1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO
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1866 Il Combattimento di Londrone

ORDINE MILITARE D'ITALIA

ORDINE MILITARE D'ITALIA
CAVALIERE DI GRAN CROCE

Collana Storia in Laboratorio

Il piano editoriale per il 1917 è pubblicato con post in data 12 novembre 2016

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.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014

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Testo Progetto Storia In Laboratorio

Il testo completo del Progetto Storia in Laboratorio è riportato su questo blog alla data del 10 gennaio 2009.

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La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011
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domenica 17 gennaio 2010

Capitolo 13 Note e Bibliografia
Paolino Orlandini ".......... e si scatenò la Seconda Guerra Mondiale"

N O T E e BIBLIOGRAFIA

1) Il Sangiaccato è la italianizzazione del turco Sangiak che significa divisione in parti minori del Vilayet dell’Antico Impero Ottomano che era un’area maggiore amministrativa come una provincia, retta da un governatore chiamato Valì. Il Sangiaccato di Novi Pazar (dal turco Zeni-Bazar, Mercato Nuovo) era una cittadina della Jugoslavia già capoluogo del Sangiaccato omonimo turco, che comprendeva le Valli della Raska e del Lim, abitato in maggioranza da serbi ed albanesi, ed era un importante mercato agricolo. Era interamente in territorio del Kosovo o Cossovo turco. Zona strategica per i confini tra occidente e Impero Ottomano, fu occupato dai turchi nel XV secolo e più tardi diviso in due sangiaccati: quello di Novi Pazar e di Tasligia; particolari diritti di acquisto li ebbe l’Austria-Ungheria, la quale vi rinunciò nel 1908. Al termine della prima guerra balcanica fu spartito tra la Serbia e il Montenegro; dopo la prima guerra mondiale venne assegnato alla Jugoslavia che lo ha diviso fra i banati della Morava e della Zeta.

2) La Società delle Nazioni - Associazione, con sede a Ginevra, di Stati, Dominious e colonie con governo proprio, costituita (in vigore dal 10 gennaio 1920) all’indomani della Grande Guerra, su iniziativa del Presidente degli Stati Uniti d’America (di parte democratica) Tommaso Woodrow Wilson. Lo scopo fu quello di sviluppare in ogni campo la cooperazione fra le Nazioni, e garantire loro la pace e la sicurezza. Membri della S.d.N. potevano essere tutti gli Stati che rispondevano alle condizioni di cui sopra e ne accettavano lo statuto. Di essa fecero parte ben 62 Stati (fino al 1940). Non ne avevano mai fatto parte, benché figurassero fra i membri fondatori, gli Stati Uniti d’America e l’Hegiaz (l’Arabia Saudita di oggi).

3) I trattati di pace firmati a Brest Litovsk (Russia Bianca) con la Quadruplice austro-tedesco-bulgaro-turco, dall’Ukraina il 9 febbraio, dalla Russia il 3 marzo 1918, venne posta fine alla guerra mondiale valevole solo per il fronte orientale. L’armistizio era stato firmato, sempre in questa località, fin dal 15 dicembre 1917; le trattative di pace cominciarono il 22 e furono interrotte due volte, ciò che permisero ai tedeschi di riprendere l’avanzata, fino a che la Russia si decise ad accettare, il 22 febbraio 1918, le gravissime condizioni richiestele. Principale fra esse la rinuncia da parte della Russia alla Finlandia, alle Province Baltiche, alle isole Aland, alla Polonia, all’Ucraina, e ai distretti caucasici di Kars, Ardahan e Batum. I Trattati di pace del 1918-1920 con i quali si concluse la Grande Guerra, annullarono quelli di Brest Litovsk.

4) Piano Dawes - Carlo Gates Dawes, fu un uomo politico americano. Generale durante la 1^ guerra mondiale, divenne membro della Commissione interalleata per i rifornimenti di guerra tra il 1917 e 1918. Il suo nome è legato ad un piano finanziario da lui escogitato, adottato dagli Alleati nel 1923, per mettere la Germania in condizione di far fronte agli impegni per le “riparazioni” (danni da rifondere ai vincitori della guerra). Piano che fu applicato con il consenso della Germania nel 1924 e sostituito nel 1930 dal Piano Young. Questo nuovo Piano venne elaborato da Owen Young, industriale e finanziere americano, il quale sostituì il Dawes nel 1930. Con questo Piano il debito gravante sulla Germania a titolo di riparazioni, veniva commercializzato; veniva creata una Banca dei Regolamenti internazionali e la cifra che la Germania doveva pagare venne ripartita (spalmata, si direbbe oggi) in 59 annualità. Alla creazione della Banca parteciparono Istituti di emissione di Francia, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Stati Uniti d’America, Giappone e Germania. Ma tutto ciò fu vano, perché nell’anno dopo, intervenne una moratoria e nel 1932 veniva meno il principio stesso delle riparazioni.
Nel 1932 ebbero luogo a Losanna (Svizzera) tra il 6 giugno e il 9 luglio, due conferenze: una mise capo alla pace tra i belligeranti della Grande Guerra; la seconda mise fine alle riparazioni di guerra. Con l’accordo firmato il 9 luglio 1932, i pagamenti dovuti dalla Germania vennero ridotti a tre miliardi di marchi e, di conseguenza, segnò la fine delle riparazioni tedesche.

