Le Edizioni a Stampa del CESVAM 2014 - 2024

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Catalogo di tutte le edizioni a Stampa del Centro Studi sul valore Militare dell'Istituto del Nastro Azzurro

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO
Il volume e acquistabile presso tutte le librerie, oppure si può chiedere alla Casa Editrice (ordini@nuovacultura.it) o all'Istituto del nastro Azzurro (segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)

1866 Il Combattimento di Londrone

VOLUME DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE

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Il Volume sarà disponibile dal 30 aprile 2025

Collana Storia in Laboratorio

Il piano editoriale per il 1917 è pubblicato con post in data 12 novembre 2016

Per i volumi pubblicati accedere al catalogo della Società Editrice Nuova Cultura con il seguente percorso:
www.nuovacultura.it/catalogo/collanescientifiche/storiainlaboratorio

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014

.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014
Collana Storia in Laboratorio . Aggiornamento sul Canale You Tube: ISTITUTO NASTRO AZZURRO CESVAM

Testo Progetto Storia In Laboratorio

Il testo completo del Progetto Storia in Laboratorio è riportato su questo blog alla data del 10 gennaio 2009.

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La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011
Direttore della Collana: Massimo Coltrinari. (massimo.coltrinari@libero.it)
I testi di "Storia in Laboratorio"
sono riportati
sul sito www.nuovacultura.it
all'indirizzo entra/pubblica con noi/collane scientifiche/collanastoriainlaboratorio/pagine 1 e 2

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lunedì 9 giugno 2025

Il Rischio sistemico “Parresia”ed etica nella crescita tecnologica

 

“ La risposta dipendeva dalla domanda che le veniva rivolta”

( Méro – Calcoli morali, 165)

 

 Sergio Benedetto Sabetta

         Nella nostra analisi si può partire dagli aspetti finanziari per arrivare a quelli più propriamente politico – strategici, essendo aspetti diversi di uno stesso problema, sfaccettature che si riconducono ad una stessa visione, molte volte in conflitto con se stessa per la sua contraddittorietà.

         Nell’intervento di Donato Masciandaro, Tassare la finanza : istruzioni per l’uso ( in E. & M. – SDA Bocconi, 46-47, Etas 3/2011), si affronta il rapporto tra regolamentazione, tassazione e rischio sistemico finanziario secondo un’ ottica complessiva e non più separata, queste osservazioni nascono dalle conseguenze della crisi finanziaria, fallimento della Lehman Brothers, iniziata nel 2008 a seguito della crisi dei mutui subprime scoppiata negli USA nel 2006, crisi allargatasi nel 2009 all’U.E., a partire dalla Grecia, fino a coinvolgere nel giugno del 2011 l’Italia stessa.

         Quello che emerge sia per il controllo che per la tassazione è il problema della valutazione del rischio sistemico, sia in termini di prevenzione che di redistribuzione dei costi una volta esplosa la crisi, deve tuttavia osservarsi che una valutazione del rischio sistemico è molte volte mancata negli stessi Istituti preposti.

         Vi è stata sostanzialmente una scarsa coscienza, più o meno voluta, delle problematiche derivanti sia dall’uso di determinati strumenti finanziari, sia del riflesso fiduciario che su di essi si proietta nell’adottare determinati comportamenti politico-amministrativi.

         L’ottica del breve  e della necessità di non configgere sui fondamentali, secondo una lettura politicamente corretta, ha fatto si che affrontare il problema del rischio sistemico allargandolo dalle dinamiche finanziarie a quelle sociali diventasse per i controllori e i regolamentatori troppo complesso ed oneroso, d’altronde il continuo pendolo tra pubblico e privato, tra socialismo e liberismo, ossia tra sopravvivenza del gruppo e quella del singolo in un equilibrio stabile impossibile, fa sì che diventi difficoltoso determinare il rapporto tra logica del gruppo e comportamento individuale in una probabile strategia mista dalla difficile definizione (L. Mèro, Calcoli morali, parte II – Alle origini della diversità, Dedalo ed. 2005).

         La difficoltà stessa è diventata quindi alibi per non dire, per non disturbare i manovratori e gli interessi coalizzati, se non a sua volta elemento per piegare le valutazioni sui binari desiderati, la stessa tecnologia nell’aumentare le possibilità di analisi a seguito dell’abbondanza di dati disponibili e della potenza di calcolo, complica di fatto le valutazioni sulle possibili conseguenze dell’interagire di innumerevoli sistemi collegati fra loro, rendendo le stesse metodologicamente arcane per la generalità dei cittadini.

