1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO

1866 QUATTRO BATTAGLIE PER IL VENETO
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1866 Il Combattimento di Londrone

ORDINE MILITARE D'ITALIA

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CAVALIERE DI GRAN CROCE

Collana Storia in Laboratorio

Il piano editoriale per il 1917 è pubblicato con post in data 12 novembre 2016

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.La collana Storia in Laboratorio 31 dicembre 2014

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La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011

La Collana Storia in Laboratorio al 31 dicembre 2011
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domenica 17 gennaio 2010

Capitolo 10
Paolino Orlandini "........................... e si scatenò la Seconda Guerra Mondiale"

LE REAZIONI ALL’AGGRESSIONE E IL SECONDO FRONTE

Le reazioni furono diverse. Il primo ministro inglese Wiston Churchill dichiarò: “il pericolo che grava sulla Russia costituisce un pericolo anche per noi e per gli Stati Uniti d’America, allo stesso modo che la causa di ogni russo che lotta per la propria terra e per il proprio focolare è la causa degli uomini liberi e dei popoli liberi in qualsiasi parte del globo terrestre”.
Analoga posizione la prese F.D. Roosevelt, Presidente degli Stati Uniti d’America.
Il 24 giugno Harry Truman (diventerà presidente degli USA dopo la morte di Roosevelt) sul “New York Times” scriveva: “Se noi vedremo la Germania prendere il sopravvento, allora dovremo aiutare la Russia, e se vedremo vincere la Russia, allora dovremo aiutare la Germania e che in tal modo s’ammazzino il più possibile”.
In Gran Bretagna sir Moore-Brabazon, ministro dell’industria aeronautica, dichiarò che per ciò che riguardava la Gran Bretagna, l’esito migliore della lotta sul fronte orientale sarebbe stato l’esaurimento reciproco della Germania e dell’URSS, e in seguito di ciò l’Inghilterra avrebbe potuto occupare una posizione dominante.
Furono, invece, i popoli a partire da quello francese, che parteggiarono per l’URSS esprimendo solidarietà.