5) John Foster Dulles - Uomo politico e senatore americano e consigliere del Dipartimento di Stato, fu sostenitore della politica estera bipartitica. Compì viaggi in Asia e Australia la cui preparazione permise gli accordi, conclusi nel 1951, con i quali la diplomazia americana reagì alla vittoria di Mao Tse-Tung e alla guerra coreana. Diventò Segretario di Stato sotto l’Amministrazione Eisenhower. Spirito missionario, fu anche fautore di una politica “dinamica” nei confronti dell’URSS. Scrisse nel 1960 “War and Peace”. Dulles fu anche consigliere capo di George Catlett Marshall, fautore del famoso Piano che portava il suo nome, creato nel secondo dopoguerra, per andare incontro alle nazioni europee gravemente danneggiata dalla 2^ Guerra Mondiale, a partire dalla Gran Bretagna. Anche l’Italia ebbe un grande beneficio con un prestito di ben 1.213.100.000 dollari.

6) James Vincent Forrestal - Uomo politico americano. Banchiere e poi consulente finanziario di Roosevelt, che nell’agosto del 1949 lo nominò sottosegretario della Marina e Ministro, alla morte (1941) di F. Knox. Con l’unificazione dei ministeri militari, nel 1947 divenne Segretario di Stato alla Difesa; in tale carica egli fu un aperto sostenitore della politica di resistenza ed avversione all’espansionismo sovietico. Vedeva comunisti dappertutto. Vedeva navi sovietiche che si preparavano a sbarcare soldati in America. Paracadutisti scendere in ogni dove sul suolo statunitense. Malato di nervi, si dimise nel 1949 e poco dopo si uccise gettandosi dalla finestra di un grattacielo gridando: “arrivano i russi!”.

7) Adolf Hitler - Fondatore e capo del partito nazionalsocialista tedesco. Era nato a Braunau (Alta Austria) nel 1889; figlio di un doganiere austriaco, si fece strada da sé, con tenacia. Combattè la Grande Guerra arruolandosi volontario in un reggimento bavarese e corse il pericolo di restare cieco a seguito di un attacco con bombe a gas. Nel 1923 promosse un colpo di mano a Monaco, per cui venne arrestato e condannato a cinque anni. Fece solo otto mesi di carcere (forse già qualcuno ebbe simpatia per lui). Nel 1924 ricostituì il partito e lo organizzò per conquistare il potere dichiarandosi nemico del marxismo. Scrisse il Mein Kampf (La mia lotta) che era la sua guida politica. Partecipò alle elezioni tedesche nel 1932 e venne battuto da Hindenburg ottenendo, comunque 11.300.000 di voti. Hitler venne tuttavia chiamato da Hindenburg a capo del governo. Morto Hindenburg, assunse anche la carica di Capo dello Stato. Iniziò a mettere in atto il suo Mein Kampf. Era il 23 marzo 1933 quando si fece attribuire dal Reichstag pieni poteri. Soppresse i partiti e la stampa libera e abolì i tradizionali governi regionali, i Land. Attraverso la sua continua propaganda con la quale attribuiva la disfatta del 1918 agli ebrei strinse sempre più la corda fino ad ottenere un plebiscito anche fra la gente. Divenne dittatore spietato, un despota e spinse la Germania verso la rivincita preparando la 2^ Guerra Mondiale, in vista della quale egli aveva sin dai primi anni intensificato l’attività industriale del paese, fino ad assorbire i sette milioni di disoccupati. Aveva armato, contro le clausole del Patto di Versailles, un esercito e un’aviazione poderosi e il 4 febbraio 1938 aveva personalmente assunto il comando di tutte le forze armate. Il 1° settembre 1939, assicuratosi l’alleanza con Mussolini e rapporti con l’URSS, annetteva Danzica e attaccava la Polonia, dando inizio alle ostilità. Dopodichè attaccava la Norvegia, i Paesi Europei Occidentali, i Balcani e Creta, ma l’inopinata resistenza dell’Inghilterra prima e dell’URSS poi, frustrarono i suoi piani, fino a vedere la sua Germania invasa da est e da ovest.

