della 2° e della 8° Armata
e stornato il comandante più combattivo e già d’accordo con i partigiani della
possibilità di raggiungere la sede del Comando dell’ XI Corpo d’Armata, a
Lubiana, che disponeva di tre divisioni efficienti e dislocate in buona
posizione (Lubiana, Novo Mesto e Karlovac) con uno schieramento che sembrava
ideale per proteggere Gorizia, Trieste, Fiume e tutta la Venezia Giulia.
Riuscirono con il colpo solo a paralizzare due Armate che, forti di quattordici
divisioni avrebbero potuto dare del filo da torcere ai tedeschi dal Trentino
all’Istria, dalla Slovenia alla Dalmazia. Kesserling e Rommelnon sarebbero
stati capaci di far meglio.”[1]
martedì 12 novembre 2019
Il Caso Gambara. I tanti perchè di una assurdità
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Gen Mario Robotti |
Occorre riflettere e fare delle
considerazioni su tutta questa vicenda.
Scrive Filippo Stefani:
“La missione affidata al generale Gambara fu quanto di più illogico,
insensato e scorretto si potesse fare in quei giorni e neppure oggi, …..si
riesce a trovare non diciamo una giustificazione ma una motivazione od una
scusa che la renda comprensibile.
Perché
affidare al generale Gambara anziché al gen. Robotti o la generale Gariboldi,
che erano comandanti di armata, il comando di un raggruppamento di nove
divisioni?
Ancorché
l’annunzio dell’armistizio fosse stato dato il 12 settembre anziché il giorno
8, come fu possibile assicurare al generale Gambara che vi sarebbe stato il
tempo necessario per attuare il nuovo schieramento ed il nuovo ordinamento
tattico, ben conoscendo la dislocazione frazionatissima e la mancanza di
mobilità delle grandi unità?
Perché
si volle confermare alle 20 del giorno 8 sia pure in termini possibilisti, un
ordine la cui attuazione avrebbe probabilmente richiesto più dei 10 giorni
preventivati dal generale Gambara
Perché
il generale Robotti ed il generale Gariboldi lasciarono libero il generale
Gambara di qualsiasi decisione non ignorando che il mattino del 9 non vi
sarebbero stati né il tempo né il modo per sganciare e concentrare le gradi
unità designate e che un così vasto cambiamento di dipendenze in quella
situazione già tanto difficile e complesso, non avrebbe che aumentato la
confusione delle idee e l’incertezza delle azioni?”[1]
Oltre a questi perché, è già stato
segnalato che lo Stato Maggiore, nelle persone di Roatta e di Ambrosio, era
evidente che il piano era inattuabile, dato l’annuncio dell’armistizio
imminente.
[1] Filippo Stefani., Storia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano,Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico pag. 924
martedì 5 novembre 2019
Il Caso Gambara. Un viaggio nella tempesta
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Gen. Gastone Gambara |
Gambara, la sera dell'8 settembre ricevuto il piano e gli ordini, si mise subito in viaggio e giunto a Foligno apprese la notizia
dell’armistizio. Si mise in contatto con lo Stato Maggiore e chiese se il piano
consegnatogli doveva essere ancora attuato: la risposta fu che si, si doveva
attuare nel limite del possibile. Giunto a Padova prese contatto con il
Generale Gariboldi, a cui comunicò i contenuti di detto piano (Gariboldi doveva
cedere due divisioni) e poi proseguì per Susak, e conferì con il gen. Robotti,
alle 12 del 9 settembre. A quell’ora i tedeschi avevano già occupato Trieste e
Lubiana, i comandi della Sforzesca e della Lombardia erano stati catturati. E
vi era la presunzione che su tutto il territorio dell’Armata la situazione non
era più quella del giorno precedente. Come se non fosse accaduto nulla, il gen.
Robotti, che già doveva essere sulle difensive in quanto un piano di tale
portata era stato elaborato senza la sua partecipazione la cui attuazione
affidata ad un suo sottoposto, dispose che il gen. Gambara dalle ore 15 del 9
settembre assumesse il comando del raggruppamento di divisioni; inoltre dispose
per fornire il personale per detto comando e diede altre disposizioni
logistiche per il suo funzionamento. Poi dispose di trasferire il suo comando
prima a Lussimpiccolo, poi a Zara e di conservare alle sue dirette dipendenze
il solo XIII Corpo d’Armata; quindi vennero emanate le disposizioni, a firma
sempre del gen. Robotti, le disposizioni della Memoria 44, raccomandando di non
“ricorre a mezzi estremi” nella loro attuazione.
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