Le divergenze tra gli alleati ci furono sempre anche durante la guerra. C’era chi si fidava della lealtà dell’Unione Sovietica chi, al contrario, divergevano, come quelli concernente l’apertura del secondo fronte, gli obblighi degli alleati, e il loro dovere morale reciproco.
Ci furono addirittura coloro che trattarono con Hitler fin dal 1941, proseguito nel 1942 e 1943 in trattative segrete svoltesi in Portogallo ed in Svizzera all’insaputa dell’URSS. Ciò risultò dai tanti documenti trovati a Berlino presso la sede del Ministero degli Affari Esteri.
Da questi documenti risulta che dall’autunno del 1941 e pure nel 1942 e 1943 a Lisbona e in Svizzera ci furono trattative fra i rappresentanti dell’Inghilterra e della Germania, e più tardi fra i rappresentanti degli USA e della Germania in merito alla conclusione della pace con la Germania.
In uno di questi documenti, allegato al rapporto del vice ministro degli affari esteri tedesco Weizsäcker, si riassume il corso della trattativa, svoltasi a Lisbona il 13 settembre 1941 tra il figlio di Lord Beaverbrook, Aitken, ufficiale dell’esercito inglese e più tardi membro del Parlamento inglese che rappresentava l’Inghilterra e l’ungherese Gustavo von Kover, che agiva per incarico del ministero tedesco degli affari esteri. Ciò si desume della lettera del console generale tedesco a Ginevra Krauel, inviata a Weizsäcker.
In queste trattative Aitken pose apertamente il problema che “non fosse stato possibile utilizzare il prossimo inverno e la primavera per esaminare dietro le quinte le possibilità di pace?”
Altri documenti si riferiscono alle trattative svoltesi tra i rappresentanti dei governi USA e tedesco, svoltisi nel febbraio 1943 in Svizzera. Trattative condotte da Allen Dulles (fratello di John Foster Dulles) nome di copertura “Bull” e il principe tedesco M. Hohenloh che agiva sotto lo pseudonimo di “Pauls”. In quella occasione furono discussi i problemi concernenti l’Austria, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Romania, l’Ungheria e il problema sulla conclusione della pace con la Germania.
Risulta dal colloquio che Allen Dulles (Bull) dichiarò che: “Non sarà mai più permesso che dei popoli come quello tedesco siano costretti a compiere esperimenti disperati e dar prova di eroismo, a causa dell’ingiustizia e della miseria. Lo Stato Tedesco deve continuare ad esistere come fattore di ordine e di ricostruzione. Non è neppure il caso di parlare del suo smembramento o di separarne l’Austria”.
A proposito della Polonia, diceva che: “allargando alla Polonia verso Oriente e conservando la Romania e una forte Ungheria, occorre appoggiare la creazione di un cordone sanitario contro il bolscevismo e il pan-slavismo”.
Più avanti nel verbale, il colloquio rivela che “il signor Bull è più o meno d’accordo con l’organizzazione statale e industriale dell’Europa sulla base di vasti territori, ritenendo che una grande Germania federativa (sul modello degli Stati Uniti) con una confederazione danubiana, ad essa aderente, sarà la migliore garanzia per l’ordine e la ricostituzione dell’Europa centrale o orientale”.
Dulles (Bull) dichiarò anche di riconoscere pienamente le pretese dell’industria tedesca ad una funzione dirigente in Europa. Da tutto ciò si evince che veniva fatto un tentativo di mettersi sulla via di trattative con Hitler, per una pace separata, e tutto all’oscuro dell’URSS violando le più elementari esigenze del dovere e degli impegni alleati.
E se questi fatti emersi a fine guerra, furono comunque nascosti all’opinione pubblica promuovendo invece una campagna di calunnie per incolpare gli alleati sovietici di intrighi e cose del genere fatti invece da loro stessi. La verità storica venne respinta, e ancora oggi lo è, come la peste. Ma i documenti ci sono, basta consultarli.
Ad onore del vero occorre anche informare i lettori, che nel 1940, poco tempo prima dell’aggressione della Germania all’URSS, V.M. Molotov aveva avviato a Berlino delle trattative. Cosa avvenne in realtà a Berlino? In realtà non furono altro che una visita di risposta alle due fatte da Ribbentrop a Mosca e nelle quali Hitler cercò di farne una base di accordo per i futuri rapporti sovietico-tedeschi.
Da parte sovietica questi incontri furono utilizzati allo scopo di sondaggio, cioè cercare di capire le posizioni tedesche senza concludere alcun accordo con i tedeschi.
In questi colloqui Hitler riteneva che l’URSS dovesse procurarsi uno sbocco nel Golfo Persino, occupando l’Iran occidentale e i giacimenti petroliferi dell’Iran in mano agli inglesi. Egli disse anche che la Germania avrebbe potuto aiutare l’Unione Sovietica a regolare le sue pretese sulla Turchia fino a modificare il Trattato di Montreux sugli Stretti (20). Ciò mise in allarme Molotov, perché la Germania è stata sempre legata alla Turchia fin da prima della Grande guerra e capì che questa era legata anche alla questione balcanica a cui erano interessati sia la Germania, sia l’Italia.
Da questi colloqui il Governo Sovietico tirò delle conclusioni. Ma l’URSS non aveva allora alleati, era isolata per cui non potè portarle a conoscenza di nessuno.
Quali erano queste conclusioni? E’ presto detto: la Germania non teneva ai legami con l’IRAN; la Germania non era legata e non aveva l’intenzione di legarsi alla Gran Bretagna – quindi l’URSS poteva avere nell’Inghilterra un alleato sicuro contro la Germania hitleriana; gli stati balcanici erano già stati comprati e trasformati in satelliti della Germania (Bulgaria, Romania, Ungheria), oppure erano oppressi come la Cecoslovacchia; la Jugoslavia era l’unico paese balcanico sul quale si poteva contare come un futuro alleato antitedesco; la Turchia era già legata da stretti vincoli con la Germania hitleriana. Questo sondaggio, non poteva essere concluso con alcun accordo.
Il fatto è che un alleato forte è pericoloso, che il rafforzamento dell’alleato non è mai interessante, perché è meglio avere un alleato debole e se questo continua a rafforzarsi, bisogna prevedere le misure per indebolirlo. Questa fu la morale, ingenua, degli anglo-americani.