8) Pilsudski Giuseppe - Generale e statista polacco, fu il principale artefice dell’indipendenza del suo Paese. Fu anche uno dei capi del partito socialista polacco e si battè sempre per dare un preciso assetto ai confini del suo Paese minacciato sempre dei lituani, tedeschi, prussiani, russi bianchi e ucraini e anche dal governo dell’URSS che dopo Versailles cercava anche esso a riassestare i confini occidentali. Scoppiata la 1^ Guerra Mondiale costituì un corpo di volontari che combattè alle dipendenze dell’esercito austro-ungarico e dopo l’occupazione della Polonia da parte dei russi, iniziò l’arruolamento di una Organizzazione Militare Polacca. Andò ad “urtarsi” con la politica dei nuovi arrivati, per cui venne arrestato nel 1917 e liberato dopo l’armistizio. Si recò a Varsavia nel 1919. La Costituente lo confermò capo provvisorio dello Stato e nel 1920 assunse il grado di maresciallo. Ci fu l’invasione sovietica e nel 1922 lasciò la direzione dello Stato e non volle più ricandidarsi. Nel 1926 a capo delle truppe a lui rimaste fedeli, abbattè il governo di destra e da quell’epoca fino alla morte ne fu il dittatore. Morì nel 1935. Da quando gli Imperi Centrali proclamarono la cessione dei territori tolti alla Russia il 5 novembre 1916 e messi in atto il 14 novembre 1918 alla Polonia, venne anche proclamata la repubblica sotto la presidenza provvisoria del generale Pilsudski. Al nuovo Stato passò la Galizia occidentale, la Posnania e poi la Pomerelia; quindi la Galizia orientale. Ebbe luogo la contesa per il ducato di Taschen che degenerò in conflitto a fuoco con la Cecoslovacchia; l’Ucraina venne invasa fino a Kiev; successivamente la stessa Polonia dovette fronteggiare l’invasione russa la quale minaccia Varsavia. Per plebiscito, nel 1921 diede alla Polonia parte dell’Alta Slesia; poi Vilna e della Lituania centrale, riconosciuta nel 1923 dalla Conferenza degli Ambasciatori. Nel 1922, il primo presidente regolare venne assassinato; nel 1926 si ebbe un’insurrezione militare che diede il potere a Pilsudski che lo mantenne fino alla morte; nel 1936 gli succedette il maresciallo Edoardo Rydz-Smigly, uomo di Pilsudski. La Polonia si alleò con la Romania e la Francia. Si avvicinò più alla Francia, ma successivamente più alla Germania. Tentò di farsi riconoscere fra le grandi potenze. Tale nuova politica lo portò nel 1938 all’ultimatum del 17 marzo alla Lituania, la quale fu costretta a riconoscere le frontiere esistenti, e all’ultimatum alla Cecoslovacchia del 30 settembre che fu obbligata a cedere la Slesia di Taschen.

9) Joachim von Ribbentrop - Diplomatico tedesco. Fu ufficiale dell’esercito dal 1914 al 1920. Con l’avvento di Hitler divenne suo uomo di fiducia per le questioni più delicate in politica estera. Firmò per conto della Germania gli accordi con la Gran Bretagna per il problema del disarmo (1934) e l’accordo navale nel 1935. Rappresentò la Germania nella Società delle Nazioni, quindi ambasciatore a Londra. Firmò con il Giappone nel 1936 e con l’Italia nel 1937 il Patto anticomintern con il quale si stipulava l’accordo di mutua consultazione e cooperazione contro l’attività dell’Internazionale comunista, prima manifestazione ufficiale del “Triangolo Berlino-Roma-Tokio.” Divenne Ministro degli Esteri nel febbraio 1938 e diresse gli importanti negoziati svolti dalla Germania, prima e durante la guerra: dagli arbitrati di Vienna del 1938 e del 1940, ai trattati con l’URSS del 1939 oltre ai trattati con l’Italia del 1939. Dopo l’armistizio venne arrestato dagli Alleati, i quali lo processarono e condannarono a morte per crimini di guerra dal Tribunale alleato di Norimberga.