         Si evita quella che gli antichi chiamano “parresia”, ossia la capacità e/o volontà di dire quella che si ritiene essere la verità attraverso il dialogo, anche e proprio in contrasto con il potente quale proprio dovere, la critica motivata che crea il rischio per chi la espone ma proprio per questo acquista un valore di verità.

         Il controllore attraverso la valutazione del rischio sistemico e l’esposizione del metodo diventa soggetto, ma anche oggetto, di un dibattito sull’esistenza del rischio che può essere spiacevole ma senz’altro moralmente necessario per la democrazia.

         Nel campo delle istituzioni politiche, la problematizzazione della parresia comportò un gioco tra logos, verità e nomos ( legge); c’era bisogno del parresiastes per mettere in luce quelle verità che avrebbero assicurato la salvezza ed il benessere della città” ( M. Foucault, Discorso e verità nella Grecia antica, 67, Donzelli ed. 2005), la parresia era e resta la qualità personale necessaria di un consigliere, in quanto se non lui che ha possibilità e mezzi chi potrà parlare e spiegare?

         Il rischio sistemico deve trasformarsi in un rischio etico e quindi personale, quello di non compiacere il potente ma anche il pubblico, dello scambio dell’utile personale per un utile collettivo, in quanto compito di un consigliere pubblico è collegare il gene egoista all’interesse di gruppo, nel risolvere il problema essenziale della coincidenza tra parresia politica e parresia etica si che il “bios” si risolva nel “nomos” ( Platone, Le Leggi, in Opere Complete, VII, AA.VV., Laterza 1992).

         Vi è tuttavia nell’Occidente capitalistico moderno una profonda contraddizione tra forti valori etici ed una illimitata “ Volontà di Potenza”, ossia sulla tolleranza, sui diritti e la libertà della persona, sulla ricerca della felicità, ma al contempo sulla crescente affannosa produzione di beni usa e getta al fine di un consumo diretto al solo profitto.

         Questo in una crescente concentrazione di potere e ricchezza, a fronte di una funzionale proletarizzazione del livello culturale mediante il mezzo tecnologico            ( Cardini).

 I fondamentali dell’etica nella crescita tecnologica

         Se presupponiamo l’etica quale un sistema normativo posseduto dall’uomo per scegliere tra il fare e il non fare e nel fare, il modo dello stesso, sì da plasmarne l’essere, sorge il dibattito sul motivo di un tale sistema.

         Il pendolare tra la ricerca di una legge morale naturale o razionale e il negare tale possibilità presuppone la ricerca implicita di un valore fondante dell’uomo, in altre parole vi è la ricerca dell’esistenza o meno di un valore o più valori insiti nella specie umana.

         L’unica cosa che la natura ci impone è il vincolo di un sistema normativo capace di sostituire con maggiore efficienza la perduta cogenza degli istinti. Quale sistema normativo? Qualsiasi, purché funzioni. Questo è tutto ciò che dice la natura.”(Paolo Flores d’Arcais, Controversia sull’etica, MicroMega, 5/2011), partendo da una affermazione così assoluta dobbiamo chiederci se deve esservi un fine al sistema normativo funzionante e se si, quale?

         L’efficienza non può essere fine a se stessa ma indirizzata ad un obiettivo che biologicamente può essere l’autoconservazione, anche mediante riproduzione, non solo del singolo ma della comunità che lo costituisce con i suoi valori, questo crea forme diverse e in concorrenza di etica in cui vi è una differente miscellanea tra competizione e collaborazione, strutture che l’esperienza viene a istituzionalizzare normativamente.

         Il prevalere “momentaneo” di una delle forme etiche è il risultato di una maggiore efficienza produttiva e quindi riproduttiva di una comunità rispetto ad altre comunità, la struttura modulare che forma la comunità umana favorisce l’alternarsi delle “miscellanee etiche” lungo la crescita tecnologica.

         Il valore di giustizia che crea in noi il senso etico, facendo emergere il negativo dell’ingiustizia, non è che la compensazione dell’interesse individuale all’esistenza collettiva compenetrato  all’esigenza della non violazione del proprio essere, espresso sia nella personalità cosciente che nei suoi mezzi materiali.

         La tecnologia di fatto muta l’etica e sceglie in efficienza fra le etiche concorrenti, questo non deve comunque portare ad una deresponsabilizzazione del singolo quale essere razionale che deve risolvere le sue esigenze psicologiche di libertà e realizzazione.

         La fluttuazione etica, risultato del continuo processo entropico innanzi descritto, si rimodula sulle necessità di sopravvivenza del sistema sociale, in un rapporto in cui la tecnologia cresce in termini esponenziali e non lineari con un progresso tecnico che supera le capacità di comprensione e previsione degli esseri umani.