Ed è giunto il momento di parlare del secondo fronte. Ormai tutti sanno che nel comunicato sovietico-americano del giugno 1942, gli anglo-americani si erano assunti l’impegno di aprire il secondo fronte in Europa entro l’anno. Fu una promessa solenne che avrebbe alleviato la situazione delle truppe dell’Unione Sovietica che fin dal primo momento della guerra aveva sopportato tutto il peso dell’urto nazi-fascista.
Ma com’è noto il secondo fronte non si aprì nel 1942 e neanche nel 1943, ma addirittura nel giugno 1944. Fu nella conferenza di Quebec (14 ÷ 24 agosto 1943) che il presidente Roosevelt ed il premier britannico Churchill dettero via libera allo “Overlord” (sbarco in codice in Normandia n.d.a.) fissandone la data al 1° maggio 1944. A causa del cattivo tempo le operazioni si fermarono e venne fissato un altro giorno: il 5 giugno. Il giorno “D”, il gen. Eisenhower fu costretto a rinviarlo di sette ore richiamando agli ancoraggi, per le cattive condizioni metereologiche, i convogli già in movimento, poi di 24 ore, ancorchè il tempo fosse anche questa volta tutt’altro che ideale, ma un ulteriore ritardo avrebbe obbligato a rimandare il tutto al 19 giugno o addirittura ai primi giorni di luglio. Il fatto non sarebbe stato più una sorpresa, per cui occorreva decidere subito ed Eisenhower decise: il D-Day finalmente iniziava alle ore 6,30 del 6 giugno 1944 con grandi ritardi sulle promesse. Non sappiamo se la politica del rinvio del secondo fronte fu casuale o cos’altro. Ma questi furono i fatti.

Vediamo, invece, di converso cosa accadde nel dicembre 1944, quando le truppe hitleriane intrapresero sul fronte occidentale, nella zona delle Ardenne, una offensiva che sfondava il fronte, ponendo le truppe anglo-americane in una situazione difficile.
Secondo le affermazioni degli alleati, i tedeschi con il loro attacco contro Liegi miravano a sbaragliare la 1^ Armata USA, raggiungere Anversa, tagliare fuori la 9^ Armata USA, la 2^ Armata britannica e la 1^ Armata canadese e infliggere agli Alleati stessi una seconda Dunkerque per far uscire l’Inghilterra dalla guerra.
In questa situazione, il 6 gennaio 1945, Churchill si rivolse a Stalin con il seguente messaggio: “In occidente si svolgono combattimenti molto gravi e in qualsiasi momento potranno essere imposte al Comando Supremo delle importanti decisioni. Voi stesso sapete, per vostra propria esperienza, quanto sia allarmante la situazione quando si tratta di difendere un fronte molto vasto, dopo aver perduto temporaneamente l’iniziativa. Per il gen. Eisenhower sarebbe molto desiderabile e necessario, conoscere in linea di massima che cosa pensate di fare, dato che ciò naturalmente si ripercuoterà su tutte le sue e nostre decisioni più importanti. Secondo notizie ricevute, il nostro emissario, primo maresciallo Tedder, ieri sera si trovava al Cairo, a causa del maltempo. Il suo viaggio si è prolungato molto non per causa vostra. Se egli non sarà ancora giunto da Voi, Vi sarò riconoscente qualora voleste comunicarmi se possiamo contare su una grande offensiva russa sul fronte della Vistola o in qualsiasi altro punto, nel corso del mese di gennaio e così pure altri dati che riterrete forse opportuno di farmi conoscere. Io non comunicherò a nessuno queste informazioni strettamente segrete ad eccezione del feldmaresciallo Brooke e del gen. Eisenhower e soltanto alla condizione che siano tenute nel più rigoroso segreto. Considero la cosa urgente.”