10) L’imperialismo fascista si fa più audace. Il 4 ottobre 1935 l’Italia aggredisce l’Abissinia dopo un casus belli creato opposta ad Ual Ual, al confine fra la Somalia italiana e l’Etiopia. Il comando generale prima è del Gen. De Bono, poi del Gen. Pietro Badoglio, mentre il fronte somalo è comandato dal gen. Rodolfo Graziani. Entrambi criminali di guerra e mai processati, denunciati dall’Imperatore Ailè Selassiè, perché usarono sui fronti aggressivi chimici soprattutto iprite e fosgene. I primi a denunciare il misfatto furono i sanitari della Croce Rossa svedese presenti in Etiopia con un ospedale da campo, che per rappresaglia Mussolini fece bombardare “… anche se qualche bomba avrebbe colpito qualche tenda”. Di fronte all’incredulità, ancora persistente, ci sono conferme precise ed esaurienti. “Per la prima volta al mondo – scrisse lo storico George L. Steer – un popolo che si ritiene civilizzato usa i gas asfissianti contro un popolo che si ritiene barbaro!” Indro Montanelli scrisse che quei giorni furono mascalzonate da parte di Graziani. Roberto Gentili, nel suo libro “Guerra aerea sull’Etiopia 1935-36” conferma i bombardamenti aerei con l’iprite. Nel febbraio 1996, il sottosegretario alla Difesa italiano, Carlo Maria Santoro rispondendo ad una interrogazione parlamentare, dichiarò di aver rintracciato alcuni documenti da cui risulta che furono lanciate 1.020 bombe a iprite da 500 Kg., più 261 bombe al fosgene. Infine il Ministro della Difesa, Domenico Coscione in accordo con il Ministro degli Esteri, rispondendo per iscritto ad una interrogazione parlamentare ha asserito: “Risulta comunque che nella guerra italo-etiopica furono impiegate bombe d’aereo e proiettili di artiglieria caricati a iprite ed arsine e che l’impiego era noto al maresciallo Badoglio, che firmò di proprio pugno alcune relazioni e comunicazioni in merito”. E’ chiaro che Mussolini era d’accordo! Ma anche in Spagna nel 1936 furono compiuti delitti contro l’umanità: l’uso delle pallottole Dum Dum, vietate dalla Conferenza dell’Aja del 1899 e la sperimentazione di bombardamenti aerei a tappeto. Guernica, venne rasa al suolo distruggendo tutto e tutti. Pablo Picasso immortalò l’avvenimento con il suo celebre quadro ove è evidenziata una lampada sempre accesa, a futura memoria, sulle macerie.

11) Vieceslav Michailovic Molotov - Uomo politico russo. Più volte deportato in gioventù dal governo zarista, partecipò alla rivoluzione del novembre 1917 come membro del Comitato Militare. Dagli anni 1939 al 1941 fu Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo dell’URSS. Infine, il 3 maggio 1939, divenne Commissario agli esteri, abbandonò l’indirizzo amichevole verso la Società delle Nazioni e le democrazie occidentali e svolse nel 1939/1940 un’intensa attività politica, che permise di accrescere notevolmente, senza grande fatica, il territorio dell’URSS. Lasciata nel 1941 la Presidenza del Consiglio, conservò per tutta la guerra il dicastero degli esteri alla testa del quale assistette Stalin nei convegni con i tre Grandi. Presiedette la Conferenza Interalleata di Mosca e negoziò importanti trattati fra cui quello di pace del 1947.

12) Josif Vissarionovic Giugascvili (Stalin) - Uomo politico sovietico. Partecipò alla rivoluzione e alla guerra civile in Russia fra il 1917 e 1918; fu Commissario per le nazionalità dal 1919 al 1922, quindi segretario generale del partito comunista. In tale carica seppe raccogliere di fatto la successione di Lenin; la sua posizione nel partito, e conseguentemente di Stato, pur non rivestendo nessuna carica direttiva ufficiale, si rafforzò e divenne assoluta dopo la sua vittoria sulle tendenze di destra e di sinistra e l’allontanamento dal partito di Trotzkij e di altri dirigenti bolscevichi. Stalin cercò di conciliare le teorie comuniste e la natura rivoluzionaria del regime che aveva instaurato, con la necessità di stabilizzare il regime stesso, sia all’interno che di fronte all’estero. Espressioni di questa tendenza furono la Costituzione del 1936, opera di una commissione da lui presieduta, e, in pari tempo, anche l’eliminazione, con processi divenuti famosi, degli ultimi superstiti della “vecchia guardia rivoluzionaria”. Nel 1939, Stalin, impose un nuovo orientamento in politica estera caratterizzato dagli accordi con la Germania obbligati per ritardare al massimo l’aggressione. Accordi che permisero all’URSS di occupare la Polonia orientale, le repubbliche Baltiche, l’istmo careliano, la Bessarabia e la Bucovina settentrionale. Ma era un mutamento suggerito solo dalla situazione contingente europea. L’avvicinarsi della crisi, nel maggio 1941, Stalin assunse la presidenza del Consiglio e, dopo i primi gravi rovesci militari inflitti all’esercito rosso dalle truppe naziste tedesche, anche il Commissariato della Difesa, e più tardi la direzione stessa delle operazioni: nel marzo del 1943 si fece nominare maresciallo. Così, mentre nel corso di due anni e mezzo di vittorie le truppe sovietiche si portarono da Stalingrado a Berlino e all’Elba. Stalin consolidava le posizioni internazionali negli storici incontri dei “tre Grandi”, cui partecipò personalmente: Teheran (1943), Jalta (1944) e Potsdam (1945). Quest’ultimo incontro sugellò la vittoriosa conclusione della guerra e procurò a Stalin il nuovo grado di “generalissimo”. Contribuì efficacemente con scritti e discorsi all’affermazione del marxismo-leninismo. La sua scomparsa ebbe notevoli ripercussioni nella politica interna ed estera dell’URSS e di riflesso nella politica mondiale.

