1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO
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1866 Il Combattimento di Londrone

ORDINE MILITARE D'ITALIA

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CAVALIERE DI GRAN CROCE

Collana Storia in Laboratorio

Il piano editoriale per il 1917 è pubblicato con post in data 12 novembre 2016

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.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014
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Testo Progetto Storia In Laboratorio

Il testo completo del Progetto Storia in Laboratorio è riportato su questo blog alla data del 10 gennaio 2009.

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La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011
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martedì 20 ottobre 2020

Salvatore Sanna La Maddalena settembre 1943

 

Propongo una questione poco nota delle complesse vicende della crisi armistiziale del settembre 1943 che coinvolsero La Maddalena oltre i più noti fatti d’arme. Si tratta di un tema sensibile, che qualifica gli avvenimenti maddalenini di quei giorni nel più vasto dibattito sulla ricollocazione della squadra navale di battaglia, e soprattutto sull’allontanamento da Roma del re, della corte, e di parte del governo, che invece di avvenire come previsto sino all’ultimo per La Maddalena, avvenne per Pescara, poi Ortona e quindi Brindisi.

La forte pressione delle armi tedesche rese necessario l’allontanamento dalla capitale, ma le modalità con cui avvenne, con improvvisazione e confusione, lo qualificò nel giudizio diffuso come una “fuga”. Il dibattito storico, politico e giuridico che s’è svolto su quest’argomento ha registrato un atteggiamento fermo da parte di tutti i protagonisti a negare la premeditazione dell’allontanamento dalla capitale e la rimozione di qualsiasi riferimento ai progetti e addirittura alle sole ipotesi fatte in tale direzione.

La ragione di stato ha richiesto di ignorare l’ipotesi maddalenina, che è stata espunta dai documenti ufficiali anche delle commissioni d’inchiesta sia amministrative che giudiziarie per coprire la corona. Se ne trova, però, traccia in pochi testi già dai primi giorni successivi il 25 luglio 1943.

Il primo riferimento alla destinazione maddalenina si trova nel diario del generale Puntoni, primo aiutante del re. Il generale alla fine dell’appunto del giorno 2 agosto annotò che il re gli aveva riproposto l’ipotesi del suo allontanamento da Roma col governo, e che gli aveva chiesto di predisporre il trasferimento a La Maddalena via mare. A tal proposito riferì pure che contattato l’ammiraglio De Courten questi aveva disposto che due cacciatorpediniere sostassero a Civitavecchia a disposizione. De Courten, Capo di Stato Maggiore della Marina e Ministro della Marina stessa nel gabinetto Badoglio, ha confermato nelle sue memorie la circostanza dell’incontro con Puntoni su tale argomento.

I primi contatti segreti con gli Alleati, dopo il 25 luglio, si tennero tra diplomatici. Il più noto, e interessante per noi, è stato quello del consigliere diplomatico italiano, Lanza D’Ajeta, che il 4 agosto a Lisbona su mandato del nuovo ministro degli esteri Guariglia incontrò l’ambasciatore britannico. Nel rapporto del consigliere si legge tra l’altro che, secondo le istruzioni ricevute, aveva informato il suo interlocutore che in caso di occupazione tedesca di Roma il re con il governo si sarebbe “trasportato all’isola della Maddalena”. 

Negli stessi giorni la nostra isola era in cima ai pensieri di Badoglio che doveva spostare la sede di prigionia di Mussolini. Scelse La Maddalena che ospiterà l’ex duce dal 7 al 27 agosto. Intanto della nostra piazzaforte si parlava anche a Lisbona, poi a Termini Imerese e infine a Cassibile nel negoziato avviato con gli anglo-americani sul terreno militare, che portò all’armistizio.

Il gen. Castellano, delegato italiano alle trattative, sia prima della firma del cosiddetto “armistizio corto”, sia nei tentativi di mediazione che seguirono, ripropose insistentemente la questione del trasferimento del re e del governo a La Maddalena, abbinandovi quasi sempre anche la ricollocazione nella stessa isola della squadra di battaglia. Solo un biglietto autografo di Badoglio affidato a Castellano per il suo contatto del 31 agosto divideva le due questioni. Al 4° punto si leggeva, infatti,: “La flotta va alla Maddalena”, e al 6°:“Restano a Roma re, principe ereditario, governo e corpo diplomatico. A quel momento la parte italiana era tutta tesa ad assicurarsi un massiccio sbarco Alleato a nord di Roma, per cui nell’ipotesi di una tale situazione non pareva più adeguato riproporre anche il trasferimento del re.

Quando risultò sempre più rigida la richiesta Alleata del trasferimento della flotta italiana a Malta e a Bona, e mentre  contemporaneamente cresceva la probabilità di uno sbarco a sud di Roma, le due questioni ripresero a marciare insieme sino alle fatidiche prime ore del 9 settembre. In particolare l’abbinamento re e flotta alla Maddalena riprese a essere proposto sia per rafforzare la richiesta di mantenere la flotta sotto la piena sovranità nazionale, a disposizione e garanzia del re e del suo governo, sia per tacitare la Marina che, tagliata fuori dalle trattative, dai suoi risultati subiva il trattamento peggiore.

Significativo appare lo scambio di pro-memorie e relative risposte avvenuto nei giorni 6 e 7 settembre tra i vari protagonisti italiani. Nel primo promemoria, inviato dal Comando supremo a Castellano, al punto 1 era scritto che si insisteva sulla soluzione del trasferimento della flotta nei porti di Cagliari e La Maddalena perché vi era la possibilità di un rifiuto a consegnarsi agli Alleati. La risposta di Castellano riportò ancora una volta la rigidità Alleata su quest’argomento.