Il 7 gennaio 1945 Stalin inviò a Churchill la seguente risposta: “Ho ricevuto la sera del 7 gennaio il vostro messaggio del 6 gennaio 1945. Purtroppo il primo maresciallo di aviazione signor Tedder non è ancora giunto a Mosca. E’ molto importante valerci della nostra superiorità sui tedeschi in artiglieria ed aviazione. A questo scopo occorre il bel tempo per l’aviazione e l’assenza di bassa nebulosità che impedisca l’artiglieria di fare un fuoco preciso. Noi ci prepariamo all’offensiva, ma il tempo ora non è favorevole. Tuttavia, tenendo conto della situazione dei nostri alleati sul fronte occidentale, il Gran Quartiere Generale del Comando Supremo ha deciso di ultimare i preparativi a ritmi accelerati e, senza tener conto delle condizioni atmosferiche, iniziare grandi operazioni offensive contro i tedeschi su tutto il fronte centrale non più tardi della seconda metà di gennaio. Potete essere sicuri che noi faremo tutto il possibile per aiutare le truppe dei nostri gloriosi alleati”.

In risposta al telegramma di Stalin, Churchill scriveva il 9 gennaio: “Vi sono molto riconoscente per il vostro commovente messaggio. L’ho inviato al generale Eisenhower, soltanto per sua conoscenza personale. Che la Vostra nobile impresa sia accompagnata da pieno successo!”
Il Comando Supremo Sovietico fissò nel 20 gennaio la data dell’offensiva, ma di fronte alle necessità degli alleati, riuscì a porre in azione 150 divisioni, otto giorni prima. Il 12 gennaio grandi forze aeree e di artiglieria ruppero il fronte.
In questo giorno, dal 1° Fronte Ucraino – zona ad ovest di Sandomierz – venne assestato un duro colpo al nemico. Il 14 successivo passarono all’offensiva le truppe del 2° Fronte Bielorusso sulla riva occidentale del fiume Narev e le truppe del 1° Fronte Bielorusso sulla riva sinistra del fiume Vistola, a sud di Varsavia. Il 15 gennaio le truppe del 3° Fronte Bielorusso iniziarono l’offensiva in Prussia, mentre le truppe del 4° Fronte Ucraino attaccarono nei Carpazi. In tal modo l’Esercito Rosso passò ad una decisa offensiva dal Mar Baltico ai Carpazi, lungo un fronte di 1200 Km.
Sul fronte occidentale la 5^ e 6^ armata carrate tedesche che erano destinate a promuovere un’altra operazione, cessarono la loro offensiva e nel corso di 5-6 giorni furono ritirate dal fronte e inviate contro i sovietici che avanzavano da oriente. L’offensiva tedesca sul fronte occidentale si esauriva.