13) Asse Berlino-Roma - Nome con cui fu designato inizialmente il sistema di collaborazione politica stabilitasi con i protocolli di Berlino del 23 ottobre 1936 fra la Germania nazista e l’Italia fascista. Tale accordo venne annunciato da Mussolini nel suo discorso che tenne a Milano il 1° settembre dello stesso anno. L’Italia appena uscita dall’impresa etiopica che l’aveva messa in aperto conflitto con le potenze democratiche europee, contava sull’amicizia tedesca per la sua nuova posizione, mentre Hitler aveva a sua volta bisogno di procurarsi l’acquiescenza dell’Italia alla politica di violazione dei trattati stipulati dopo la 1^ guerra mondiale e di aggressioni che si apprestava ad intraprendere. Qualche mese prima che la Germania si annettesse l’Austria, questo patto si trasformò in Patto d’Acciaio (22 maggio 1939), cioè in una vera e propria alleanza. Il governo fascista ne aveva bisogno tanto che in aprile, aveva creduto ripagarsi dei successi tedeschi in Austria, impadronendosi dell’Albania senza alcuna consultazione e senza alcun intervento politico. Il Patto d’Acciaio divenne Patto Tripartito nel giugno 1940 con l’ingresso del Giappone. Il Patto venne sottoscritto il 27 settembre 1940. Successivamente vi aderirono l’Ungheria, la Romania, la Slovacchia, la Bulgaria e la Jugoslavia la cui adesione venne annullata due giorni dopo da un colpo di stato. Più tardi vi entrerà la Croazia (15/6/1941).

14) Mein Campf – Scritto da Hitler, era la guida per la politica del dittatore. L’orientamento di abbandonare la politica di grande potenza coloniale fu una politica di espansione territoriale tutta europea, era dettata da alcune sue considerazioni.
a) Unire tutte le regioni europee in cui abitassero tedeschi o si parlasse la lingua tedesca, sotto uno stesso “tetto”, significava creare una Grande Germania i cui confini si delimitavano verso est e verso sud. I territori verso est erano noti, quelli a sud interessavano l’Austria e i territori italiani in cui era prevalente la lingua tedesca: Alto Adige, Trentino, Venezia Giulia. Infatti, nonostante l’Alleanza crearono l’Adriatisches Kustenland, con le province italiane di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana e posto sotto il comando dell’Alto Commissario Friederic Rainer, Gauleiter di Salisburgo. Crearono anche l’Alpervorland con le province di Bolzano, Trento e Belluno. La Repubblica di Salò non battè ciglio, acconsentendo la politica di espansione nazista. Poi magari, questi signori (?) lo dimenticano e si fanno fautori moderni della politica nazionale italiana, tacendo l’evidenza dei fatti.
b) La politica coloniale precedente la Grande Guerra, non aveva apportato grandi benefici alla Germania per cui quando con il Trattato di Versailles, gli vennero tolte le colonie africane a vantaggio della Francia e della Gran Bretagna e, per quel poco, dell’Italia, a Hitler interessò poco, non sapendo che sotto il Sudan e la Libia c’era un mare di petrolio da sfruttare; non sapeva che l’Africa Equatoriale era ricca di diamanti e che il Coltan, che Madre Natura ha accumulato solo (almeno pare) nel sotto e sopra suolo del Ruhanda, servisse per far funzionare gli attuali computer e la telefonia mobile, oltre altre apparecchiature elettroniche. Prodotto della natura che oggi alcune grandi potenze occidentali gestiscono a proprio piacimento sfruttando i popoli poveri, finanziando piccoli eserciti tribali o mercenari che gli assicurano lo sfruttamento delle miniere.
c) La grande Germania aveva bisogno di alimenti per la sua popolazione e l’energia per le sue industrie ed il suo sviluppo. Il grano era a portata di mano dalla Bielorussia e dalla Ucraina; il petrolio era nel Caucaso sovietico e nel bacino del Caspio, regioni, tra l’altro, che si aprivano ai giacimenti petroliferi mediorientali.
Da qui l’espansione ad est, verso l’URSS.