         Le capacità tecniche nel riflettere la necessità espansiva dell’io, fanno si che ne diventino sempre più complesse ed imprevedibili le conseguenze nonché le implicazioni tecnologiche, fino a prevedere una possibile futura “Singolarità tecnologica” nel cui avvento i modelli di previsione diventano inaffidabili (Vernor Vinge) e gli stessi modelli etici potranno subire una rottura posta nella necessità di riconsiderare quello che è coscienza ed il suo supporto biologico.

         Sebbene sia da più parti contestata la sostenibilità di uno “sviluppo illimitato dell’intelligenza” (Martin Rees), questo non elimina le difficoltà che nel futuro si presenteranno con lo sviluppo della tecnologia e le sue conseguenze in un possibile interfaccia biologico-informatico.

         Le stesse organizzazioni umane, finora chiuse, nell’evolvere verso sistemi aperti rimodulano i concetti di responsabilità e dovere dell’individuo verso il collettivo, con una crescita del senso di conservazione e trasmissione dell’io nel e con il ristretto gruppo che lo sostiene meglio definito, seppure dai confini incerti, rispetto all’attuale informe sociale (Baumann), si crea un’etica individualista che si compenetra in una intelligenza collettiva non più strettamente territoriale (Teoria dello Sciame) che impone un riconoscimento collettivo della dignità dell’io non più legato al solo territorio.

        

Gli stessi diritti tanto sostenuti delle varie minoranze, trasformati nel politicamente corretto e woke, permettono di impedire la visione dei veri conflitti potenziali derivanti dall’azione dell’establishment a seguito del crescente malessere per l’impoverimento della classe media operaia.

         La decadenza include degrado morale, edonismo ed egoismo, nonché l’incapacità di sacrificarsi per difendere la civiltà dai suoi nemici esterni” ( 240, F. Rampini, Suicidio occidentale, Mondadori 2021).

         La sopravvivenza dell’io con le sue esigenze può avvenire in termini predatori o intermini collaborativi, la scala di valori per cui ciò avverrà sarà rimodellata dalla crescita esponenziale della tecnologia e dalla sua capacità di influire sui nostri programmi biologici, circostanza che imporrà continue accelerazioni nella rimodulazione dell’etica e del conseguente sistema normativo.

         Dobbiamo tuttavia considerare che storia e filosofia costituiscono comunque parte della personalità, come tali non possono essere ignorati, questo all’opposto dell’idea di una società fondata sul solo aspetto economico, sull’utile, senza storia e liquida, con una accelerazione di soli consumi e la sola creazione artificiale dei desideri, in altre parole deve intervenire la qualità quale elemento distintivo sulla sola produzione di massa, una caratteristica propria della civiltà.

         Vi è una manipolazione e annullamento “morbido” della personalità in una apparente libertà, felicità dell’essere debitamente diretta al solo consumo in un perenne “usa e getta”.

         Un conflitto tra un dirigere morbido, democratico, e un controllo autoritario esterno, la libertà risiede nell’intreccio tra storia e cultura che, come alla caduta dell’Impero Romano, si concentra in centri di studi come nel VI secolo D. C. vi furono le fondazioni dei monasteri benedettini.

         Nell’evoluzione storica vi è l’etica, come dalla Grande Guerra nacque un uso della violenza diffuso e una rigida pianificazione economica, con una esasperazione della teoria marxista, la diffusione di regimi totalitari, ma anche l’ingresso delle masse nell’agire politico e la conseguente trasformazione dei regimi liberali.

         Attualmente vi è in corso quello che è stato definito un “caos imperiale”, con una “privatizzazione politica” degli eserciti ufficiali a cui si affiancano gli imprenditori degli “eserciti privati”, senza che vi siano confini ben definiti, una globalizzazione senza un centro chiaro ma con una periferia informe adatta ad una élite internazionale di imprenditori e finanzieri, coperti dal “pensiero unico” imperante.

         Sopra una apparente legalità sostenuta da organismi sovranazionali vi sono lobby e corporation che agiscono fuori da regole, appoggiate sulla nuova tecnologia che interconnette il globo, senza una “cultura del limite” pur necessaria al fine del recupero del senso comunitario (Cardini).

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

·        R. Kurzwell, Come creare una mente, Apogeo ed., 2013;

·        Z. Bauman, Nati liquidi, Sperling & Kupfer, 2017;

·        F. Cardini, La derivi dell’Occidente , Ed Laterza, 2023;

·        F. Rampini, Suicidio occidentale. Perché è sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori, Mondadori, 2021.

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