Il 17 gennaio 1945 Churchill scriveva a Stalin: “Vi sono molto riconoscente per il vostro messaggio e molto lieto che il maresciallo d’aviazione Tedder vi abbia fatto una così buona impressione. A nome del governo di Sua Maestà e con tutto l’animo voglio esprimere la nostra riconoscenza e le nostre felicitazioni per la gigantesca offensiva che avete iniziato sul fronte orientale. Voi conoscete ora senza dubbio i piani del generale Eisenhower e in quale misura la loro realizzazione è stata frenata e sconcertata dall’offensiva di Rundstedt (il comandante tedesco del fronte occidentale n.d.a.). Io sono convinto che su tutto il nostro fronte i combattimenti si svolgeranno ininterrottamente. Il 21° Gruppo d’Armate britannico, al comando del feldmaresciallo Montgomery ha cominciato oggi l’offensiva nella zona a sud di Roermund.
Il Presidente degli Stati Uniti, Franklin Rooselvet scriveva a Stalin: “Le gesta eroiche compiute in precedenza dai vostri eroici soldati e l’efficienza che hanno già dimostrato in questa avanzata, forniscono ogni motivo di operare prossimamente nel successo delle nostre truppe su entrambi i fronti”.
Nell’ordine del giorno di J.V. Stalin alle truppe del febbraio 1945, a proposito di questa offensiva delle truppe sovietiche, si diceva: “Nel gennaio di quest’anno l’Esercito Rosso ha vibrato al nemico un colpo di straordinaria potenza su tutto il fronte, dal Baltico ai Carpazi. Esso ha frantumato su un’estensione di 1200 Km. la potente difesa che i tedeschi avevano creato durante vari anni. Nel corso dell’offensiva dell’Esercito Rosso, con rapidi ed abili operazioni ha ricacciato il nemico lontano, verso occidente. I successi della nostra offensiva invernale hanno innanzitutto fatto fallire l’offensiva invernale dei tedeschi in occidente, che si poneva lo scopo di occupare il Belgio e l’Alsazia, ed hanno permesso alle armate dei nostri alleati di passare a loro volta all’offensiva contro i tedeschi e di abbinare le loro operazioni offensive in occidente con le operazioni offensive dell’Esercito Rosso in oriente.”
La maggiore stampa anglo-americana scriveva a quei tempi, articoli ardenti e speranzosi nella vittoria finale.
The Manchester Guardian il 18 gennaio 1945, scrisse: “La grande offensiva dei russi iniziata il 12 gennaio, ha già modificato l’intera situazione militare. E’ sconfinatamente grande la portata delle battaglie in atto, sono enormi il numero di divisioni e la lunghezza del fronte. Questa offensiva è senz’altro la più grande operazione nella storia dell’arte militare …. A Berlino non si nutrono più vane illusioni. La stampa ed i commentatori militari dicono all’unisono che è giunta l’ora dell’ultima prova”.
Il settimanale inglese Spectator il 19 gennaio scrisse: “L’impeto dell’offensiva sovietica è molto grande ed è difficile persino immaginare che i piani del comando supremo sovietico non si siano ancora manifestati in pieno… Dichiarare che l’offensiva abbia cambiato la situazione militare vuol dire cadere in una sottovalutazione. O mai si schiudono possibilità che non si potevano quasi sognare.”
Il The Times inglese, il 5 febbraio scrisse: “Nel corso di battaglie di gigantesca portata durate tre settimane, le truppe dell’Armata Rossa hanno percorso la strada che va dalla Vistola sino a regioni che minacciano direttamente Berlino”.
Il 17 febbraio 1945 il Courier Journale di Louisville, Kentucky – USA, scrisse che persino gli osservatori più ottimisti non avevano previsto colpi così demolitori, un impeto tale da far trattenere il fiato che distinguono l’offensiva dell’Esercito Sovietico. “Il primo mese dell’offensiva invernale russa – scriveva il giornale – è una tappa importantissima della storia militare, è il mese della più grande battaglia nella storia che avvicina la disfatta della Germania hitleriana”.