15) Trattato di Monaco – Accordo firmato a Monaco il 30 settembre 1938 (dato però 29 settembre) dai rappresentanti di Gran Bretagna (N. Chambelain e E. Halifax), Francia (E.Daladier e G. Bonnet), Italia (B. Mussolini e G. Ciano) e Germania (Hitler e J. von Ribbentrop) in base al quale vennero integralmente accolte le rivendicazioni naziste nei confronti del territorio dei Sudeti abitato in gran parte da popolazioni tedesche. All’accordo si arrivò dopo mesi di crescente tensione in cui parve, ad un certo punto, che le due democrazie occidentali, di fronte al crescere continuo delle richieste di Hitler, indursi ad affrontare la guerra; decisione indubbiamente grave ed amara, ma l’unica moralmente e politica possibile, come gli stessi Chambelain e Daladier dovettero riconoscere di lì ad un anno, allorchè dichiararono guerra alla Germania, per solidarietà con la Polonia, in condizioni assai più difficili. Ma l’illusione di risolvere la pace a spese della Cecoslovacchia, con cui la Francia aveva un patto di alleanza sin dal 1935 e verso cui la Gran Bretagna aveva contratto obblighi morali analoghi, essendosi interessata alla vertenza come mediatrice, accecò il vecchio Premier britannico, uomo del tutto incapace di comprendere il misticismo nazionalistico di Hitler. Così dopo il momentaneo irrigidimento seguito al suo secondo incontro con il dittatore tedesco a Bad Godesberg, egli capitolava senza condizioni, trascinando la Francia, umiliando l’URSS (che non fu neppure consultata sebbene fosse anch’essa alleata, al pari della Francia, dello Stato minacciato) e, soprattutto ponendo le premesse per lo sfacelo della Cecoslovacchia che si sarebbe compiuto nel giro di sei mesi. A giusto titolo, pertanto, il Patto di Monaco è assurto a simbolo di miope viltà, di politica di appeasement (placare) priva di qualsiasi giustificazione sia di moralità internazionale e di “sacro egoismo”.
16) Edoardo Federico Lindley Wood, Visconte di Halifax - Deputato alla Camera dei Lords come barone Irwin of Kirby Underdale; vicerè dell’India dal 1926 al 1931; presidente del Consiglio e dal febbraio 1938 Ministro degli Affari Esteri di Sua Maestà Britannica. In contrasto con il suo predecessore Eden, portò all’accordo con l’Italia firmato da Ciano e Perth. Si incontrò con Mussolini nel 1939, poi insistette per la dichiarazione di guerra alla Germania. Rimase al ministero fino al 1940.

17) Costantino von Neurath (barone) – Diplomatico tedesco fu ambasciatore a Roma dal 1922 al 1930, e a Londra dal 1930-32; ministro degli Affari Esteri dal 1932 al 1937. Presidente del Consiglio privato per la politica estera e dal 1939 protettore del Reich in Boemia e Moravia, ufficio lasciato provvisorio nel 1941, definitivamente nel 1943. Nel 1946 fu condannato quale criminale di guerra dal Tribunale interalleato di Norimberga a 15 anni di reclusione. Fu liberato nel novembre 1954.

18) Arthur Neville Chamberlain – Uomo politico inglese. Più volte ministro e cancelliere dello Scacchiere nel maggio 1937; quindi primo ministro. Uomo di destra era convinto di eludere la guerra trattando con Hitler e Mussolini. Sacrificò la carriera di Eden, promuovendo accordi con Hitler (Monaco) e con Mussolini (protocollo Ciano-Perth), incontrandosi più volte con i due dittatori. Dopo l’occupazione tedesca della Boemia e Moravia (marzo 1939), sotto la pressione dell’opinione pubblica e della frazione più attiva capitanata da Churchill, assume un atteggiamento più duro nei confronti dei tedeschi. Ma dopo l’occupazione della Norvegia da parte tedesca, dovette ritirarsi per lasciare il posto al più energico Churchill. Morì a Londra nel novembre 1940.