Intanto il generale Ambrosio aveva quasi contemporaneamente inviato, sempre a Castellano, un secondo promemoria che riprendeva l’argomento del trasferimento del re e del governo, stavolta abbinandolo alla questione della flotta, ed anche al tentativo maldestro di conoscere il giorno X con anticipo di 24 ore onde effettuare con più sicurezza - si leggeva - il viaggio di notte”. L’appunto concludeva che: “La squadra di Spezia proteggerà colà [alla Maddalena] S.M. ed il governo.

La risposta di Castellano fu immediata ed esplicita: “Comandante in capo condivide intenzioni espresse alta personalità circa trasferimento in Sardegna alt Concede un nostro incrociatore con scorta 4 cacciatorpediniere stop Prega tenersi subito pronto partire data imminenza operazioni stop Non può aderire preavviso 24 ore stop.

Ambrosio ha sempre ritenuto che alla fine la squadra avrebbe seguito il re a La Maddalena, e in tal senso assicurava a ogni incontro de Courten, sino allo stesso 8 settembre. Già il giorno 5 lo stesso Ambrosio aveva chiesto all’ammiraglio De Courten di organizzare il trasferimento del re alla Maddalena. Il 6 l’ammiraglio emanò il piano operativo ordinando che i cacciatorpediniere Vivaldi e Da Noli raggiungessero Civitavecchia e che due potenti motoscafi stessero pronti a Fiumicino.

Per il mattino del giorno 8 lo stesso De Courten convocò l’ammiraglio Bruno Brivonesi, comandante di MARISARDEGNA, al quale, secondo quanto annotava lo stesso de Courten nella sua relazione, impartì: “le disposizioni relative all’eventuale ormeggio della flotta a La Maddalena ed alla possibile presenza in quella sede della famiglia reale e di parte del governo”. Brivonesi nelle sue relazioni e in tutti gli altri suoi scritti parla sempre e solo del trasferimento delle forze navali, e non accenna mai a quello del re e del governo.

Anche nei documenti del gen. Basso, comandante delle FF.AA. in Sardegna e diretto superiore di Brivonesi, non c’è traccia del previsto trasferimento alla Maddalena del re e del governo ma si parla solo della flotta. Però negli allegati al diario storico-militare del comando delle FF.AA della Sardegna si ritrovano i dispacci delle disposizioni date da SUPERESERCITO già nel giorno 6 su La Maddalena, in contemporanea con il piano di De Courten sul viaggio via mare del re e del governo. Il comando in capo dell’esercito ordinò a Basso di predisporre il rafforzamento della piazza maddalenina con un gruppo tattico di tre battaglioni, composti totalmente o prevalentemente da sardi, specificando “purché ottimi”. A seguire si trovano gli ordini impartiti da Basso nello stesso senso, a protezione di “altissimi personaggi”.

Altrettanto importante è l’allegato che riporta il testo del messaggio da Comando FF.AA Sardegna at Comando Forze Navali (tramite Marina Cagliari), firmato Basso e trasmesso alle ore 14.35 del 9 settembre. Il generale informava Bergamini del colpo di mano tedesco su La Maddalena e aggiungeva che “qualora at arrivo delle forze navali sia constatato permanere tale situazione urge provvedere concorso at eliminazione reparti attaccanti.  E’ questo l’unico documento in cui Basso definisce i reparti tedeschi “attaccanti”, e il “concorso” che richiedeva presupponeva che fosse “in corso” un’azione delle truppe di Basso di contrasto agli “attaccanti”, che invece non c’era e non era neppure prevista.

In quegli stessi minuti la corazzata Roma e tutta la squadra invertiva la rotta e andava incontro al suo tragico destino, come anche i due cacciatorpediniere Vivaldi e Da Noli. La 9° divisione navale da battaglia era salpata da La Spezia alle ore 03 del 9 per La Maddalena. A quell’ora i reali e i militari del governo stavano asserragliati nel palazzo del ministero della guerra, attendendo di andare all’imbarco a Civitavecchia o a Fiumicino. Intorno alle 04 si prese atto che solo la strada consolare Tiburtina era ancora libera ma per lasciare Roma verso oriente. La parte navale del piano di trasferimento del re e del governo alla Maddalena era attiva, la parte terrestre che avrebbe dovuto tenere libero un corridoio per Civitavecchia e Fiumicino non resse, forse perché neppure predisposta, e alle prime luci del mattino la comitiva lasciò Roma in direzione est per destinazione incerta.

Il generale Basso e l’ammiraglio Brivonesi, ignari del cambio di rotta del trasferimento, pur attendendo per il mattino del 9, re, governo e squadra navale, hanno operato indipendentemente da questa prospettiva. L’uno, Basso, la notte dello stesso 8 settembre ha concordato l’ammassamento delle truppe tedesche a Palau e S. Teresa, per favorirne il passaggio in Corsica; e l’altro, Brivonesi, il successivo mattino del 9 ha lasciato sopraffare di sorpresa la piazza maddalenina da un manipolo di arditi della wehrmatch.

Rimase emblematicamente ostaggio di questa situazione confusa e contraddittoria anche il duca d’Aosta, cui il re aveva chiesto di raggiungerlo alla Maddalena. Da Portoferraio, dove si trovava bloccato sulla torpediniera Indomito, fece diramare un messaggio alle ore 11.41 del giorno 10, in tutte le direzioni: far sapere a S. M. che non riesco a raggiungere Roma per via ordinaria e La Maddalena via mare. Attendo ordini. A quell’ora il re e il governo stavano per giungere in salvo a Brindisi, e Aimone d’Aosta non era l’unico che attendeva ordini.

                                                                                                 

                                               Salvatore Sanna

 

La Maddalena, 12  settembre 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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