Persino i generali tedeschi ebbero a dichiarare ammirazione per l’Armata Rossa. Il generale Heinz Guderian scrisse: “Mentre sul fronte in Normandia le unità avanzate degli alleati occidentali in fase di dispiegamento si preparavano ad effettuare un’offensiva contro il nostro fronte … sul fronte orientale si svolgevano avvenimenti che avvicinavano immediatamente una catastrofe mostruosa… “.
“La catastrofe sui fronti – continuava il gen. Guderian – si avvicinava con la rapidità di una valanga…. L’avanzata dei russi raggiunse ritmi mai visti… Cominciò il trasferimento della VI^ Armata corazzata verso il fronte orientale … Speer (Albert Speer ministro degli armamenti tedesco, n.d.a.) stese un nuovo rapporto che cominciava con la secca frase: “La guerra è perdente”. Prima di consegnarlo a Hitler me lo fece leggere. Purtroppo dovetti dichiararmi d’accordo con il suo contenuto…”
Il generale hitleriano Siegfried Westphal scrisse dopo la fine della guerra: “Il 12 gennaio 1945 ebbe inizio la possente offensiva sovietica. In seguito al suo impetuoso sviluppo era del tutto chiaro che presto sarebbe stato necessario prestare aiuto al fronte orientale.
“Il Comando Supremo ad ovest, riconoscendo la priorità del fronte orientale, già al terzo giorno diramò le relative disposizioni per il trasferimento della VI^ Armata corazzata delle SS nelle zone del caricamento nei convogli ferroviari”.
Un altro generale, Hasso von Manteuffel, dopo aver descritto in un suo libro, la grande segretezza nella quale si era preparata l’offensiva tedesca nelle Ardenne e le sue prime fasi, scrive: “Il 13 gennaio 1945 ebbe inizio la grande offensiva russa e il Comando Supremo fu costretto a trasferire le truppe del fronte occidentale a quello orientale; ciò riguardò anche il raggruppamento che combatteva nelle Ardenne. La VI^ Armata corazzata delle SS venne al completo ritirata dai combattimenti e spedita a est…. Già da tempo aspettavamo allarmati il trasferimento verso est della VI^ armata corazzata delle SS con delle particolari unità subordinate ad armata, con due stati maggiori di corpi e le divisioni corazzate, la brigata “Führerbegliet” e una brigata di granatieri, nonché tutta la loro artiglieria ed i mezzi di traghettamento…
“L’impetuosa avanzata dell’Armata Rossa ridusse a zero le conseguenze della tregua ottenuta grazie all’offensiva nelle Ardenne e rese inevitabile la rapida fine della guerra”.

Il 28 febbraio il feldmaresciallo Jan Christiaan Smuts capo delle forze sudafricane e membro dello Stato Maggiore imperiale britannico, inviò a Josef Stalin un telegramma: “Non starò ad esaltare le conquiste dell’Armata Rossa: sono state scritte a lettere di fuoco, indelebili sulle pagine della storia. Non posso che trasmettere al Maresciallo dell’Armata Rossa il nostro profondo senso di meraviglia e di gratitudine per quanto hanno fatto. E’ magnifico il loro ruolo nella liberazione del mondo dalla minaccia nazista, e con la loro stretta cooperazione con le altre Nazioni Unite in futuro potranno prestare un servizio ancora maggiore alla causa della pace in tutto il mondo e al progresso pacifico”.

Nonostante queste autorevoli testimonianze, e sono solo una piccola parte, certi autori occidentali di memorie, hanno sempre oscurato l’offensiva determinante dell’Esercito Rosso del 12 gennaio 1945, alimentando invece una sorprendente vittoria tutta anglo-americata nelle Ardenne, quando in realtà le forze alleate erano minacciate di subire una seconda Dunkerque da parte di notevoli forze tedesche, le quali cessarono ogni pressione sul fronte allorchè furono costrette improvvisamente a trasferirsi sul fronte orientale. E’ stato davvero un miserabile tentativo di oscuramento della verità storica, fermo restando il valore delle forze anglo-americane che resistettero a quella inaspettata offensiva guidata dal gen. Von Rundstedt.
Questi furono i fatti, ma gli storici e i giornalisti che scrivono di storia, queste cose non le dicono tirando in causa accuse cervellotiche e intrighi perpetrati dai sovietici. Nemmeno cineasti, soprattutto americani, che hanno prodotto tanti film su Bastogne, hanno mai fatto cenno a questi fatti. Hanno solo sempre parlato del cattivo tempo che impediva la controffensiva delle truppe alleate.
Ho voluto narrare questi due ultimi fatti per far poi decidere al lettore come giudicare le parti in causa.
Ma la ricerca non finisce qui. Vado avanti fino alla vittoria sul nazismo per far parlare gli altri, ciò che scrissero e poi dimenticato appena cessato il fuoco in Europa.

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