19) Sulla campagna di Grecia ci sarebbe molto da scrivere, ma limito il tutto ad alcune perle molto significative. Un pezzo da antologia, ce la scrive Giancarlo Fusco sul suo libro: “Le Rose del ventennio”. Mussolini, preoccupato per come vanno le cose nella guerra con la Grecia, specie dopo la controffensiva greca che rigettò le nostre truppe entro l’Albania da cui erano partite, si reca da quelle parti. E lui, caporale dell’esercito, ma autopromosso Primo Maresciallo dell’Impero (come Vittorio Emanuele III°) con tanto di gradi, due greche sovrapposte, raggiunge il fronte nella zona di Argirocastro. Stesa una carta topografica su un tavolo da campagna, si pose a consultarla attorniato da alcuni generali. Improvvisamente indicò: “Seguite questa strada e vinceremo!”. “Ma Duce – intervenne un generale – non potremo percorrerla, perché c’è un metro e mezzo d’acqua!”. Infatti non era una strada, ma il fiume Vojussa. Il “Grande stratega” non sapeva leggere la carta topografica. Figura meschina!
Fausto Vighi – “L’ultimo conflitto” vol. I Rivista trimestrale n. 4 del 15/12/1960 – “Perché i ragazzi sappiano”
“Il 9 marzo 1941, sette divisioni vennero lanciate all’assalto delle linee greche nella Valle del Vojussa, sotto gli occhi del “Duce” accorso da Roma per assistere allo sfondamento del fronte nemico. Ma gli alpini ed i fanti si sacrificarono inutilmente: i greci resistettero ad ogni assalto, poi contrattaccarono rabbiosamente. “Dopo quattro giorni di assalti sanguinosi e migliaia di morti, decine di migliaia di feriti, si dovette constatare che la presenza del Duce, primo maresciallo dell’Impero, non era sufficiente a piegare la resistenza dei greci”. Per spezzare le “reni alla Grecia”, come voleva Mussolini, bisognò attendere l’intervento tedesco dalla Bulgaria. Quando gli alpini della Divisione “Julia” rimpatriarono dalla Grecia, cantavano una nenia tristissima, che subito i Comandi e le autorità fasciste proibirono. Così diceva la nenia sul “Ponte dei Perati”, località dell’alta valle del fiume Vojussa:


“Sul ponte di Perati
bandiera nera
è il lutto della “Julia”
che va alla guerra.
La miglior gioventù
Va sottoterra.
Sui monti della Grecia
c’è la Vojussa,
che il sangue degli alpini
ha fatto rossa.”

20) La questione degli Stretti - Nel linguaggio diplomatico europeo,vuol dire le vie d’acqua Dardanelli – Mar di Marmara – Bosforo, che mettono in comunicazione il Mare Egeo con il Mar Nero; via d’acqua le cui rive appartengono alla Turchia. Quando la Russia si affacciò sul Mar Nero, questo cessò di considerarsi un lago turco. E già con il Trattato di Küciük – Kainargi del 21/7/1774 la Russia ottenne la libertà di passaggio per le navi. Il 6 gennaio del 1809 l’Inghilterra impose il trattato dei Dardanelli e sanciva la chiusura degli Stretti a tutte le navi da guerra. La Russia ottenne un’altra volta soddisfazione ad Unkiar-Skalessi, l’8 luglio 1833, ma la Convenzione di Londra sugli Stretti del 13 luglio 1841 fra le cinque grandi potenze e la Turchia conferma la chiusura. La Convenzione subirà alcuni lievi modificazioni il 30 marzo 1856 con la nuova Convenzione di Parigi e altre nel 1871. Il principio opposto venne stabilito dopo la 1^ Guerra Mondiale con la Convenzione degli Stretti di Losanna del 24 luglio 1923, con la quale si smilitarizzava le due rive dei Dardanelli e del Bosforo ed istituiva una commissione internazionale degli Stretti per sovrintendere a tutte le varie possibilità di transito. Infine un nuovo regime venne stabilito a richiesta della Turchia con la Convenzione di Montreux (Svizzera), attualmente in vigore, del 20 luglio 1936. La Convenzione sottoscritta dalla Turchia, dall’Impero Britannico, dalla Francia, dall’URSS, dal Giappone, dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Grecia e dalla Jugoslavia e il 18 maggio 1938 anche dall’Italia, con le riserve scritte dalla Bulgaria e dal Giappone. Con essa fu permessa la fortificazione degli Stretti, restando però gli Stretti sempre aperti, salvo nei casi esplicitamente contemplati. La Commissione Internazionale venne soppressa.

21) Haakon VII, Re di Norvegia - Nato nel 1872, figlio di Federico VIII, re di Danimarca, fu elettore di Norvegia nel 1905, all’atto del distacco di tale paese dalla Svezia. Dopo un lunghissimo e pacifico regno, fu costretto dall’aggressione tedesca (9/4/1940) cui egli ed il suo governo non vollero piegarsi, a lasciare prima la capitale e poi (7 giugno) il paese e a stabilirsi a Londra. Rientrò in patria il 7/6/1945, nel quinto annuale della partenza, fra l’entusiasmo generale del suo popolo. Con l’occupazione tedesca si creò in Norvegia un movimento di resistenza passiva assai notevole. Più tardi il movimento partigiano fu sempre più importante, specie per organizzare l’esodo dei cittadini compromessi attraverso il confine svedese o per via mare. La notevole attività partigiana, provocò ferocissime rappresaglie tedesche, specie nella zona di Bergen e nell’estremo nord, nella provincia del Fiunmark, provincia che ebbe tantissime distruzioni da parte dei tedeschi, i quali fecero “terra bruciata” ritirandosi dopo l’attacco dei sovietici provenienti dalla Finlandia, i quali furono accolti come liberatori. Le truppe tedesche rimaste in Norvegia, circa 350.000 uomini si arresero agli alleati e successivamente rimpatriati. Il capo del governo Quisling, venne arrestato e processato e condannato a morte il 24 ottobre 1945. Questo personaggio nazional socialista, fu il primo collaboratore dei tedeschi, tanto che tutti quelli che si prestarono al collaborazionismo in tutti i paesi europei invasi dai nazisti, furono soprannominati “governi Quisling”. Fu lui ad organizzare la 1^ Divisione SS straniera, la seconda fu francese, la “Carlo Magno” composta da nazi-fascisti locali.
Al S.O.E. (la resistenza norvegese) l’umanità deve molto, perché impedì ad Hitler di disporre della bomba atomica. Nella regione del Telemark, la Società Nordsk Hydro, sotto la cascata del fiume Bosma in località Landvath Hut produceva acqua pesante. L’impianto cadde in mano dei tedeschi, i quali lo sfruttarono per i loro esperimenti. Il S.O.E. riuscì a sabotare l’impianto, ma fu l’aviazione inglese a distruggerlo con un formidabile bombardamento aereo effettuato il 16/11/1943 da grande altezza con i B-17.
I tedeschi decisero di trasportare in Germania l’acqua pesante prodotta e la caricarono su tre vagoni cisterna trainati da una locomotiva ed avviati verso il lago Miösa per essere imbarcati sul traghetto “Hydro”.
Tre partigiani norvegesi riuscirono a collocare dell’esplosivo nella nave e farlo esplodere nel momento in cui il traghetto si trovava al centro del lago ove vi era una profondità di 400 metri. Tutto il carico si inabissò ed Hitler non ebbe più l’acqua pesante per scindere l’atomo. Così sfumò il suo sogno: “Dio mi perdoni gli ultimi minuti di guerra” – aveva dichiarato convinto di utilizzare la bomba atomica prima degli americani.

22) Karl Doenitz – Ammiraglio tedesco. Entrato nella Marina nel 1910, dopo essere stato comandante di un sommergibile durante la 1^ guerra mondiale e comandante di incrociatore; nel 1935 fu proposto alla ricostruita flotta subacquea del Reich. Primo e maggiore responsabile dell’organizzazione dell’offensiva dei sommergibili contro la flotta mercantile alleata durante la Seconda guerra mondiale. Per le benemerenze acquisite fu nominato, il 30 gennaio 1943, grande ammiraglio e comandante supremo della flotta in sostituzione di K. Raeder. Le speranze di ripresa dell’offensiva sottomarina, cui quella nomina sembrava preludere, andarono completamente deluse nei mesi successivi, grazie ai nuovi sistemi di lotta antisommergibile adottati dagli Alleati. Nazista convinto, Doenitz conservò tuttavia la fiducia di Hitler che, nell’imminenza della catastrofe, lo designò come suo successore. Così Doenitz il 1° maggio 1945, a Flensburg assunse i poteri di Capo dello Stato e del governo del Reich, ma il 7 maggio era già costretto a capitolare. Venne processato a Norimberga come criminale di guerra e condannato a dieci anni di reclusione.















B I B L I O G R A F I A


Filippo Stefani – Storia della dottrina e degli ordinamenti dell’esercito italiano – Dalla guerra di liberazione all’arma atomica tattica.
Vol. III – Tomo I – Roma 1987 Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico

Leonid Eremeiev – L’URSS nella seconda guerra mondiale
Editrice Agenzia di stampa Novosti Mosca, 1981

I falsificatori della storia (informazione storica)
Edizioni in lingue estere Mosca1948

Albert Norton – Così si fanno le guerre
Edizioni di cultura sociale – Berlino 1952 – Traduzione di Giovanni De Caria dal titolo originale: “So Werden Kriege gemaeth!”

Cristoforo Moscioni Negri – dattiloscritto

Paolo Orlandini – Da ricerche precedenti negli anni 2000/2006

Gabriele Ranzato – Il passato di bronzo. L’eredità della guerra di Spagna
Editore Laterza – 2006.

L’URSS nella Seconda Guerra Mondiale
Edizione C.E.I. (Compagnia Edizioni Internazionali – Milano)
Anno 1966 – Composto di 5 volumi sottotitolati:
1) 1941 – Blitzkrieg a Est
2) 1942 – Dalla ritirata a Stalingrado
3) 1943 – L’Armata Rossa al contrattacco
4) 1944 – I Sovietici all’offensiva dal Circolo Polare al Danubio
5) 1945 – Dalla Vistola a Berlino

“Libro bianco” del Ministero degli Affari Esteri della Svezia
Edito a Stoccolma nel 1947.

Articoli su giornali e riviste.

Appunti di lettura su libri di storia della 2^ Guerra Mondiale

Dizionario Enciclopedico Moderno
Edizione Labor, per le note.

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